(2008)
Manciuria,
1930. Un killer viene assoldato per recuperare la mappa di un tesoro.
A sua insaputa, anche un cacciatore di taglie ha lo stesso compito.
Dopo un'esplosiva rapina a un treno, la mappa finisce nelle mani di
un ladro... (trama ridotta all'osso da telepiù)
Questa
recente produzione cino-coreana diretta da Kim Jee-Woon che prima
d'ora non avevo mai sentito nominare (ammetto l'ignoranza), girata
nelle scenografiche distese desertiche della Manciuria è una
forsennata e scoppiettante cavalcata a tre, come tre sono i
protagonisti, che sia in sella a un cavallo di carne e sudore o uno
meccanico come il sidecar, fin dalla partenza con una locomotiva
lanciata sul binario solitario nella vastità polverosa, classica
situazione da manuale western, che si sublima con l'assalto al treno
stesso dove fanno il loro esordio/scontro i tre protagonisti così
diversi quanto accomunati da un destino effimero, proprio come i tre
del film di Sergio Leone che omaggiano fin dal titolo, persino
fisicamente ne raccolgono l'eredità di Eastwood, Van Cleef e Eli
Wallach in versione orientale certo, ma non c'è solo questo.
E'
un collage cinefilo ben amalgamato e curatissimo, di Leone cita anche
“Per un pugno di dollari” passando per l'Indiana Jones de
“I predatori dell'Arca perduta” per arrivare addirittura
al film d'animazione Corto Maltese di Hugo Pratt “Corte
sconta detta Arcana” e chissà quante altre citazioni
disseminate nella pellicola fuori e dentro il solco dei generi, il
tutto senza farlo pesare, perché la storia fila via che è un
piacere tra ironia, epica e avventura giostrata da personaggi sopra
le righe, talvolta tarantiniani, ma talmente forti da non essere mai
macchiette.
Trasmesso
il 20 novembre scorso in “prima visione assoluta” su Rai4 che
ringrazio da appassionato di cinema orientale, “Il
Buono il Matto il Cattivo”
era disponibile già in dvd, ora chissà che la rete diretta da Carlo Freccero così attenta
alla cinematografia asiatica in un panorama televisivo stantio, non
ci omaggi di un'altra clamorosa prima tv, quella di “Sukiyaki
Western Django”
diretto l'anno prima dal Maestro Takashi Miike? ....Magari!!
Questo
appassionato e appassionante omaggio all'italico spaghetti western di
Leone and friends, forse sarà ribattezzato dalla critica che crea
neologismi come asian-western o western alle mandorle chissà, poco
importa, di sicuro c'è che stupisce, è un piacere vederlo e rivederlo,
emoziona e diverte con furore e s'impone subito come un cult moderno.