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Sembra un controsenso che un mezzo espressivo che ha la sua potenza primaria nell'immagine unita secondariamente al suono e alla parola possa essere raccontato così bene in un libro, eppure è quello che fanno da anni le Edizioni Profondo Rosso di Roma e la collana dedicata alle biografie dei Maestri del cinema di genere nostrano, quello che non si fa quasi più.

Il mio articolo prende il via da una pellicola insolita e unica nella filmografia di Di Leo, il thriller/horror "La bestia uccide a sangue freddo", targato '71, periodo d'oro del giallo argentiano, e ne approfondisce le tematiche in lungo e in largo, dall'aspetto registico alle starlettes protagoniste.
Il libro potete ordinarlo in libreria o presso l'autore, scrivendo alle Edizioni Il Foglio.
Il libro potete ordinarlo in libreria o presso l'autore, scrivendo alle Edizioni Il Foglio.
Tornando a noi pochi intimi del blog,
sono giunto a metà mese di questo già corto di suo, neanche a farlo apposta perché non sono per le scadenze da calendario, e proseguo con il terzo mini episodio della serie... non tv, ma web, "Le ore piccole" che conoscete come le vostre tasche ormai; forse l'argomento è un po' fuori stagione e il tono è ... , ditelo Voi.
Alla prossima!
FUNGHI
La sua stagione preferita è l'autunno.
Gli piacciono i colori delle foglie, i frutti secchi caduti dagli alberi, i ciottoli levigati dal vento e dalle piogge, una gamma dal giallo paglierino al carminio, dalla terra rossa alla fuliggine dei carboni bruciati.
Marco nel doposcuola preferisce cercare i campioni per la sua raccolta che dare calci al pallone.
Armato di secchiello e passione si avventura nei cortili dei vicini, nei giardini pubblici, lungo il canale d'irrigazione e fra le aiuole: c'è sempre una pigna diversa, una foglia strana, una pietra magica.
Il suo sogno proibito è l'ultima casa che domina la via: un villino di due piani abbandonato da un ventennio dopo un fatto da dimenticare. Nel cortile antistante cresce una vegetazione selvatica mentre sul retro le piante e le siepi fitte mai potate sono un sogno salgariano di foresta metropolitana. I cartelli di divieto sono ormai illeggibili.
Un pomeriggio scavalca. Inventa una scusa con gli amici e s'infila tra la staccionata scrostata. Il cancello è sempre spalancato. Nessuno ruba in quella casa.
Fantastica sui reperti che avrebbe raccolto in quella natura selvaggia.
I cocci taglienti lo fissano dall'anima fumosa d'ogni mattone. L'erba gli arriva alla cinta. Si fa largo fino al porticato dell'ingresso. La porta è inchiodata, ma può spiare dalle finestre rotte.
Il buio inghiotte tutto mentre alita uova marce. Fa il giro senza staccare le dita dai muri.
Quando gira l'a
ngolo non crede ai suoi occhi. Non ne ha mai visti così tanti e diversi insieme. Di tozzi e larghi, di alti ed esili, dei colori più disparati, dal rosso maculato al giallo oro. Decine di funghi, sparsi qua e là, spuntano come nelle favole.
D'istinto ne coglie uno. Sflop. Stregato lo avvicina e annusa. La cappella emana una nota dolciastra alla nausea, stordito la spezza come marzapane e la mangia. Mastica lento, mastica senza sosta...
Non rincasa per cena. Lo cercano tutti. Il giorno dopo arriva la polizia. Niente. Trovano il secchiello vuoto nel prato del villino. Si ipotizza già un rapimento.
Nel retro è spuntato un giovane funghetto con una barba fulva come i capelli di Marco.
Gli piacciono i colori delle foglie, i frutti secchi caduti dagli alberi, i ciottoli levigati dal vento e dalle piogge, una gamma dal giallo paglierino al carminio, dalla terra rossa alla fuliggine dei carboni bruciati.
Marco nel doposcuola preferisce cercare i campioni per la sua raccolta che dare calci al pallone.
Armato di secchiello e passione si avventura nei cortili dei vicini, nei giardini pubblici, lungo il canale d'irrigazione e fra le aiuole: c'è sempre una pigna diversa, una foglia strana, una pietra magica.
Il suo sogno proibito è l'ultima casa che domina la via: un villino di due piani abbandonato da un ventennio dopo un fatto da dimenticare. Nel cortile antistante cresce una vegetazione selvatica mentre sul retro le piante e le siepi fitte mai potate sono un sogno salgariano di foresta metropolitana. I cartelli di divieto sono ormai illeggibili.
Un pomeriggio scavalca. Inventa una scusa con gli amici e s'infila tra la staccionata scrostata. Il cancello è sempre spalancato. Nessuno ruba in quella casa.
Fantastica sui reperti che avrebbe raccolto in quella natura selvaggia.
I cocci taglienti lo fissano dall'anima fumosa d'ogni mattone. L'erba gli arriva alla cinta. Si fa largo fino al porticato dell'ingresso. La porta è inchiodata, ma può spiare dalle finestre rotte.
Il buio inghiotte tutto mentre alita uova marce. Fa il giro senza staccare le dita dai muri.
Quando gira l'a

D'istinto ne coglie uno. Sflop. Stregato lo avvicina e annusa. La cappella emana una nota dolciastra alla nausea, stordito la spezza come marzapane e la mangia. Mastica lento, mastica senza sosta...
Non rincasa per cena. Lo cercano tutti. Il giorno dopo arriva la polizia. Niente. Trovano il secchiello vuoto nel prato del villino. Si ipotizza già un rapimento.
Nel retro è spuntato un giovane funghetto con una barba fulva come i capelli di Marco.
FINE.