Bando alle ciance, continuo qui il mio soggetto inedito per un cortometraggio fantasma, postando la seconda parte, chiarendo forse qualche ombra sulla trama... e gettandone altre più buie.
Buona lettura...
e Buon Natale se non ci si sente prima!
2^ PARTE
A mezzanotte il chiosco è ancora aperto. Berto lava i bicchieri. Ha avuto una bella pensata: un gabbiotto verde, lungo il Po, nei pressi del Valentino, di sera ben frequentato da coppiette e non solo, ma a lui nessuno ha mai dato fasti. Vende panini caldi e freddi, bibite e snack. Gli affari vanno bene, soprattutto adesso d’estate. Si ferma spesso gente di passaggio. Fuori ha sistemato quattro tavolini con sedie, di quelli di plastica bianca.
Un taxi si ferma sotto una pianta. Invece di scendere il passeggero, scende l’autista. In quel momento c’è solo un ragazzetto al banco che si mangia di gusto il suo panino e un tipo grosso che seduto al buio è mezz’ora che divora un cocomero. Il tassinaro chiede una birra e un paio di wurstel alla piastra.
“Cinque e quaranta”. L’altro tira fuori 50 euro. Berto lo guarda un attimo poi conta il resto e ritira i soldi. Con gli euro è un continuo cambia e dai resto in moneta… un supplizio.
Quando il tassinaro è già salito in macchina e fa retromarcia, si accorge che sulla banconota è segnato un numero di telefono… almeno sembra perché le cifre sono disposte in modo strano.
La sua vita è la notte. Guido fa il reporter per la cronaca di Torino, ma non il cronista qualsiasi, non s’interessa di incidenti o aggressioni a squillo, ma di “cultura” come la chiama lui, è un esperto di locali notturni, eventi, manifestazioni, la notte non ha segreti e spesso incrocia facce già viste.
Con la sua reflex al collo, niente digitali è troppo affezionato alla pellicola, esce di casa alle undici e non rincasa che all’alba. Prima il teatro, poi cinema, rassegne, pub e per finire night.
Quando squilla il cellulare è lavoro che chiama. Sul display appare scritto “paninozzo”.
“Pronto Berto?”
“Ciao giornalista… senti, passi di qua?”
“Perché?”
“Ho qualcosa da farti vedere”
“Sto lavorando lo sai e…” – l’altro lo interrompe secco: “Lo so… è per questo che ti ho chiamato.”
È l’una quando arriva davanti al chiosco.
Fuori non c’è nessuno. Nessuno è seduto ai tavolini e si sentono solo i grilli cantare. Il neon della baracca è acceso e il ronzio del frizer che si attacca e stacca anima il silenzio irreale: di solito a quell’ora c’è movimento.
Ma stasera dietro il bancone di vetro non c’è nessuno. Berto è sparito. Ha lasciato incustodito tutto e se n’è andato – dove? – oppure qualcuno l’ha allontanato. Lo hanno rapito. Sequestrato. È scappato… perché?
All’improvviso si ricorda della misteriosa telefonata. Fa il giro e apre la cassa. Le cose importanti le tiene li. I soldi ci sono tutti. Alza il divisorio di plastica e sotto ci sono 50 euro distesi in bella mostra. Guardandoli sotto la luce capisce perché sono lì sotto. Non sono come gli altri. Sono scritti. C’è un numero sopra, sembra un rebus… un numero di telefono scomposto sui punti cardinali e un indirizzo.
Guido afferra il cellulare e fa un numero breve. Risponde il disco automatico: deve rintracciare quel telefono.
(CONTINUA, OVVIO...)
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