"...a determinare il valore che un libro può avere per me, non ha alcun rilievo che sia famoso o di moda. I libri non ci sono perché per un certo tempo tutti li leggano e li dimentichino come una notizia di sport o di cronaca nera: i libri vogliono essere goduti e amati con calma e serenità..."

Hermann Hesse

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Appello ai naviganti!
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Questo angolo di bosco del web, è aperto alla collaborazione Seria e Costante con disegnatori, registi e quanti vogliono usare le mie storie come soggetti per la loro creatività. L'unione fa la forza, al momento non prometto denari - non ci sono neanche per il sottoscritto - ma tanta gloria!

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martedì 20 dicembre 2011

Storie mandorlate e spettri di zucchero a velo

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Visto il periodo chi di Voi non conosce il celebre Canto di Natale di Charles Dickens (1812-1870)?

Forse non l'avete mai letto, ma più probabilmente avrete visto una delle tante trasposizioni cinematografiche o d'animazione che ha per protagonista il ricco quanto tirchio Scrooge, il quale odia il Natale e tratta a pesci in faccia tutti, compreso il benevolo nipote e il suo dipendente che costringe a lavorare anche la Vigilia, per lui esiste solo il dio denaro, così proprio durante la notte del 24 riceve la visita di tre spiriti: lo spirito del Natale passato, lo spirito del Natale presente e quello del Natale futuro. Tutti e tre lo condurrano attraverso un viaggio nel tempo fatto di visioni e predizioni, su ciò che è stato, è e sarà se Scrooge non cambia e... il resto lo lascio al piacere della lettura.

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Quanto è tuttora attuale il messaggio di questo racconto favolistico è sotto gli occhi di tutti ed è il motivo che lo ha reso un classico della letteratura, perché di morale si tratta, ma si lega almeno in un aspetto al mio blog, ossia l'espediente degli spiriti: i fantasmi che ritornano per comunicarci qualcosa, per ammonirci o prevedere addirittura il futuro, proprio come avviene nelle "Storie di fantasmi" in appendice al volume "Fantomas il terrore mascherato" che vi ho presentato qualche tempo fa, eccovi un'altra di quelle storie affascinanti e inquietanti alla vecchia maniera british, e se vorrete leggerla durante la Vigilia state attenti a chi bussa alla Vostra porta durante quella lunga notte d'attesa...

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La visione di un uomo imprigionato in una fornace

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Un certo Mr. Erwell era ospite in un'antica casa di campagna occupata da Mr. George White e da sua moglie, che vivevano insieme con la vecchia madre del primo. Un fratello di George, più giovane, ingegnere navale, era assente, avendo intrapreso un lungo viaggio.
Una sera i due coniugi White erano assenti: in casa erano raccolti solo la vecchia signora White e Mr. Erwell. Essi parlavano del passato accanto al fuoco e talora cadevano in lunghi silenzi.
Fu durante una di queste pause che la signora White afferrò per un braccio il compagno e con voce strozzata dalla paura gli disse: «Guardate!». Con grande stupore Erwell vide che il carbone acceso perdeva lentamente il suo colore. Mentre egli guardava, il fuoco divenne perfettamente nero. Ora si fecero sentire dei rumori di martello. Poi cessarono improvvisamente: si aperse una parte sul fondo del focolare e apparì un uomo che aveva in una mano un martello, nell'altra una candela. Era Tommaso White, l'ingegnere navale.
La figura avanzò, si guardò intorno, posò la candela a terra, poi cavando di tasca un istrumento, parve accingersi a riparare qualche cosa. Finito questo lavoro, riprese la candela e si diede a battere disperatamente contro la porta. Poi cessò, e camminò febbrilmente avanti e indietro, con una tragica agonia sul viso. Finalmente si inginocchiò come per pregare, poi riprese il martello e picchiò, picchiò contro la porta.
Poi sembrò soffocare dal calore, alzava freneticamente i piedi come se il pavimento ardesse. La candela s'era liquefatta. Tommaso White cadde a terra, spasimando. Due volte rotolò su se stesso, poi giacque immobile. Parve che le sue membra si dissecassero. Un odore di bruciato invase la stanza e quindi la visione sparì.
Il fuoco riprese il colore di prima. Erwell mormorando: «Che terribile sogno» si voltò verso la compagna. Era morta!
Più tardi giunse notizia che Tommaso White era morto in un ben terribile modo. Alla vigilia di salpare per una città dell'Australia, Tommaso White aveva avuto ordine dall'ingegnere capo di riparare un difetto scoperto nella valvola di sicurezza della caldaia. A questo scopo era entrato nel piccolo scompartimento di ferro che precede la caldaia e s'era messo al lavoro. Poco dopo il capitano, passando e ignorando che là dentro c'era qualcuno, chiuse la porta che aveva visto aperta. Il destino del povero Tommaso era ormai segnato!
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Colgo l'occasione per fare i Migliori Auguri a quanti mi leggono con costanza dal giorno in cui ho aperto questo posto, grazie di cuore, ma anche a quanti ci sono "capitati" per caso e sono poi tornati, continuate a farlo anche nel 2012, l'avventura continua, come e meglio di adesso, cercando sempre di proporre quello che gli altri siti non raccontano da un'angolatura personale e senza preconcetti, perlomeno è soltanto la mia! Come l'albero che vedete qui sotto, Buon Natale ;-)



lunedì 5 dicembre 2011

"E' arrivata mezzanotte con il letto faccio a botte, ora inizia la mia guerra con le bestie della terra..."

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Comincia così la "Filastrocca del Fattore"... mai sentita?

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Allora non avete visto "Nonhosonno" (2001) di Dario Argento, escludendo i due episodi per i Master of Horror americani e "Giallo" (che non ho ancora visto) può essere considerato il suo lavoro migliore dell'ultimo decennio.

Infatti nonostante sia un rifacimento bello e buono di "Profondo rosso" con analogie imbarazzanti, il regista romano realizza alcuni piani sequenza degni di tale nome (quello sul treno e quello della "morte del cigno" a teatro) in puro stile argentiano dei tempi migliori, mostrando come solo lui sa fare la ferocia dell'assassino incalzato dall'eccezionale musica composta dai mitici Goblin (che tra l'altro ha ricevuto una nomination ai Nastri... d'Argento!). Film da vedere, ma evitate la versione televisiva perché tagliata.



Ve ne parlo perché l'altro giorno riordinando delle vecchie cose è uscita fuori una cartellina con alcuni fogli e ritagli di giornale, tra i quali quello dell'anteprima torinese di "Nonhosonno", tratto da La Stampa, il quotidiano storico di Torino, e firmato in calce "d.ca." risale a un decennio fa, lo riporto integralmente per il piacere di condividerlo con Voi in quanto interessante per i nomi di quanti ci hanno lavorato e per i luoghi cittadini diventati set della suspense nonché "pezzo d'epoca", buona lettura.



L'INVESTIGATORE NON DORME
Giovedì 4 gennaio al Reposi il film «Non ho sonno»
Il nuovo giallo di Dario Argento debutta nella città dov'è stato girato



Dario Argento è tornato sul luogo del delitto ambientando il suo nuovo giallo, «Non ho sonno», in quella Torino che ha fatto da sfondo ad alcune delle sue opere migliori: «Il gatto a nove code», «Quattro mosche di velluto grigio» e «Profondo rosso». Così, dopo la mini-anticipazione al Torino Film Festival, il regista ha deciso di scegliere proprio la nostra città per l'anteprima ufficiale del suo ultimo lavoro: la Film Commission organizza infatti, la sera di giovedì 4 gennaio, al Reposi 1 l'anteprima di «Non ho sonno». Appuntamento alle ore 20. Ospiti in sala il regista e due degli interpreti principali, Chiara Caselli e Stefano Dionisi.
Alla sceneggiatura ha collaborato il giallista Carlo Lucarelli, le musiche sono dei Goblin, gli stessi di «Profondo rosso».
«Non ho sonno» inizia con l'uccisione di una prostituta. Dopo sedici anni, si verifica una serie di efferati omicidi che ricordano quel remoto delitto. E nelle indagini viene coinvolto un commissario in pensione (Max Von Sidow) che soffre d'insonnia.
L'ingresso per la serata del 4 è a inviti: alcuni biglietti potrebbero essere messi a disposizione dei torinesi il giorno stesso della proiezione alla Vetrina per Torino.
Il film è stato girato interamente a Torino, dai primi di maggio a metà luglio. Numerosi i set utilizzati: il Teatro Carignano (già location di «Profondo rosso»), l'Istituto di Riposo Vecchiaia di corso Unione Sovietica, una villa di corso Marconi, un condominio di corso Unione Sovietica, via Sommacampagna.
Alla lavorazione hanno preso parte i torinesi Ladis Zanini in qualità di location manager, la scenografa Francesca Bocca, l'arredatrice Vera Castrovilli, Giovanni Gebbia alla steadycam, elettricisti, macchinisti e assistenti operatori. Lorella Chiapatti si è occupata del casting. Fra i numerosi attori locali spicca Roberto Zibetti, nel film amico d'infanzia di Stefano Dionisi.


mercoledì 23 novembre 2011

Fantomas c'est la mort, chéri!

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Lo scorso mese durante una delle mie visite periodiche al mercatino, non quello all'aperto bensì uno dei negozi della nota catena franchising che vende l'usato d'ogni sorta, setacciando lo scaffale dei libri mi sono imbattutto in una piccola rarità. Roba da collezione credo. Il bello era che il volumetto in questione si trovava "fuori posto" nello scaffale dei libri illustrati per bambini, tra un Topolino e Biancaneve, leggo sulla costa "Fantomas"!


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"Chi è Fantomas?
Fantomas c'est la mort, afferma senza falsa modestia l'interessato, e fin dal primo numero di questo nuovo mensile il lettore avrà modo di constatare che non è un'esagerazione. Ancor oggi, a oltre cinquant'anni dalla sua prima apparizione (nel 1911 a opera della coppia Allain e Souvestre, nda) , Fantomas conserva la sua fama di re del delitto, simbolo sinistro dell'astuzia criminale, minacciosa incarnazione del sangue freddo, della spietatezza, dell'inafferrabilità."






Queste sono le prime righe dell'introduzione alla collana e in tutto questo assomiglia tanto alla creatura partorita dalla fantasia di un altro duo, le sorelle Giussani, negli Anni Cinquanta in Italia, cioé Diabolik, il "re del terrore" nostrano come recita il primo numero del mitico fumetto, mentre guarda caso il primo romanzo della serie di Fantomas è intitolata "Il terrore mascherato" (ri)pubblicata da Mondadori negli Anni Sessanta. Ed è proprio quel numero uno stampato nel 1963 la copia in mio possesso, in discrete condizioni, non so quanto valga per un collezionista ma certo più dei 2,50 euro che l'ho pagata (sulla copertina c'è scritto "lire 200"!), non fosse altro per la suggestiva copertina con la ghigliottina sullo sfondo, opera di Karel Thole, grande artista che tra l'altro è stato copertinista di Urania per molti anni.


Ma non è di Fantomas che volevo parlarvi, bensì dell'interessante appendice del volume, divisa in due parti: "il giornale dei delitti" che riporta una cronaca delle vicende con protagonista Jack Lo Squartatore, già allora classico del poliziesco, e "Storie di fantasmi" piccole novelle gotiche d'altri tempi, così introdotte:

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"Molti affermano che le storie di fantasmi sono frutto di fantasiose immaginazioni o di cervelli eccitati da un pranzo troppo abbondante. Ma le storie che raccontiamo qui sotto sono invece autenticamente provate come vere e sono successe a taluni che in fatto di apparizioni erano notoriamente scettici. (Brani tratti da "La Lettura", 1904)."


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Ecco le prime due...
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Una casa abitata da tre fantasmi


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E' già raro trovare in una casa un fantasma solo: trovarne una frequentata da tre è proprio il colmo. Bisogna però dire che codesti tre spaventosi inquilini hanno cessato di mostrarsi da che l'antico proprietario che chiameremo col nome di Mr. Raynes, ha ceduto la proprietà di questa sua non piacevole dimora londinese.
Una sera, Mr. Raynes sedeva davanti al fuoco, quando già gli altri abitanti della casa erano andati a letto. Egli udì improvvisamente cigolare la porta. Guardò verso di essa e vide, con supremo stupore, una ragazza di circa 20 anni, vestita di una bianca veste fluttuante, che reggeva una piccola arpa irlandese. Troppo sorpreso per parlare o muoversi, Mr. Raynes vide la giovinetta avanzarsi sorridendo, assidersi sopra una scranna, e l'udì cantare accompagnandosi sull'arpa. Le parole ch'ella proferiva erano indistinte. Essa si fermò non più di tre minuti, poi si levò, guardò ancora con un sorriso Mr. Raynes, mosse verso la porta e svanì.
Il secondo fantasma fu visto da Mr. Raynes quando era un giovinetto di 16 anni. Era una sera d'estate, ed egli sedeva presso la porta aperta del salone, quando vide un cavallo bianco lanciato al galoppo su per la salita dall'uomo stranamente vestito che lo cavalcava. Il cavaliere si avvicinò, salì la scala e sparì. Tutto questo senza fare alcun rumore. Il fanciullo riconobbe nel cavalcatore l'originale d'uno degli antichi ritratti che si trovavano nella galleria del palazzo; solo la faccia del cavaliere era contratta dalla passione. Il ragazzo seppe più tardi che l'uomo rappresentato in quel ritratto, di temperamento violento e focoso, aveva, in un impeto d'ira, ucciso suo fratello.
La terza apparizione fu vista da Mr. Raynes e da sua moglie. Ma prima di raccontare questo orrendo fatto bisogna dire che lo stemma della famiglia Raynes consisteva in una mano sinistra rossa.
Essendo l'appartamento abitato dai Raynes in istato di riparazione, una sera i due sposi si disponevano ad occupare una stanza che aveva reputazione d'essere frequentata dai fantasmi.
Attraverso il soffitto di essa correva una solida trave di quercia. Alzando gli occhi verso di essa, Mr. Raynes vide una riga nera, lunga press'a poco sessanta centimetri, disegnarsi improvvisamente sul legno. Gradatamente essa ingrandì, fino a diventare una fessura ampia sei centimetri: In quel momento la signora Raynes diede un grido e svenne tra le braccia del marito. Dalla fessura emergeva una larga mano rossa sanguigna, un vero facsimile dello stemma di famiglia. Attaccato ad esso non c'era il braccio, ma soltanto il polso. Lentamente, essa discese fino al livello del letto, si fermò un momento, poi risalì e scomparve. Il giorno dopo la trave venne accuratamente esaminata. Non vi era traccia di fessura.


La premonizione del marchese di Bambridge


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Una delle credenze più diffuse è che gli spettri, apparendo, vengano a significare che qualcuno della famiglia di colui al quale si rivelano sta per morire. Ecco un fatto che dà ragione a questa teoria.
La figlia d'un marchese, che chiameremo di Bambridge, vide un giorno, quando era bambina, appressarlese in un corridoio un'alta figura vestita di nero. Sulle prime credette che si trattasse d'una cameriera; ma quando questa figura le fu vicina, la giovinetta vide che aveva il capo incappucciato, e attraverso il cappuccio distinse chiaramente una faccia di scheletro. Con un grido, svenne. Quando tornò in sé raccontò ciò che le era accaduto. Suo padre ascoltò questa storia con grande inquietudine. Disse che quell'apparizione preannunciava la morte d'uno dei familiari. Undici ore dopo egli stesso era morto.

giovedì 10 novembre 2011

Scrittori, che gente!

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Parafrasando una nota esclamazione di Enzo Ferrari rivolta ai piloti e alla loro vita che lui conosceva bene...

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Il mese scorso leggendo un Urania di oltre un trentennio fa (indovinate un po' dove l'ho trovato), mi sono imbattuto in appendice al romanzo in un articolo del grande scrittore di fantascienza Isaac Asimov (1920-1992, foto), "Paradiso perduto" (titolo originale "Milton! Thou Should'st Be Living At This Hour", tradotto da Laura Serra, 1980):


"Qualche tempo fa mi trovavo ai magazzini Bloomingdale a firmare copie di libri miei. Non è una pratica che mi sento di consigliare a persone che siano anche solo minimamente timide o sensibili. Comporta infatti lo stare seduti a un tavolo di fortuna sormontato di libri vostri, e l'essere circondato da innumerevoli indumenti femminili (a me, almeno, era capitato proprio il settore abbigliamento donna). La gente vi passa vicino con espressioni che vanno dalla più totale indifferenza al leggero disgusto. A volte guardano i libri con un'espressione che sembra dire «Su quale immonda porcheria si è mai posato il mio sguardo?» e passano oltre.
Ma, naturalmente, ogni tanto c'è anche qualcuno che viene a comprare un libro, e allora voi gli firmate la copia per pura gratitudine.
Per fortuna io non sono per nulla timido e so reggere a qualsiasi sguardo senza arrossire, ma immagino che per i più sensibili una simile esperienza sarebbe una specie di tortura. Perfino io avrei fatto volentieri a meno di sottopormici, ma è il mio editore che organizza questo tipo di cose, e io comunque non voglio avere l'aria di uno che rifiuta senza motivo alcuno iniziative prese per far vendere di più i suoi libri."


L'articolo poi prosegue cambiando decisamente argomento e toni, trattando il "Paradiso perduto" del poeta inglese John Milton come un'opera fortemente fantascientifica per i tempi; mi interessava la spontaneità semiseria di questo incipit, scritto una trentina d'anni fa ma attualissimo riguardo la "condizione dello scrittore", mi ha fatto sorridere e ricordato le impressioni provate durante le mie rare presentazioni fatte finora, con la differenza che non ho pubblicato la bellezza - tra romanzi e saggi - di cinquecento libri come Asimov!!

domenica 30 ottobre 2011

E se dicessi "Giacomo il lanternino"?

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Malocchio e gatti neri, malefici misteri
il grido di un bambino bruciato nel camino
nell'occhio di una strega, il diavolo s'annega
e spunta fuori l'ombra: l'ombra della strega!
La vigilia d'Ognissanti han paura tutti quanti:
è la notte delle streghe!
(Chi non paga presto piange!)

Così canticchiano (nella versione doppiata in italiano, la filastrocca originale la leggete sotto) i bambini mascherati correndo lungo il viale autunnale all'inizio di Halloween - La notte delle streghe pellicola cult che ha segnato il genere horror, e non solo, e pietra di paragone e ispirazione per molti a venire, diretta nel 1978 da John Carpenter.
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Se non amate l'aspetto più consumistico legato a costumini, appendini, piattini, candeline e zucchette di plasticaccia "made in china" ma vi interessa davvero conoscere l'origine della tradizione di questa festa anglosassone divenuta soprattutto una moda da noi, leggete le sue lontane origini qui, e scoprirete che in fondo la storia di Jack o' Lantern non è molto diversa da certe leggende popolari che raccontavano gli anziani (di una volta) davanti al camino, la si sarebbe chiamata proprio "Giacomo il lanternino" fosse nata qui in qualche sperduto borgo dell'Appennino o nella Bassa Padana, farà un po' sorridere forse, ma dietro il buffo nomignolo si cela il mistero comune ad altri personaggi dell'immaginario fiabesco.

Black cats and goblins and broomsticks and ghosts.
Covens of witches with all of their hopes.
You may think they scare me. You're probably right.
Black cats and goblins on Halloween night.
(Trick or treat!)





Non siete stati invitati a nessuna cena, party o ballo in maschera nel solito locale che non perde occasione di fare cassa con "feste a tema" qualunque esse siano?!


Non prendetevela, fate scorta di patatine e accomodatevi in poltrona perché la notte del 31 ottobre Rai Movie a partire dalle ore 21.00 ci delizia con la "Maratona Dario Argento" (vedi il simpatico promo sotto) trasmettendo uno di fila all'altro (quasi) non-stop: L'Uccello dalle Piume di Cristallo, Il Gatto a Nove Code, Suspiria, Tenebre e Phenomena... capolavori da non perdere!!!

venerdì 21 ottobre 2011

"Potevamo stupirvi con effetti speciali..."

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...diceva una famosa pubblicità di televisori degli Anni Ottanta. Bei tempi!


Io non ho a disposizione raggi laser e alabarde spaziali e neanche il temibile invasore "spara-pubblicazioni a raffica", non mi servono perché ho questo spazio libero, non vendo televisori ma il mio mestiere è raccontare storie e più la Vostra fantasia è fervida e grassamente nutrita di letture e suggestioni più saranno reali, non solo, cerco anche di annodare più fili assieme, di raccogliere quelle coincidenze e analogie del vivere che sfuggono agli altri.

E proprio di una di queste voglio parlarVi. Niente di eclatante, ma tanti piccoli indizi che inconsciamente mi hanno portato (forse!) a scrivere il racconto che potete leggere se fate "Le ore piccole" come me, altrimenti... va bene anche diurno, ma non fa lo stesso effetto;-)
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Forse sarà stato l'acquisto di una maglietta con un famoso personaggio Marvel (che gli 883 hanno ucciso!?), la visione di un misconosciuto film horror di Gianfranco Giagni e poi la lettura casuale dell'albo ad esso ispirato e magistralmente disegnato da Corrado Roi, il n.110 di Dylan Dog scovato al mercatino delle pulci, oppure l'esemplare che ho sulla scrivania conservato in un cubo di resina, sarà che ci vuole pazienza e arte come ce l'hanno solo loro per tessere una tela intricata e misteriosa come quella della omerica...


PENELOPE


“Ragno porta guadagno” gli diceva sempre la sua dolce nonnina e lui lo pensa tuttora ne vede uno penzolare dal muro di casa prima di schiacciarlo.
Anche adesso che si aggira meticoloso tra gli scaffali dei prodotti per la disinfestazione e fa scorta di esche avvelenate per blatte e insetticidi contro formiche, si rincuora del fatto di aver vinto battaglie ben più perigliose: non si sarebbe fermato davanti a qualche infido aracnide.
Ultimamente è un'invasione: tozzi e neri oppure teste di spillo con lunghe zampe scheletriche, l'altra sera sulla scrivania uno l'attendeva immobile nell'oscurità.
Mentre sistema gli occhialini sul naso gracile, passa il vecchio proprietario del consorzio agricolo che conosce da una vita, uno che di parassiti se ne intende.
«Dove ce n'è uno ci sono mille! Non avrai un nido in casa? Passa da me che ti do la roba giusta.»
L'indomani ritira due bombolette spray ruggini con una cannula per spruzzare nei recessi più profondi. Non recano etichetta. Roba fatta in casa: un mix micidiale.
Il vecchio contadino rincasa con un ghigno storto borbottando qualcosa d'incomprensibile, la faccia come una prugna rinsecchita.


Fredde ombre nere avanzano meccaniche nel buio ovattato sul tappeto sospeso di fili invisibili, migliaia di zampe come aghi protese verso la sua faccia, pronte a stringere, a strappare la carne...
Marzio scatta a sedere sconvolto, gonfio e madido di sudore. È stato solo un incubo. Ieri prima di coricarsi ha spruzzato ovunque il veleno, sono tutti morti ormai da ore.
Sono le sette del mattino. Strano il sole ancora non penetra dalle imposte.
Qualcosa ostacola la vista. Come una coltre davanti agli occhi. Anche sulle braccia e le mani qualcosa di appiccicoso impedisce di muoverle. Dove ci sono i figli c'è una madre pronta a tessere una tela molto più grande e robusta.


FINE.


venerdì 7 ottobre 2011

Fatevi guidare dalla dolce mano della Rosa Bianca





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Forse chi di Voi segue dagli inizi il mio blog e ha una buona memoria da elefante ricorderà quando parlai de "La dolce mano della Rosa Bianca" del promettente regista italiano Davide Melini. All'epoca il cortometraggio, della durata di 16 minuti girato in inglese e successivamente doppiato in spagnolo e italiano, era in produzione, oggi è terminato e in pochi mesi ha fatto incetta di premi e riconoscimenti in giro per il mondo che non basterebbe la classica cover di un normale dvd per elencarli tutti (2011: Finalista nel "Horror Quest Film Festival" (USA) - Premio Speciale 'Tiziano Berardinelli' nel festival "Pectoranum Movies" (Italia) - Finalista nel "Epizephiry International Film Festival" (Italia) - Finalista nel "Roma3 Film Teatro Festival" (Italia) - Finalista nel "Kardiopalmo Thriller Horror Cine Festival" (Italia) - 3º Miglior Film nella "1ª Muestra de Cine de Fuengirola" (Spagna) - 2010: 2º Miglior Film Indipendente dell'Anno (e unico corto nel podio) nel festival "Indie Horror" (Italia) - Finalista nel "The Independent Artists Film Festival" (USA) - Finalista nel festival "Jonio in Corto" (Italia) - Finalista nel "South African Horrorfest" (Sud Africa)... e altri ancora che potete leggere sul sito del regista stesso).
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E tutto questo invidiabile palmares con un budget risibile che fa onore - in confronto ad altre produzioni blasonate che non vincono neanche il melone d'oro - di soli 2000 euro e una durata della lavorazione di circa un anno - ma allora perché non se ne sente parlare da noi?!



Semplice, il corto è stato girato in Spagna, con attori (i protagonisti li vedete sopra, quello maschile almeno!) e troupe spagnola, la "prima ufficiale" é avvenuta l'8 aprile 2010 a Málaga ed è stato trasmesso per la prima volta dalla televisione spagnola (in "PTV Málaga") il 10 Agosto 2010, ma se ne parlo tanto è perché finalmente è arrivato il momento di vederlo anche in terra natia, il giorno 6 ottobre alle 20:30 all'interno del programma "Short Stories" (canale Coming Soon Television, uno dei nuovi acquisti della tv digitale terrestre dedicato al cinema) replicato venerdì 7 alle 10:30 ed alle 23:00 e martedì 11 alle 12:30, inoltre la notte di Halloween "La dolce mano della Rosa Bianca" sará visibile .gratuitamente, niente di meglio per celebrare un cortometraggio horror.
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Sì perché le atmosfere del film di Melini sono ammantate di mistero, questo il plot:

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"Quante volte succede di avere una giornata storta? Quante volte si pensa di fuggire da tutto e da tutti? È esattamente quello che succede a Marco. Per dimenticare l’accesa discussione con la sua fidanzata, decide di prendere l’auto e fuggire il più lontano possibile. Ma una piccolissima disattenzione, cambierà per sempre la sua esistenza…".
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Official teaser HD





Come annuncia la frase lancio "Non riuscirai a sfuggire al tuo destino" grazie a una solida sceneggiatura e a un bel gusto per l'inquadratura sempre ricercata e in movimento fluido della macchina, lo spettatore si vede proiettato nel mezzo di una serata come tante in un disco-pub, atmosfera Seventies e balli sui tavoli, per poi prendere una piega ben diversa: qui fatalmente s'incrociano i destini dei due protagonisti, tanto diversi quanto accomunati da una storia, questa, lungo una strada. Davide Melini lo fa con i meccanismi della suspense che conosce - vedi The Puzzle, il suo precedente lavoro - ma l'intento nasconde un messaggio preciso, che sfocia nel finale rivelatore supportato da un'ottima fotografia - tanto più in notturna - e sottolineata dalle musiche, un inaspettato appello sociale a riflettere, dolceamaro e poetico che gli fa meritare due volte ogni premio e riconoscimento finora assegnatogli.

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E' quindi per me un piacere oltre che un orgoglio per questo spazio che gestisco, ospitare la recensione che va ad aggiungersi alle altre 21 attuali (di cui 7 americane, 1 inglese, 2 spagnole), invitando altri giovani cineasti, soprattutto di genere fantastico e horror, a fare altrettanto: scrivetemi e ci sarà spazio anche per Voi.

domenica 18 settembre 2011

Tempo di celebrazioni

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Per chi non si fosse accorto questo settembre notoriamente mese "di ripresa" delle attività, del lavoro, della scuola e di chi più ne ha più ne metta, tre anni fa ha visto l'inizio dell'improba avventura di codesto blog, tre numero perfetto, ma bando alle lodi, perché il bello deve ancora venire per l'Abitatore del Buio - lo sappiamo in due - e di ben altre celebrazioni più solenni e ufficiali che mi riferivo nel titolo, di quelle che stanno sui libri di storia, sui francobolli speciali, sulle parate e sui prodotti con la coccarda, ma sì, i 150 anni dell'Unità Nazionale, che hanno visto il passaggio di una mostra importante per valore e pezzi esposti, tra cimeli, manifesti, documenti autografi che vanno dai confini del Ducato di Savoia a Torino capitale d'Italia nel 1861 fino alla morte in esilio di Umberto II , intitolata "Il Piemonte dei Savoia" a Volpiano, ecco come si presentava la piazza del municipio quel dì dello scorso giugno, sotto un cielo di piombo... ma io c'ero.

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Nell'edifico barocco col campanile, la Chiesa della Confraternita, è ospitata la mostra, mi faccio largo...





Nonostante la tarda mattinata e la pioggia numerosi curiosi...










Tra le tante teche e cartoline, spiccano questi due paramenti, in particolare quello rosso appartenente all'Ordine Mauriziano di cui i membri di Casa Savoia fanno tradizionalmente parte.







Alla prossima gente, forse meno "documentaristica" ma non meno intrigante, e le promesse io le mantengo;-)

mercoledì 7 settembre 2011

Una Mole di note... di cinema (super)sonico

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"Che Torino vestita di horror fosse affascinante, ce l’aveva già fatto intendere Dario Argento. E in più di una occasione, ‘Profondo rosso’ in primis. Ma toccare con mano l’atmosfera che si crea tra lampioni e portici, quando scorre del sangue, c’è qualcosa di accovacciato nel buio e le cose si mettono tendenzialmente male, su una nostro pezzo è una sensazione favolosa. Ogni torinese è in fondo attaccato alla dimensione oscura, magica e dark, della propria città, anche i più indifferenti".

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Così raccontano i Subsonica a proposito del video "Istrice", vero e proprio cortometraggio horror... ma andiamo con ordine.


Senza nulla togliere agli altri, i Subsonica sono il gruppo torinese contemporaneo più noto a livello nazionale, vuoi per la lunga carriera, vuoi anche per i passaggi televisivi nonché a Sanremo, e alla loro città hanno dedicato più di una canzone.

"Istrice" è l'ennesima, ma stavolta ci parla di Torino sotto una luce diversa, più inquietante e decisamente oscura nelle sequenze da film horror vecchia maniera girate in centro città, dalla metropolitana passando per i portici fino alla galleria subalpina, dal regista Cosimo Alemà, uno che col cinema horror ha una certa affinità, perché oltre a essere un esperto di videoclip - ne ha girati oltre duecento per i più famosi cantanti e band italiane - lo scorso luglio ha debuttato al cinema col suo primo film "At the end of the day", un horror appunto, una produzione italiana con attori esordienti che recitano in inglese con l'evidente fine di una migliore distribuzione nel mercato estero che dia maggiore riscontro di pubblico.



Della passione per certe atmosfere Max Casacci e Samuel avevano parlato anche di recente durante l'intervista rilasciata durante la trasmissione principe del cinema di genere, Stracult. I due ricordavano le nottate di ritorno dalla sala prove nella mansarda di piazza Vittorio a guardare certe repliche televisive, soprattutto la fantascienza, quella di "A come Andromeda" lo sceneggiato cult Rai o le repliche della serie "Ufo" con Ed Bishop nei panni del mitico Comandante Ed Straker (nella foto), non c'è da stupirsi dunque che abbiano trovato l'intesa giusta con Alemà.








Il video di Istrice racconta di una trasformazione, quella che subisce la ragazza dopo l'incontro con una strana entità che la trasforma in un mostro assetato di sangue e quella metaforica di una città e dei suoi abitanti: una doppia chiave di lettura che traspare dal testo.
Curiosità: a causa dei suoi contenuti il video è stato censurato, ossia "pixelato" nelle immagini ritenute violente e trasmesso solo dopo le 22 dalle emittenti musicali, suscitando un certo risentimento da parte della band.

martedì 23 agosto 2011

Fantasmi di fine stagione

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Come sempre le migliori sorprese sono quelle inaspettate.

Mi sono imbattutto per puro caso - dato che non mi sembra particolarmente pubblicizzato - nel programma "Haunting", ovvero Fantasmi, sul canale digitale real time (assolutamente gratuito) dal lunedì al venerdì a mezzanotte... e quando se no?!




Ogni puntata di un'ora circa prende in esame storie di "case infestate" raccontate dai protagonisti, le famiglie che giunte nella nuova dimora si sono trovate di fronte a fenomeni inspiegabili, trasformando così la casa dei sogni in un incubo; supportata da una ricostruzione fatta da attori professionisti che ripercorre le varie tappe dalla scoperta delle presenze agli accadimenti fino alla conclusione con la "liberazione" dagli ospiti indesiderati o talvolta alla tollerata convivenza.
Che ci crediate o meno, a bianche lenzuola spettrali e rumori di catene cigolanti, è un viaggio affascinante e a tratti inquietante. Per chi ama l'insolito, da vedere.



Fantasmi di altro genere sono quelli di Canale 5. Tra fine luglio e inizio agosto la rete ha trasmesso le prime due puntate in prima tv de "La profezia d'Avignone" recente serie francese in otto puntate che riprende atmosfere alla Codice da Vinci, la leggenda vuole che Papa Giovanni XXII vissuto nel XV secolo nel palazzo d'Avignone nascose al suo interno una profezia in grado di svelare il futuro fino all'anno 4000. A cercarla c'è la potente setta dei Fratelli di Giuda, mentre il compito di difenderla dalle loro mani insanguinate spetta ad Estelle, giovane direttrice del museo la cui famiglia guarda caso discende proprio da Giovanni XXII.





Insomma qualcosa di diverso dalla solita prima serata del canale, tra fiction e polpettoni per famigliole, un azzardo da piena estate ovvio, infatti è stato cancellato... e dalla terza puntata slittato in "seconda serata" cioé oltre mezzanotte: se gli ascolti erano bassi prima figuratevi dopo, arriveranno alla conclusione?

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C'era da aspettarselo, peccato, perché questa Profezia è ben diretta e fotografata, non manca l'intrigo e passi se gli attori non sono proprio "incisivi" perché i francesi serie del genere le fanno e le sanno fare - e hanno iniziato loro il filone del mistery in tv con quel "Belfagor"... - vedi anche Zodiaque, da noi diventato Zodiaco ispirato all'originale ma riscritto e girato da Eros Puglielli.






Proprio mentre stavo per pubblicare questo articolo la foto che vedete faceva il giro di giornali, tv e naturalmente del web. Si tratta del presunto fantasma fotografato all'interno del Museo archeologico di Napoli con un cellulare.
La figura cerchiata è ben distinguibile, anche troppo, per statura sembra una bambina con un candido vestitino... Subito sono partite le smentite dei responsabili della struttura, ma sotto sotto, bufala o vera che sia l'immagine è una gran pubblicità gratuita a livello nazionale e oltre che di questi tempi non guasta!



E per finire questa insolita carrellata ectoplasmatica, un po' fantasma sono stato anch'io in questi giorni d'agosto, causa - oltre il caldo soffocante - interruzione della linea telefonica che mi ha privato della connessione Internet, ma non temete, settembre è alle porte e con lui si riparte!

lunedì 8 agosto 2011

Ma quale mare...

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...qui l'unica acqua che prendo è la pioggia!

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Quando va bene, perché almeno spezza la cappa d'umidità e i polmoni ringraziano.

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Se non vi siete ancora allungati sulla sdraio per godervi lo sciabordio del bagnasciuga... siamo in due, infatti questo blog non vi abbandona neanche ad agosto, anzi, vi premia fedelissimi amici! E mica col solito borsone, tazzone, telone, tovaglione delle raccolte punti, no, con un nuovissimo racconto lampo della celeberrima serie "Le ore piccole", fresco di stesura come sempre, pensato e messo su foglio elettronico, si tratta di esperimenti di scrittura, idee condensate in trecento parole, all'interno delle quali sviluppo un personaggio, un'ambientazione e una storia con "un capo e una coda" e un colpo di scena finale, se vi sembra poco...
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Anche stavolta ho preso spunto dal quotidiano che di più non si può, da un oggetto che chi vive in un grande palazzo non smette di ringraziare l'inventore, ovvero l'ascensore, croce e delizia, che ho scoperto non a caso spesso presente in tante pellicole del terrore; detto questo, non tutte le ciambelle escono col buco, sta a Voi giudicare, buona lettura!
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PS. Vi sarete accorti - spero - dell'appello ai naviganti che campeggia fisso in alto da un po' di tempo a questa parte, ricordo che non ha scadenza ed è sempre valido, io vivo in provincia di Torino ma quando c'è sintonia e buona volontà si può collaborare benissimo a distanza, figurarsi oggi che si fa tutto o quasi attraverso la posta elettronica. Cerco principalmente disegnatori "vecchia maniera" con matite e china - mi piace molto lo stile di Dino Battaglia e Corrado Roi, tanto per fare nomi - e giovani filmaker, registi per dirla alla nostrana, di quelli indipendenti che fanno di necessità virtù facendo tutto da sé: se volete almeno lo spunto per le vostre storie sapete dove trovarlo, scrivetemi.





PIANI PARALLELI


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È incredibile come la routine si nutra delle cose più insignificanti della vita.
Era quello che pensava Carlo Strambi salutando un giovedì come tanti, valigetta in mano oltrepassando lo zerbino di casa. Fuori il sole spaccava le pietre e lui andava a rinchiudersi in ufficio. Non che fosse uno sportivo, ma sarebbe rimasto volentieri a scaldarsi le ossa in poltrona con un buon libro.
Il rito che si ripeteva con ossessione cronica era quello dell'ascensore.
Lui stava al decimo piano e durante la discesa ogni santa mattina le “fermate” erano obbligatoriamente le stesse e gli stessi a salire.
Al nono raccoglieva il ragionier Salini che puzzava d'aglio, al settimo la nobildonna (!) Marchesi con il barboncino col cappotto, al quinto i figli del suo amico Giovanni che facevano il liceo, poi se Dio voleva era una tirata unica fino al pianoterra dove a dargli il buongiorno c'era la portinaia incazzata con lo spazzolone.
Tutto questo perché ognuno sincronizzava gli orologi meglio di uno svizzero.
Quella mattina però era in ritardo.
L'ascensore fermava ai soliti piani, si apriva e chiudeva come fauci, senza però inghiottire nessuno.
Non salì il siero anti-vampiro, la puzza sotto il naso col pedigree e neanche gli eccitati ormoni adolescenziali. Possibile che fosse bastato un minuto di ritardo?
Era contento quanto sorpreso. Dov'erano finiti tutti?
Senz'altro Clara gli avrebbe dato il buongiorno storcendo il naso mentre agitava come una lancia il “mocio”. Lei non poteva essere sparita.
Invece continuava a scendere. Non si era reso conto che il display segnava un doppio otto dietro un segno negativo. Cominciò a sudare.
Poi di colpo la cabina si arrestò.
Una luce accecante saturava la porta a vetri dell'atrio tanto che le inferiate parevano incandescenti, mentre una nebbia densa s'infiltrava da sotto. Fuori faceva un caldo infernale.


FINE.

domenica 24 luglio 2011

Non solo Medioevo: Volpiano tra draghi e pigne



Continua il mio reportage alla (ri)scoperta di quello che è tutti i giorni sotto il naso e proprio per questo non si nota o non si crede degno di importanza, tutt'altro invece.
Dopo la salita ai Bastioni del Castello in quel di giugno durante la manifestazione "Volpiano a Porte Aperte" ho scattato altre foto su "soggetti immobili" che raccontano una storia lontana quanto affascinante.



Perché a Volpiano non ci sono solo i resti del Castello, il Medioevo è vivo e integro in altre parti dell'abitato cittadino, in centro naturalmente, dove esistono tratti di mura del XV secolo ben conservate e inglobate nelle abitazioni come cinta perimetrali lungo la strada o nei vicoli. Di più, esiste un'intera casa che risale a quei secoli di cavalieri e assedi, sorge guarda caso ai piedi dell'altura del Castello, è tuttora abitata, miracolosamente sopravvissuta a demolizioni e ricostruzioni varie dell'edilizia selvaggia, come testimonia il cartello marrone sulla destra è oggetto di interesse storico-turistico.






Nella foto si nota la pittoresca cancellata, il muro antico di pietre e mattoni e l'edera che incornicia il tutto.
E proprio la cancellata fornisce un curioso particolare: la maniglia - una sola tra l'altro - è sagomata a mo' di drago serpentiforme, guardate la testa, ingranditela, non è fantastica?:-)






Dettagli del genere in ferro battuto e mascheroni diabolici sono frequenti nel centro di Torino, capolavori del liberty e non solo, ma in un paese è forse l'unica testimonianza rimasta di un'arte e di un'abilità artigiana d'altri tempi, chissà chi era il fabbro che l'ha forgiato, se ne ha fatti altri simili e dove si trovano...



Un altro simbolo misterioso ma di natura diversa è quello che spesso ho notato sormontare i piloni dei cancelli delle ville costruite un po' di anni fa: la pigna.
Ci avete mai fatto caso? A Volpiano sono numerose, tutte simili: stilizzate, di cemento, gesso o terracotta, come quella che vedete nella foto che appartiene al cancello dell'area della collina del Castello.





Mi sono chiesto il perché di questa usanza, cosa significasse, perché una pigna e non una mela o un cocomero?!


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Così ho fatto una ricerca e in breve sono giunto a un esauriente articolo che sviscera il significato di questo simbolo e se ne scopre di belle, la fonte è
http://www.thereef.it/craft/streghe/simboli/pigna.htm che vi consiglio di leggere perché meritevole, mentre qui sotto riporto alcuni passi, quelli più attinenti e curiosi:

"La Pigna è un simbolo che ripercorre molto spesso l'architettura romana e che è rimasto infiltrato anche nel simbolismo cattolico. Il significato più chiaro che possiamo trovare è quello che la associa allo "0", quindi all'uovo cosmico, alla nascita, al principio; vedasi ovviamente il simbolismo riferito ad Eostre, al coniglio e alla tradizione greco-romana di regalare uova colorate.
In questo caso quindi il significato della pigna è legato all'eternità e all'immortalità. L'abete infatti (il tipo di pigna rappresentata è quella più snella e appuntita che viene prodotta da questo albero) è un sempreverde, ossia un tipo di conifera che non perde le foglie e non ingiallisce nel corso dell'anno.L'altro significato che troviamo è quello della fertilità, essendo colma di semi e anche per la sua stessa, peculiare forma ovoidale. Nei tempi antichi ovviamente abbondanza e fertilità erano le cose che si auguravano sempre (lo si fa ancora adesso, ma lo si fa senza pensarci nemmeno). La pigna era quindi simbolo delle divinità della terra, dei monti, degli alberi che permettevano la vita. Non per niente si trovano le pigne nei vecchi letti in ferro battuto, o in alcuni soprammobili in ceramica, soprattutto nel sud Italia. Servivano per augurare un matrimonio con figli sani e far sì che la camera da letto divenisse un luogo sacro e fertile.
Così come l'uovo è anche simbolo dell'anima, è facile trovare la pigna nei vecchi cimiteri, o sui cancelli di ingresso delle ville patrizie. E a questo proposito potrebbe rappresentare il nous, il terzo occhio, e in cima al bastone stesso essere così la spina dorsale umana sulla cui cima sorge la ghiandola pineale, la quale si credeva fosse la sede stessa dell'anima. La tradizione agreste vuole che sia di buon auspicio regalare delle pigne legate assieme da appendere sopra la porta di casa (anche i miei genitori ce l'hanno ancora.. e manco sanno come mai) affinché possano portare del bene alla famiglia che la abita."



Io ho imparato qualcosa, e Voi lo sapevate?

martedì 12 luglio 2011

"In difesa del cinema italiano che spacca"!



Da sempre questo è il motto del programma più (Stra)cult della televisione, e in qualità di appassionato di cinema di genere, non potevo dimenticare di segnalare il consueto ritorno estivo, quando fuori friniscono le cicale, il ventilatore non basta più e l'afa opprime, arriva l'appuntamento notturno più atteso, un'ora e mezza zeppa di interviste, filmati, trailer, dietro le quinte del cinema popolare che ha fatto epoca raccontato dai suoi protagonisti, torna su Raidue il lunedì dalle 23.45 alle 1.15








Ideato da Marco Giusti e condotto dalla saletta cinematografica da G.Max la prima puntata - almeno, a me è parsa la prima se non me ne sono persa una per strada! - si è aperta con Carlo Verdone che racconta i suoi "Viaggi di nozze", per i clip musicali Ilona Staller canta "Buone vacanze" seguita dalla bomba sexy Carmen Russo in "Stiamo insieme stasera", segue l'intervista carriera a Plinio Fernando - chi è? Niente meno che l'interprete della mitica Mariangela, la figlia di Fantozzi! - oggi si dedica alla scultura, poi Max Casacci dei Subsonica racconta l'influenza del cinema nella loro musica e nei videoclip, Luigi Cozzi dal suo negozio Profondo Rosso e la fantascienza all'amatriciana di "Star Crash" con la bellissima Caroline Munro che ripercorre la sua carriera e in chiusura non possono mancare gli "XXX files" dedicati al cinema porno che fu!






Non vi basta?!?
E' solo la prima puntata, e se siete in astinenza fino al prossimo lunedì, non disperate: da due mesi a questa parte la stessa rete trasmette il sabato notte le repliche delle passate stagioni di Stracult, l'unico programma che non invecchia ma stagiona!

lunedì 4 luglio 2011

L'Ombra del Diavolo

Neanche a farlo apposta, lo dicevo la settimana scorsa che l'estate televisiva oltre alle solite repliche e amenità nasconde qualche sorpresa, qualche esperimento che i "cervelloni" a capo delle reti giudicano troppo rischioso trasmettere in alta stagione di ascolti - sia mai che funziona più del Grande Porcello o dell'isola dei non famosi? - uno di questi è senza dubbio "L'ombra del diavolo" (attenti se lo cercate in rete perché c'è un film americano di qualche anno fa molto più famoso tradotto in italiano con lo stesso titolo).







Pubblicizzata solo su Rete4, dalla quale è anche prodotta, è stata ivi trasmessa il 30 giugno in prima visione - già questo basterebbe a incuriosire - è una docu-fiction, formula poco usata da noi che unisce il documentario raccontato attraverso la storia di tre personaggi di finzione, la fiction appunto, che sono nella fattispecie Sebastian (Cesare Bocci) misterioso bibliotecario e investigatore aiutato da Filippo (Antonello Fassari) ex detenuto da lui riabilitato come aiutante e la giovane hacker Federica (Claudia Zanella).


Se il titolo potrebbe attirare alcuni spettatori e allontanarne altri sulla carta, è il sottotitolo la chiave di lettura e il fil rouge del film tv: "storie tra bene e male", infatti le due storie separatamente trattate vedono la lotta tra il bene e il male, e aggiungerei, nello specifico la lotta tra la fede (religiosa) e il male come follia umana (il diavolo, con la d minuscola).


La prima storia riguarda un fatto avvenuto nel 1978 - di cui confesso ignoravo l'esistenza - il suicidio (imposto) di massa di oltre 900 persone in una comunità in Guyana, ma cittadini americani in quanto la congregazione era nata in California, dovuto alla follia di Jim Jones un predicatore che aveva fondato la sua terra promessa "Jonestown" in mezzo alla giungla. La seconda storia è certo più nota e molto meno nera, riguarda Suor Lucia Dos Santos, una dei tre bambini che videro apparire la Madonna in quel di Fatima nel lontano 1917, a seguito di questo si fece suora di clausura nel convento di Coimbra, sempre in Portogallo. Si ripercorre la sua vita e s'indaga sui famosi tre segreti che la Vergine rivelò ai pastorelli, l'ultimo dei quali sembra aver ancora qualcosa da dire.





Cominciamo dagli aspetti positivi di questo progetto televisivo: l'ambientazione prima di tutto, una location bella e pronta mai più azzeccata, è la Biblioteca Casanatense di Roma, con i suoi infiniti scaffali di libri antichi, corridoi e quell'aspetto misterioso e magico che solo certi luoghi del passato hanno e una buona fotografia sanno risaltare davanti allo schermo, Cesare Bocci è bravo nella parte del "padrone di casa" e anche l'idea di raccontare storie "tra bene e male" esclude i soliti UFO, tanto per dire uno degli argomenti misteriosi abusati da questo tipo di programma.



Quello che invece non mi piace è la parte peggiore delle fiction in generale, ovvero la forzata presenza della storia sentimentale che deve nascere stavolta tra Filippo e Federica, l'ex detenuto e la giovane esperta di computer solitaria e sulla difensiva, i soliti stereotipi da telenovela che nulla c'entrano col resto. Vorrei invece un maggior contributo di filmati originali, documenti a sostegno delle ipotesi, e magari inviare sui luoghi dei fatti proprio i due, anche se il girato tutto in interni tra scaffali e mogano fa atmosfera.





Chissà se qualcuno dello staff della trasmissione finirà per leggere questo articolo dato che in rete non ne ho visti molti dedicati, e nessuno con un minimo di critica ragionata post-visione, se lo faranno spero prendano in considerazione quanto ho scritto in tutta onestà e passione per eventuali prossime puntate e temi da affrontare: in quel caso io sarò tra gli spettatori, ovviamente il sottoscritto predilige i temi più neri, quelli più bui e magari meno noti al grande pubblico avrebbero un motivo in più per essere raccontati.



Insomma giudizio sospeso ma incoraggiante, in attesa di vedere ulteriori sviluppi, ammesso che ci saranno.


venerdì 24 giugno 2011

Estate gialla... e in bianco e nero

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L'estate televisiva ci ha abituato (male) a una serie di repliche infinite che vanno dai film - la serie completa de Lo squalo su tutti, se non la danno che estate sarebbe!? - alle fiction, puntate pilota di programmi assurdi e serie troppo innovative (in tutti i sensi) per essere trasmesse nella "stagione alta"... con l'avvento della televisione digitale forse qualcosa è cambiato.


E la sorpresa viene proprio da uno di questi canali della nuova offerta, ma non solo, la novità viene dal passato. Detto così pare assurdo, ma quanti di Voi, me compreso, non erano nati o erano troppo giovani per vedere la miniserie "Nero Wolfe" prodotta dalla RAI e trasmessa fra il 1969 e il 1971?





Io da appassionato di anticaglia ero a conoscenza della sua esistenza, pur non avendo mai visto nemmeno un episodio perché non ricordo a memoria passaggi televisivi recenti, e tanto meno l'averla acquistata nei costosi cofanetti dvd, gratis è sempre meglio!

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Ad ovviare a tutto ciò e soddisfare la mia curiosità ci ha pensato Rai 5 che ogni domenica dalle 15.00 alle 16.00 circa trasmette le inchieste del corpulento detective nato dalla penna di Rex Stout: Nero Wolfe vive a New York, è un vero buongustaio e ha una passione per le orchidee che coltiva in una grande serra, è interpretato dal grande Tino Buazzelli (memorabile la sua espressione imbronciata) e affiancato da Paolo Ferrari nei panni dell'assistente Archie Goodwin, aitante e donnaiolo nonché vero "braccio" del duo in quanto Wolfe non ama uscire di casa e lascia al socio le incombenze di fatica e le indagini sul campo, eseguire e riferire insomma, mentre lui riflette e disquisisce del menù con il solerte cuoco di casa Fritz (Pupo De Luca)!


Furono girate tre stagioni, come si dice oggi, per un totale di dieci episodi che spesso erano divisi in due puntate di un'ora ciascuna, tratti da altrettanti romanzi originali e adattati dagli sceneggiatori




Oltre ai protagonisti il cast fisso era composto da altri grandi attori, quasi tutti volti noti e provenienti dal teatro (non c'erano ancora i residuati dell'isola e dei grandi fratelli e sorelle) come Eros Pagni, Renzo Palmer, Tullio Valli, Mario Righetti, Roberto Pistone, Gianfranco Varetto, Enrico D'Amato, più alcuni ospiti - le guest star - a chiamata. Il telefilm era quasi interamente girato in interni, come buona parte degli sceneggiati Rai dell'epoca, ma gli esterni erano a New York, la città dove nella finzione vive Wolfe, a cominciare dalla famosa sigla panoramica che scorre su un suggestivo tappeto jazz:




Curiosità: in occasione di questa messa in onda, ogni puntata è anticipata da "Nero Wolfe Reloaded - Paolo Ferrari ritorna sul luogo del delitto" uno speciale di dieci minuti circa dove l'attore (che se non conoscete di nome riconoscerete senz'altro perché ha lavorato tanto anche in televisione di recente) alias Archie Goodwin, seduto sul divano davanti a un vecchio televisore che rimanda le immagini b/n del telefilm, racconta aneddoti e ricordi del set e degli attori conosciuti che non mancano di incuriosire e farci apprezzare una volta di più questo classico del piccolo schermo, un vero cult da (ri)vedere.



venerdì 17 giugno 2011

Scoprire la Volpiano medioevale



Il mio annunciato reportage archeo-misterioso - per usare un termine alla Voyager! Trasmissine che seguo con piacere - è stato messo a rischio dal... maltempo!


Infatti l'attesa IX edizione di "Volpiano a Porte Aperte" programmata lo scorso 5 giugno con un calendario fatto di visite guidate ai principali luoghi storico e artistici, mostre fotografiche, esibizioni di sport all'aperto e giochi in piazza per i più piccoli è stata spostata il 12, un po' ridimensionata per l'incertezza meteo, ma l'interesse c'è stato e anche il tempo è stato clemente tanto da permettere l'agognata escursione al Castello.
Eh si, perché per me questa giornata, gelato da passeggio a parte, significa il potere salire a visitare i bastioni del castello altrimenti interdetti al pubblico in quanto proprietà privata, ascoltare la sua storia mentre godo del panorama tra il profumo di menta fresca...



Esistono prove della presenza del castello di Volpiano in documenti fin dall'Anno Mille, fu la casa dell'infanzia di Guglielmo di Volpiano (962-1031) illuminato monaco benedettino, musicista e architetto che girò mezza Europa, ma la trasformazione in "forte" con interventi murari importanti e massici la ebbe proprio tra il 1547 e il 1555 quando data la sua posizione sul promontorio la cui vista spaziava fino alle porte di Torino fungeva da vedetta in caso di invasioni straniere sulla lunga distanza che venivano intercettate e stroncate e fu così che i Francesi, le cui brame sul territorio erano note nell'ambito della lotta per la corona imperiale tra Carlo V e Francesco I, decisero di conquistare la fortezza per mettere fine al suo potere, per quanto fosse assai difficile.
Carlo di Cossè sire di Brissac preparò l'assedio. Il primo tentativo frontale fallì, tentò allora di aprire una breccia nelle mura e tentare l'assalto attraverso il fossato dove trovarono la morte 300 soldati. Allora fece scavare delle gallerie e porre delle mine che fatte saltare aprirono ampi squarci nelle mura: solo così, dopo venti giorni di resistenza il presidio Spagnolo nel castello capitolò e si arrese. Non contenti i Francesi, come da obiettivo postosi inizialmente, una volta entrati nella fortezza la minarono e la fecero saltare per due giorni, tanto che con la mole di mattoni rovinati giù c'è costruita mezza Volpiano: l'esempio più clamoroso è la Chiesa della Confraternita, ma anche molte case del centro storico, allora non si buttava via niente, figurarsi tanti mattoni!



Spero che la lezione di storia non sia stata troppo noiosa, ma è necessaria per dare un senso e un valore alle foto che seguono, solo così si possono guardare con gli occhi della Storia.





Una bella visione dei Bastioni




Dentro l'area archeologica: in primo piano i resti di una torre, sopra il basamento di una costruzione interna...




Primissimo piano degli imponenti resti con sullo sfondo il campanile della chiesa parrocchiale



Il panorama che si gode dalla collina, da notare come si vedono tutti tetti e non una strada: non è un caso tale conformazione stradale del Ricetto, bensì dal basso non si doveva vedere la fortezza, motivo per cui molti ancora oggi ignorano la presenza dei Bastioni in pieno centro del paese, complice anche costruzioni poco felici come quel palazzo rosa...




Nel 1866 il proprietario dell'area decise di costruire una casa di villeggiatura, durante gli scavi nel terrapieno collinare fu rinvenuto un cannone di bombarda in ferro battuto del XIV secolo consistente in un tubo lungo 500 mm del peso di 54 Kg. (oggi esposto al Museo Nazionale d'Artiglieria di Torino) più altre armi e parti di armatura, tutti reperti preziosi e rari perché medioevali, tali da paragonare l'area a una sorta di "Pompei del Medioevo" intatta perché prima di allora nessuno aveva mai scavato nell'area dimenticata.
Nelle foto suggestivi particolari delle grondaie artistiche della suddetta casa: sembrano minacciosi rapaci mitologici...








La muraglia di contenimento del fossato a "v" a occidente



Se foste vissuti nel 1500 probabilmente l'avreste visto così il castello: come in questa ricostruzione, un particolare del pregevole plastico dell'intera Volpiano medioevale conservato a Palazzo Oliveri e realizzato da uno studio di architetti in base alle mappe dell'epoca.




Piaciuto il viaggio nel passato? E non è finito...