"...a determinare il valore che un libro può avere per me, non ha alcun rilievo che sia famoso o di moda. I libri non ci sono perché per un certo tempo tutti li leggano e li dimentichino come una notizia di sport o di cronaca nera: i libri vogliono essere goduti e amati con calma e serenità..."

Hermann Hesse

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Appello ai naviganti!
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Questo angolo di bosco del web, è aperto alla collaborazione Seria e Costante con disegnatori, registi e quanti vogliono usare le mie storie come soggetti per la loro creatività. L'unione fa la forza, al momento non prometto denari - non ci sono neanche per il sottoscritto - ma tanta gloria!

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venerdì 19 dicembre 2008

Corto: 2^ parte

Ci avete capito qualcosa?;-)

Bando alle ciance, continuo qui il mio soggetto inedito per un cortometraggio fantasma, postando la seconda parte, chiarendo forse qualche ombra sulla trama... e gettandone altre più buie.

Buona lettura...

e Buon Natale se non ci si sente prima!


2^ PARTE

A mezzanotte il chiosco è ancora aperto. Berto lava i bicchieri. Ha avuto una bella pensata: un gabbiotto verde, lungo il Po, nei pressi del Valentino, di sera ben frequentato da coppiette e non solo, ma a lui nessuno ha mai dato fasti. Vende panini caldi e freddi, bibite e snack. Gli affari vanno bene, soprattutto adesso d’estate. Si ferma spesso gente di passaggio. Fuori ha sistemato quattro tavolini con sedie, di quelli di plastica bianca.
Un taxi si ferma sotto una pianta. Invece di scendere il passeggero, scende l’autista. In quel momento c’è solo un ragazzetto al banco che si mangia di gusto il suo panino e un tipo grosso che seduto al buio è mezz’ora che divora un cocomero. Il tassinaro chiede una birra e un paio di wurstel alla piastra.
“Cinque e quaranta”. L’altro tira fuori 50 euro. Berto lo guarda un attimo poi conta il resto e ritira i soldi. Con gli euro è un continuo cambia e dai resto in moneta… un supplizio.


Quando il tassinaro è già salito in macchina e fa retromarcia, si accorge che sulla banconota è segnato un numero di telefono… almeno sembra perché le cifre sono disposte in modo strano.

La sua vita è la notte. Guido fa il reporter per la cronaca di Torino, ma non il cronista qualsiasi, non s’interessa di incidenti o aggressioni a squillo, ma di “cultura” come la chiama lui, è un esperto di locali notturni, eventi, manifestazioni, la notte non ha segreti e spesso incrocia facce già viste.
Con la sua reflex al collo, niente digitali è troppo affezionato alla pellicola, esce di casa alle undici e non rincasa che all’alba. Prima il teatro, poi cinema, rassegne, pub e per finire night.
Quando squilla il cellulare è lavoro che chiama. Sul display appare scritto “paninozzo”.
“Pronto Berto?”
“Ciao giornalista… senti, passi di qua?”
“Perché?”
“Ho qualcosa da farti vedere”
“Sto lavorando lo sai e…” – l’altro lo interrompe secco: “Lo so… è per questo che ti ho chiamato.”


È l’una quando arriva davanti al chiosco.
Fuori non c’è nessuno. Nessuno è seduto ai tavolini e si sentono solo i grilli cantare. Il neon della baracca è acceso e il ronzio del frizer che si attacca e stacca anima il silenzio irreale: di solito a quell’ora c’è movimento.
Ma stasera dietro il bancone di vetro non c’è nessuno. Berto è sparito. Ha lasciato incustodito tutto e se n’è andato – dove? – oppure qualcuno l’ha allontanato. Lo hanno rapito. Sequestrato. È scappato… perché?
All’improvviso si ricorda della misteriosa telefonata. Fa il giro e apre la cassa. Le cose importanti le tiene li. I soldi ci sono tutti. Alza il divisorio di plastica e sotto ci sono 50 euro distesi in bella mostra. Guardandoli sotto la luce capisce perché sono lì sotto. Non sono come gli altri. Sono scritti. C’è un numero sopra, sembra un rebus… un numero di telefono scomposto sui punti cardinali e un indirizzo.
Guido afferra il cellulare e fa un numero breve. Risponde il disco automatico: deve rintracciare quel telefono.


(CONTINUA, OVVIO...)

martedì 16 dicembre 2008

Il corto che non c'è, come l'isola

Questa notizia (non?) farà la felicità di chi ha apprezzato le atmosfere di "Torinoir", libro fortunato tuttora nel catalogo delle edizioni Il Foglio di Piombino. Ma forse quanto segue sì.
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Un paio d'anni fa insieme ad altri si decise di ricavare un cortometraggio dalle pagine dell'antologia, non da un racconto in particolare per non far torto a nessuno, bensì scrivendo un soggetto nuovo che mantenesse quelle peculiarità noir cittadine.
Il progetto iniziò con il migliore entusiasmo, si arenò, riprese saltando di mese in mese, successivamente persi i contatti con gli altri e dopo svariati tira e molla non ne so più nulla, né di loro né del corto, credo sia tuttora in stand-by, in forse; quello che conta è che scrissi un soggetto in un paio di sere, basato su un'idea suggeritami che sviluppai da solo e che così com'era non si sarebbe mai realizzata per varie difficoltà dissero, prima produttive e poi di censura.
Lo pubblico qui per la prima volta, senza correzioni e ripensamenti, perché mi piace ancora e credo abbia le potenzialità che deve avere una buona storia noir: spiccata caratterizzazione, suspense come sospensione/attesa narrativa, e azione.

Chissà che qualcuno passando di qua ci ripensa.
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"TORINOIR"

– Soggetto scritto da Fabio Marangoni.

Sempre non esiste e
mai è una parola mai nata.
Il presente è quello che conta,
domani è una parola.


Notte, Interno di un treno in corsa. Un uomo sulla cinquantina, anonimo nel vestire e nell’aspetto, con una ventiquattrore e l’aria preoccupata, si guarda spesso le spalle mentre con passo veloce si muove nel corridoio finché entra in una cuccetta che gli sembra vuota.
Dentro invece c’è un giovanotto col walkman che quasi non lo sente sbattere la porta. Il tizio si siede e sistema la valigia tra i piedi. L’altro sta leggendo un libro (è Torinoir).
Il macchinista annuncia la prossima fermata: Porta Nuova. La gente si prepara a uscire. Sbucano teste calve e capelloni dalle cuccette come formiche rosse. Anche l’uomo si alza. Il ragazzo lo guarda per un po’ poi riprende la lettura coprendosi la faccia.
Stazione Porta Nuova, esterno notte. Interno: i passeggeri che scendono. L’uomo cammina veloce, a tratti quasi corre, si guarda di continuo dietro, ha paura. Qualcuno lo segue. S’infila in una cabina telefonica. Cornetta in mano, sfoglia una guida strappata. Dalla tasca esce una banconota spiegazzata, 50 euro, e segna sopra un numero. Poi esce, si da una sistemata alla giacca e… mette un collarino da prete mischiandosi al buio della notte.


Intanto nel camerino di un night squilla un cellulare. Un uomo piccolo, di spalle, seduto, risponde. Parla con voce sottile circa un messaggio da recapitare a lui arrivato stanotte dalla Francia. Ride più volte. Tossisce e bofonchia. Finalmente si gira sulla sedia e la sua immagine è riflessa nello specchio da trucco: è un nano in smoking con un farfallino creme. Entra una ragazza in perizoma con un bicchiere in mano - “Ah Linda proprio te cercavo… ho bisogno di un favore, lo sai che non posso muovermi”. L’uomo è sulla sedia a rotelle. Gira e fa per uscire dallo stanzino dopo aver passato un biglietto da 50 – “...per il servizio di prima” - e una manata sul culo.
La ragazza si cambia, si pettina, esce. Sculetta sui tacchi fino al primo taxi. Non ha voglia ma deve farlo se no lui si arrabbierà e non è bello vedere Golia, come lo chiamano quelli del giro, arrabbiato, ne sa qualcosa Rosa. Deve filare a Porta Nuova. Di corsa. Un tizio ha lasciato un messaggio per lei.


Il tassinaro ne ha già viste di tutti i colori quella sera: un tossico che non voleva pagarlo, un travestito e ora questa qua. La solita troietta, pensa, uscita da qualche disco e mezza sballata. Minigonna, stivali al ginocchio e un top apertissimo che gli strizza il seno fuori. Salta dentro e gli indica la stazione. Sicuro: è una puttana con protettore extracomunitario. La osserva dallo specchietto, lei guarda fuori. “Sono venti euro”. Gli passa la banconota da 50 di prima. Lui la ritira di malavoglia, ha paura sia falsa, di notte è facile rifilarle. Fa per dare il resto… e lei è già sparita.

(FINE PRIMA PARTE... i commenti sono benvenuti).

domenica 14 dicembre 2008

Intervista col vampiro


Non perché abbia abitudini alimentari particolari, bensì per gli orari che faccio ultimamente...

Cari tutti e tutte, Voi pochi che seguite questo blog discontinuo che più personale non si può, trattasi della mia prima vera intervista e risale al marzo scorso, dico "vera" perché non è stata cercata, ruffianata o altro, come fanno i signori scrittori dell'editoria che conta, ogni qualvolta esce un libro compaiono ovunque, questa che segue è stata un libero arbitrio di Simonetta De Bartolo l'intervistatrice - che ringrazio ancora - e pubblicata sul seguito sito letterario Progetto Babele, all'epoca era fresco di stampa "Mangiami!" quindi le prime domande vertono su quello e sulla casa editrice, ahimé chiusa, Magnetica, seguono poi quelle personali sui miei gusti letterari, cinematografici, le influenze sulla scrittura e quello che penso di editoria e autori in generale, tutto senza peli sulla lingua; siccome è molto articolata non la riporto qui, un unvito: prendetevi del tempo e cliccate qua:

http://www.progettobabele.it/contenitore/FMARANGONI.PHP

mercoledì 3 dicembre 2008

L'autore è una specie che si può avvistare solitamente in...

C'era una volta, tanto tempo fa....
Un pomeriggio di primavera del 2007 ricevetti una gradita quanto inaspettata telefonata, era l'assessore alla cultura di Volpiano - il paese dove vivo da sempre - che durante una piacevole chiacchierata mi proponeva di far parte di una nuova iniziativa atta a far conoscere ai concittadini gli autori locali e dei dintorni nel corso di alcuni appuntamenti serali patrocinati dal Comune e aperti al pubblico.

Fu così che partecipai alla prima edizione - quest'anno replicata con altri ospiti - di "Incontro con l'autore" e inaugurai per primo il 10 maggio il ciclo di presentazioni successive: non solo scrittori, ma anche pittori, un liutaio e un giovane regista.

La serata si è tenuta all'ultimo piano di Palazzo Olivero, elegante palazzina del centro storico ristrutturata da cui si gode una bella vista sui tetti del paese, a moderare e intervistare il presente c'era la giornalista del Risveglio Federica Furbatto, con me nella foto. Quello a sinistra invece è il simpatico cartonato di Guglielmo da Volpiano, importante monaco e architetto dell'Anno Mille la cui fama e testimonianza ha lasciato il segno in mezza Europa.
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Sul tavolo c'erano le copie di "Neroanimale" e "Torinoir" (Edizioni Il Foglio) e "Stregonesque" (Magnetica Edizioni) da cui sono stati interpretati i racconti "Pel di cunin" e un estratto da "L'annegata del Po" da due giovani e applaudite attrici della scuola di teatro "Orme in viaggio", cosa che mi ha emozionato e fatto piacere anche perché era la prima volta che venivano letti in pubblico.
E' stata un'esperienza positiva nonostante il pubblico non proprio oceanico... ha avuto il suo riscontro di interesse nei presenti.

Nel mio caso sostituirei volentieri il termine "autore" con "scrittore", non per darmi un tono o arie del tutto fuori luogo, ma perché definisce chiaramente quello che faccio (anche se non di mestiere inteso come pagato), scrivere, mentre il primo è vago e ha segnato la fine del cinema nostrano fatto di eccezionali mestieranti e artigiani dei generi, a vantaggio di una pochezza presunta "autoriale"; così nella letteratura dove un genere nobile come il Fantastico e l'Horror capace di raccontare storie ed emozionare paga ancora lo scotto di essere snobbato sugli scaffali e da certa editoria italiana.