Il progetto iniziò con il migliore entusiasmo, si arenò, riprese saltando di mese in mese, successivamente persi i contatti con gli altri e dopo svariati tira e molla non ne so più nulla, né di loro né del corto, credo sia tuttora in stand-by, in forse; quello che conta è che scrissi un soggetto in un paio di sere, basato su un'idea suggeritami che sviluppai da solo e che così com'era non si sarebbe mai realizzata per varie difficoltà dissero, prima produttive e poi di censura.
Lo pubblico qui per la prima volta, senza correzioni e ripensamenti, perché mi piace ancora e credo abbia le potenzialità che deve avere una buona storia noir: spiccata caratterizzazione, suspense come sospensione/attesa narrativa, e azione.
Chissà che qualcuno passando di qua ci ripensa.
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"TORINOIR"
– Soggetto scritto da Fabio Marangoni.
Sempre non esiste e
mai è una parola mai nata.
Il presente è quello che conta,
domani è una parola.
Notte, Interno di un treno in corsa. Un uomo sulla cinquantina, anonimo nel vestire e nell’aspetto, con una ventiquattrore e l’aria preoccupata, si guarda spesso le spalle mentre con passo veloce si muove nel corridoio finché entra in una cuccetta che gli sembra vuota.
Dentro invece c’è un giovanotto col walkman che quasi non lo sente sbattere la porta. Il tizio si siede e sistema la valigia tra i piedi. L’altro sta leggendo un libro (è Torinoir).
Il macchinista annuncia la prossima fermata: Porta Nuova. La gente si prepara a uscire. Sbucano teste calve e capelloni dalle cuccette come formiche rosse. Anche l’uomo si alza. Il ragazzo lo guarda per un po’ poi riprende la lettura coprendosi la faccia.
Stazione Porta Nuova, esterno notte. Interno: i passeggeri che scendono. L’uomo cammina veloce, a tratti quasi corre, si guarda di continuo dietro, ha paura. Qualcuno lo segue. S’infila in una cabina telefonica. Cornetta in mano, sfoglia una guida strappata. Dalla tasca esce una banconota spiegazzata, 50 euro, e segna sopra un numero. Poi esce, si da una sistemata alla giacca e… mette un collarino da prete mischiandosi al buio della notte.
Intanto nel camerino di un night squilla un cellulare. Un uomo piccolo, di spalle, seduto, risponde. Parla con voce sottile circa un messaggio da recapitare a lui arrivato stanotte dalla Francia. Ride più volte. Tossisce e bofonchia. Finalmente si gira sulla sedia e la sua immagine è riflessa nello specchio da trucco: è un nano in smoking con un farfallino creme. Entra una ragazza in perizoma con un bicchiere in mano - “Ah Linda proprio te cercavo… ho bisogno di un favore, lo sai che non posso muovermi”. L’uomo è sulla sedia a rotelle. Gira e fa per uscire dallo stanzino dopo aver passato un biglietto da 50 – “...per il servizio di prima” - e una manata sul culo.
La ragazza si cambia, si pettina, esce. Sculetta sui tacchi fino al primo taxi. Non ha voglia ma deve farlo se no lui si arrabbierà e non è bello vedere Golia, come lo chiamano quelli del giro, arrabbiato, ne sa qualcosa Rosa. Deve filare a Porta Nuova. Di corsa. Un tizio ha lasciato un messaggio per lei.
Il tassinaro ne ha già viste di tutti i colori quella sera: un tossico che non voleva pagarlo, un travestito e ora questa qua. La solita troietta, pensa, uscita da qualche disco e mezza sballata. Minigonna, stivali al ginocchio e un top apertissimo che gli strizza il seno fuori. Salta dentro e gli indica la stazione. Sicuro: è una puttana con protettore extracomunitario. La osserva dallo specchietto, lei guarda fuori. “Sono venti euro”. Gli passa la banconota da 50 di prima. Lui la ritira di malavoglia, ha paura sia falsa, di notte è facile rifilarle. Fa per dare il resto… e lei è già sparita.
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