Neanche a farlo apposta, lo dicevo la settimana scorsa che l'estate televisiva oltre alle solite repliche e amenità nasconde qualche sorpresa, qualche esperimento che i "cervelloni" a capo delle reti giudicano troppo rischioso trasmettere in alta stagione di ascolti - sia mai che funziona più del Grande Porcello o dell'isola dei non famosi? - uno di questi è senza dubbio "L'ombra del diavolo" (attenti se lo cercate in rete perché c'è un film americano di qualche anno fa molto più famoso tradotto in italiano con lo stesso titolo).
Pubblicizzata solo su Rete4, dalla quale è anche prodotta, è stata ivi trasmessa il 30 giugno in prima visione - già questo basterebbe a incuriosire - è una docu-fiction, formula poco usata da noi che unisce il documentario raccontato attraverso la storia di tre personaggi di finzione, la fiction appunto, che sono nella fattispecie Sebastian (Cesare Bocci) misterioso bibliotecario e investigatore aiutato da Filippo (Antonello Fassari) ex detenuto da lui riabilitato come aiutante e la giovane hacker Federica (Claudia Zanella).
Se il titolo potrebbe attirare alcuni spettatori e allontanarne altri sulla carta, è il sottotitolo la chiave di lettura e il fil rouge del film tv: "storie tra bene e male", infatti le due storie separatamente trattate vedono la lotta tra il bene e il male, e aggiungerei, nello specifico la lotta tra la fede (religiosa) e il male come follia umana (il diavolo, con la d minuscola).
La prima storia riguarda un fatto avvenuto nel 1978 - di cui confesso ignoravo l'esistenza - il suicidio (imposto) di massa di oltre 900 persone in una comunità in Guyana, ma cittadini americani in quanto la congregazione era nata in California, dovuto alla follia di Jim Jones un predicatore che aveva fondato la sua terra promessa "Jonestown" in mezzo alla giungla. La seconda storia è certo più nota e molto meno nera, riguarda Suor Lucia Dos Santos, una dei tre bambini che videro apparire la Madonna in quel di Fatima nel lontano 1917, a seguito di questo si fece suora di clausura nel convento di Coimbra, sempre in Portogallo. Si ripercorre la sua vita e s'indaga sui famosi tre segreti che la Vergine rivelò ai pastorelli, l'ultimo dei quali sembra aver ancora qualcosa da dire.
Cominciamo dagli aspetti positivi di questo progetto televisivo: l'ambientazione prima di tutto, una location bella e pronta mai più azzeccata, è la Biblioteca Casanatense di Roma, con i suoi infiniti scaffali di libri antichi, corridoi e quell'aspetto misterioso e magico che solo certi luoghi del passato hanno e una buona fotografia sanno risaltare davanti allo schermo, Cesare Bocci è bravo nella parte del "padrone di casa" e anche l'idea di raccontare storie "tra bene e male" esclude i soliti UFO, tanto per dire uno degli argomenti misteriosi abusati da questo tipo di programma.
Quello che invece non mi piace è la parte peggiore delle fiction in generale, ovvero la forzata presenza della storia sentimentale che deve nascere stavolta tra Filippo e Federica, l'ex detenuto e la giovane esperta di computer solitaria e sulla difensiva, i soliti stereotipi da telenovela che nulla c'entrano col resto. Vorrei invece un maggior contributo di filmati originali, documenti a sostegno delle ipotesi, e magari inviare sui luoghi dei fatti proprio i due, anche se il girato tutto in interni tra scaffali e mogano fa atmosfera.
Chissà se qualcuno dello staff della trasmissione finirà per leggere questo articolo dato che in rete non ne ho visti molti dedicati, e nessuno con un minimo di critica ragionata post-visione, se lo faranno spero prendano in considerazione quanto ho scritto in tutta onestà e passione per eventuali prossime puntate e temi da affrontare: in quel caso io sarò tra gli spettatori, ovviamente il sottoscritto predilige i temi più neri, quelli più bui e magari meno noti al grande pubblico avrebbero un motivo in più per essere raccontati.
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