"...a determinare il valore che un libro può avere per me, non ha alcun rilievo che sia famoso o di moda. I libri non ci sono perché per un certo tempo tutti li leggano e li dimentichino come una notizia di sport o di cronaca nera: i libri vogliono essere goduti e amati con calma e serenità..."

Hermann Hesse

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Appello ai naviganti!
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Questo angolo di bosco del web, è aperto alla collaborazione Seria e Costante con disegnatori, registi e quanti vogliono usare le mie storie come soggetti per la loro creatività. L'unione fa la forza, al momento non prometto denari - non ci sono neanche per il sottoscritto - ma tanta gloria!

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venerdì 24 giugno 2011

Estate gialla... e in bianco e nero

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L'estate televisiva ci ha abituato (male) a una serie di repliche infinite che vanno dai film - la serie completa de Lo squalo su tutti, se non la danno che estate sarebbe!? - alle fiction, puntate pilota di programmi assurdi e serie troppo innovative (in tutti i sensi) per essere trasmesse nella "stagione alta"... con l'avvento della televisione digitale forse qualcosa è cambiato.


E la sorpresa viene proprio da uno di questi canali della nuova offerta, ma non solo, la novità viene dal passato. Detto così pare assurdo, ma quanti di Voi, me compreso, non erano nati o erano troppo giovani per vedere la miniserie "Nero Wolfe" prodotta dalla RAI e trasmessa fra il 1969 e il 1971?





Io da appassionato di anticaglia ero a conoscenza della sua esistenza, pur non avendo mai visto nemmeno un episodio perché non ricordo a memoria passaggi televisivi recenti, e tanto meno l'averla acquistata nei costosi cofanetti dvd, gratis è sempre meglio!

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Ad ovviare a tutto ciò e soddisfare la mia curiosità ci ha pensato Rai 5 che ogni domenica dalle 15.00 alle 16.00 circa trasmette le inchieste del corpulento detective nato dalla penna di Rex Stout: Nero Wolfe vive a New York, è un vero buongustaio e ha una passione per le orchidee che coltiva in una grande serra, è interpretato dal grande Tino Buazzelli (memorabile la sua espressione imbronciata) e affiancato da Paolo Ferrari nei panni dell'assistente Archie Goodwin, aitante e donnaiolo nonché vero "braccio" del duo in quanto Wolfe non ama uscire di casa e lascia al socio le incombenze di fatica e le indagini sul campo, eseguire e riferire insomma, mentre lui riflette e disquisisce del menù con il solerte cuoco di casa Fritz (Pupo De Luca)!


Furono girate tre stagioni, come si dice oggi, per un totale di dieci episodi che spesso erano divisi in due puntate di un'ora ciascuna, tratti da altrettanti romanzi originali e adattati dagli sceneggiatori




Oltre ai protagonisti il cast fisso era composto da altri grandi attori, quasi tutti volti noti e provenienti dal teatro (non c'erano ancora i residuati dell'isola e dei grandi fratelli e sorelle) come Eros Pagni, Renzo Palmer, Tullio Valli, Mario Righetti, Roberto Pistone, Gianfranco Varetto, Enrico D'Amato, più alcuni ospiti - le guest star - a chiamata. Il telefilm era quasi interamente girato in interni, come buona parte degli sceneggiati Rai dell'epoca, ma gli esterni erano a New York, la città dove nella finzione vive Wolfe, a cominciare dalla famosa sigla panoramica che scorre su un suggestivo tappeto jazz:




Curiosità: in occasione di questa messa in onda, ogni puntata è anticipata da "Nero Wolfe Reloaded - Paolo Ferrari ritorna sul luogo del delitto" uno speciale di dieci minuti circa dove l'attore (che se non conoscete di nome riconoscerete senz'altro perché ha lavorato tanto anche in televisione di recente) alias Archie Goodwin, seduto sul divano davanti a un vecchio televisore che rimanda le immagini b/n del telefilm, racconta aneddoti e ricordi del set e degli attori conosciuti che non mancano di incuriosire e farci apprezzare una volta di più questo classico del piccolo schermo, un vero cult da (ri)vedere.



venerdì 17 giugno 2011

Scoprire la Volpiano medioevale



Il mio annunciato reportage archeo-misterioso - per usare un termine alla Voyager! Trasmissine che seguo con piacere - è stato messo a rischio dal... maltempo!


Infatti l'attesa IX edizione di "Volpiano a Porte Aperte" programmata lo scorso 5 giugno con un calendario fatto di visite guidate ai principali luoghi storico e artistici, mostre fotografiche, esibizioni di sport all'aperto e giochi in piazza per i più piccoli è stata spostata il 12, un po' ridimensionata per l'incertezza meteo, ma l'interesse c'è stato e anche il tempo è stato clemente tanto da permettere l'agognata escursione al Castello.
Eh si, perché per me questa giornata, gelato da passeggio a parte, significa il potere salire a visitare i bastioni del castello altrimenti interdetti al pubblico in quanto proprietà privata, ascoltare la sua storia mentre godo del panorama tra il profumo di menta fresca...



Esistono prove della presenza del castello di Volpiano in documenti fin dall'Anno Mille, fu la casa dell'infanzia di Guglielmo di Volpiano (962-1031) illuminato monaco benedettino, musicista e architetto che girò mezza Europa, ma la trasformazione in "forte" con interventi murari importanti e massici la ebbe proprio tra il 1547 e il 1555 quando data la sua posizione sul promontorio la cui vista spaziava fino alle porte di Torino fungeva da vedetta in caso di invasioni straniere sulla lunga distanza che venivano intercettate e stroncate e fu così che i Francesi, le cui brame sul territorio erano note nell'ambito della lotta per la corona imperiale tra Carlo V e Francesco I, decisero di conquistare la fortezza per mettere fine al suo potere, per quanto fosse assai difficile.
Carlo di Cossè sire di Brissac preparò l'assedio. Il primo tentativo frontale fallì, tentò allora di aprire una breccia nelle mura e tentare l'assalto attraverso il fossato dove trovarono la morte 300 soldati. Allora fece scavare delle gallerie e porre delle mine che fatte saltare aprirono ampi squarci nelle mura: solo così, dopo venti giorni di resistenza il presidio Spagnolo nel castello capitolò e si arrese. Non contenti i Francesi, come da obiettivo postosi inizialmente, una volta entrati nella fortezza la minarono e la fecero saltare per due giorni, tanto che con la mole di mattoni rovinati giù c'è costruita mezza Volpiano: l'esempio più clamoroso è la Chiesa della Confraternita, ma anche molte case del centro storico, allora non si buttava via niente, figurarsi tanti mattoni!



Spero che la lezione di storia non sia stata troppo noiosa, ma è necessaria per dare un senso e un valore alle foto che seguono, solo così si possono guardare con gli occhi della Storia.





Una bella visione dei Bastioni




Dentro l'area archeologica: in primo piano i resti di una torre, sopra il basamento di una costruzione interna...




Primissimo piano degli imponenti resti con sullo sfondo il campanile della chiesa parrocchiale



Il panorama che si gode dalla collina, da notare come si vedono tutti tetti e non una strada: non è un caso tale conformazione stradale del Ricetto, bensì dal basso non si doveva vedere la fortezza, motivo per cui molti ancora oggi ignorano la presenza dei Bastioni in pieno centro del paese, complice anche costruzioni poco felici come quel palazzo rosa...




Nel 1866 il proprietario dell'area decise di costruire una casa di villeggiatura, durante gli scavi nel terrapieno collinare fu rinvenuto un cannone di bombarda in ferro battuto del XIV secolo consistente in un tubo lungo 500 mm del peso di 54 Kg. (oggi esposto al Museo Nazionale d'Artiglieria di Torino) più altre armi e parti di armatura, tutti reperti preziosi e rari perché medioevali, tali da paragonare l'area a una sorta di "Pompei del Medioevo" intatta perché prima di allora nessuno aveva mai scavato nell'area dimenticata.
Nelle foto suggestivi particolari delle grondaie artistiche della suddetta casa: sembrano minacciosi rapaci mitologici...








La muraglia di contenimento del fossato a "v" a occidente



Se foste vissuti nel 1500 probabilmente l'avreste visto così il castello: come in questa ricostruzione, un particolare del pregevole plastico dell'intera Volpiano medioevale conservato a Palazzo Oliveri e realizzato da uno studio di architetti in base alle mappe dell'epoca.




Piaciuto il viaggio nel passato? E non è finito...

giovedì 9 giugno 2011

Appaloosa: western o commedia?!




Lo so già cosa state pensando: "un'altra recensione, ma si è ammattito?"

E perché no, in attesa di novità succose, che ci saranno, tra cui un reportage di quelli storico-misteriosi da non perdere, tempo (atmosferico) permettendo, ma in parte il materiale è già nella memoria della mia fotocamera, quindi pazientate e seguitemi...



Tornando all'oggetto dell'articolo, la settimana scorsa Rai movie in prima serata ha trasmesso "Appaloosa", essendo un western - genere che mi affascina - e relativamente recente - del 2008, e nell'ultimo decennio i western prodotti sono rari - ho deciso di registrarlo per vederlo con comodo.


La cittadina di Appaloosa è angheriata dalle prepotenze di Bragg e i suoi sgherri, l'ultima è la goccia che fa traboccare il vaso: l'uccisione dello sceriffo e dei due vice andati ad arrestarlo. Così i notabili del paese assoldano due pistoleri, l'esperto Virgil Cole affiancato dal giovane amico Everett come tutori della legge, a loro il compito di arrestarlo e farlo processare. Non sarà facile: di mezzo si metterà anche l'arrivo in città della bella pianista Allie.


Cast hollywoodiano, Viggo Mortensen (è Everett Hitch), Ed Harris regista e attore (è Virgil Cole), Renée Zellweger la bellezza femminile di turno (è Allie French), Jeremy Irons (è Randall Bragg, il cattivone) e bella fotografia che sfrutta i paesaggi messicani e del Texas ideali per questo genere di film, ma è tutto qui.
Infatti la pellicola non appassiona, si spara ben poco e più che un western la storia sembra perdersi nel bizzarro triangolo amoroso tra i due pistoleri e la bella Renée Zellweger, con toni da commedia!

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A fare la differenza di un film è la sceneggiatura, l'interpretazione carismatica di uno o più attori (la classica "faccia che riempie lo schermo" si dice) e l'inventiva registico/stilistica nel connotare la storia: qui mancano tutte e tre, è senza mordente e così resta una bella locandina e qualche atmosfera rarefatta qua e là. Peccato perché il western, dopo la stagione d'oro che fu, è un genere poco frequentato, remake a parte: ma "Quel treno per Yuma" con Russell Crowe, anch'esso recente, è superiore.




Ho notato un'analogia: Ed Harris regista si ritaglia un ruolo da protagonista nel suo film, proprio come fece in un altro western quel Maestro di Clint Eastwood regista del capolavoro premiato con più Oscar "Gli spietati" (1992): per me l'ultimo grande caposaldo del genere moderno.

Naturalmente se qualcuno di Voi l'ha visto può dire la sua opinione, ben venga, magari elogiandolo!