"...a determinare il valore che un libro può avere per me, non ha alcun rilievo che sia famoso o di moda. I libri non ci sono perché per un certo tempo tutti li leggano e li dimentichino come una notizia di sport o di cronaca nera: i libri vogliono essere goduti e amati con calma e serenità..."

Hermann Hesse

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Appello ai naviganti!
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Questo angolo di bosco del web, è aperto alla collaborazione Seria e Costante con disegnatori, registi e quanti vogliono usare le mie storie come soggetti per la loro creatività. L'unione fa la forza, al momento non prometto denari - non ci sono neanche per il sottoscritto - ma tanta gloria!

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venerdì 19 dicembre 2008

Corto: 2^ parte

Ci avete capito qualcosa?;-)

Bando alle ciance, continuo qui il mio soggetto inedito per un cortometraggio fantasma, postando la seconda parte, chiarendo forse qualche ombra sulla trama... e gettandone altre più buie.

Buona lettura...

e Buon Natale se non ci si sente prima!


2^ PARTE

A mezzanotte il chiosco è ancora aperto. Berto lava i bicchieri. Ha avuto una bella pensata: un gabbiotto verde, lungo il Po, nei pressi del Valentino, di sera ben frequentato da coppiette e non solo, ma a lui nessuno ha mai dato fasti. Vende panini caldi e freddi, bibite e snack. Gli affari vanno bene, soprattutto adesso d’estate. Si ferma spesso gente di passaggio. Fuori ha sistemato quattro tavolini con sedie, di quelli di plastica bianca.
Un taxi si ferma sotto una pianta. Invece di scendere il passeggero, scende l’autista. In quel momento c’è solo un ragazzetto al banco che si mangia di gusto il suo panino e un tipo grosso che seduto al buio è mezz’ora che divora un cocomero. Il tassinaro chiede una birra e un paio di wurstel alla piastra.
“Cinque e quaranta”. L’altro tira fuori 50 euro. Berto lo guarda un attimo poi conta il resto e ritira i soldi. Con gli euro è un continuo cambia e dai resto in moneta… un supplizio.


Quando il tassinaro è già salito in macchina e fa retromarcia, si accorge che sulla banconota è segnato un numero di telefono… almeno sembra perché le cifre sono disposte in modo strano.

La sua vita è la notte. Guido fa il reporter per la cronaca di Torino, ma non il cronista qualsiasi, non s’interessa di incidenti o aggressioni a squillo, ma di “cultura” come la chiama lui, è un esperto di locali notturni, eventi, manifestazioni, la notte non ha segreti e spesso incrocia facce già viste.
Con la sua reflex al collo, niente digitali è troppo affezionato alla pellicola, esce di casa alle undici e non rincasa che all’alba. Prima il teatro, poi cinema, rassegne, pub e per finire night.
Quando squilla il cellulare è lavoro che chiama. Sul display appare scritto “paninozzo”.
“Pronto Berto?”
“Ciao giornalista… senti, passi di qua?”
“Perché?”
“Ho qualcosa da farti vedere”
“Sto lavorando lo sai e…” – l’altro lo interrompe secco: “Lo so… è per questo che ti ho chiamato.”


È l’una quando arriva davanti al chiosco.
Fuori non c’è nessuno. Nessuno è seduto ai tavolini e si sentono solo i grilli cantare. Il neon della baracca è acceso e il ronzio del frizer che si attacca e stacca anima il silenzio irreale: di solito a quell’ora c’è movimento.
Ma stasera dietro il bancone di vetro non c’è nessuno. Berto è sparito. Ha lasciato incustodito tutto e se n’è andato – dove? – oppure qualcuno l’ha allontanato. Lo hanno rapito. Sequestrato. È scappato… perché?
All’improvviso si ricorda della misteriosa telefonata. Fa il giro e apre la cassa. Le cose importanti le tiene li. I soldi ci sono tutti. Alza il divisorio di plastica e sotto ci sono 50 euro distesi in bella mostra. Guardandoli sotto la luce capisce perché sono lì sotto. Non sono come gli altri. Sono scritti. C’è un numero sopra, sembra un rebus… un numero di telefono scomposto sui punti cardinali e un indirizzo.
Guido afferra il cellulare e fa un numero breve. Risponde il disco automatico: deve rintracciare quel telefono.


(CONTINUA, OVVIO...)

martedì 16 dicembre 2008

Il corto che non c'è, come l'isola

Questa notizia (non?) farà la felicità di chi ha apprezzato le atmosfere di "Torinoir", libro fortunato tuttora nel catalogo delle edizioni Il Foglio di Piombino. Ma forse quanto segue sì.
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Un paio d'anni fa insieme ad altri si decise di ricavare un cortometraggio dalle pagine dell'antologia, non da un racconto in particolare per non far torto a nessuno, bensì scrivendo un soggetto nuovo che mantenesse quelle peculiarità noir cittadine.
Il progetto iniziò con il migliore entusiasmo, si arenò, riprese saltando di mese in mese, successivamente persi i contatti con gli altri e dopo svariati tira e molla non ne so più nulla, né di loro né del corto, credo sia tuttora in stand-by, in forse; quello che conta è che scrissi un soggetto in un paio di sere, basato su un'idea suggeritami che sviluppai da solo e che così com'era non si sarebbe mai realizzata per varie difficoltà dissero, prima produttive e poi di censura.
Lo pubblico qui per la prima volta, senza correzioni e ripensamenti, perché mi piace ancora e credo abbia le potenzialità che deve avere una buona storia noir: spiccata caratterizzazione, suspense come sospensione/attesa narrativa, e azione.

Chissà che qualcuno passando di qua ci ripensa.
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"TORINOIR"

– Soggetto scritto da Fabio Marangoni.

Sempre non esiste e
mai è una parola mai nata.
Il presente è quello che conta,
domani è una parola.


Notte, Interno di un treno in corsa. Un uomo sulla cinquantina, anonimo nel vestire e nell’aspetto, con una ventiquattrore e l’aria preoccupata, si guarda spesso le spalle mentre con passo veloce si muove nel corridoio finché entra in una cuccetta che gli sembra vuota.
Dentro invece c’è un giovanotto col walkman che quasi non lo sente sbattere la porta. Il tizio si siede e sistema la valigia tra i piedi. L’altro sta leggendo un libro (è Torinoir).
Il macchinista annuncia la prossima fermata: Porta Nuova. La gente si prepara a uscire. Sbucano teste calve e capelloni dalle cuccette come formiche rosse. Anche l’uomo si alza. Il ragazzo lo guarda per un po’ poi riprende la lettura coprendosi la faccia.
Stazione Porta Nuova, esterno notte. Interno: i passeggeri che scendono. L’uomo cammina veloce, a tratti quasi corre, si guarda di continuo dietro, ha paura. Qualcuno lo segue. S’infila in una cabina telefonica. Cornetta in mano, sfoglia una guida strappata. Dalla tasca esce una banconota spiegazzata, 50 euro, e segna sopra un numero. Poi esce, si da una sistemata alla giacca e… mette un collarino da prete mischiandosi al buio della notte.


Intanto nel camerino di un night squilla un cellulare. Un uomo piccolo, di spalle, seduto, risponde. Parla con voce sottile circa un messaggio da recapitare a lui arrivato stanotte dalla Francia. Ride più volte. Tossisce e bofonchia. Finalmente si gira sulla sedia e la sua immagine è riflessa nello specchio da trucco: è un nano in smoking con un farfallino creme. Entra una ragazza in perizoma con un bicchiere in mano - “Ah Linda proprio te cercavo… ho bisogno di un favore, lo sai che non posso muovermi”. L’uomo è sulla sedia a rotelle. Gira e fa per uscire dallo stanzino dopo aver passato un biglietto da 50 – “...per il servizio di prima” - e una manata sul culo.
La ragazza si cambia, si pettina, esce. Sculetta sui tacchi fino al primo taxi. Non ha voglia ma deve farlo se no lui si arrabbierà e non è bello vedere Golia, come lo chiamano quelli del giro, arrabbiato, ne sa qualcosa Rosa. Deve filare a Porta Nuova. Di corsa. Un tizio ha lasciato un messaggio per lei.


Il tassinaro ne ha già viste di tutti i colori quella sera: un tossico che non voleva pagarlo, un travestito e ora questa qua. La solita troietta, pensa, uscita da qualche disco e mezza sballata. Minigonna, stivali al ginocchio e un top apertissimo che gli strizza il seno fuori. Salta dentro e gli indica la stazione. Sicuro: è una puttana con protettore extracomunitario. La osserva dallo specchietto, lei guarda fuori. “Sono venti euro”. Gli passa la banconota da 50 di prima. Lui la ritira di malavoglia, ha paura sia falsa, di notte è facile rifilarle. Fa per dare il resto… e lei è già sparita.

(FINE PRIMA PARTE... i commenti sono benvenuti).

domenica 14 dicembre 2008

Intervista col vampiro


Non perché abbia abitudini alimentari particolari, bensì per gli orari che faccio ultimamente...

Cari tutti e tutte, Voi pochi che seguite questo blog discontinuo che più personale non si può, trattasi della mia prima vera intervista e risale al marzo scorso, dico "vera" perché non è stata cercata, ruffianata o altro, come fanno i signori scrittori dell'editoria che conta, ogni qualvolta esce un libro compaiono ovunque, questa che segue è stata un libero arbitrio di Simonetta De Bartolo l'intervistatrice - che ringrazio ancora - e pubblicata sul seguito sito letterario Progetto Babele, all'epoca era fresco di stampa "Mangiami!" quindi le prime domande vertono su quello e sulla casa editrice, ahimé chiusa, Magnetica, seguono poi quelle personali sui miei gusti letterari, cinematografici, le influenze sulla scrittura e quello che penso di editoria e autori in generale, tutto senza peli sulla lingua; siccome è molto articolata non la riporto qui, un unvito: prendetevi del tempo e cliccate qua:

http://www.progettobabele.it/contenitore/FMARANGONI.PHP

mercoledì 3 dicembre 2008

L'autore è una specie che si può avvistare solitamente in...

C'era una volta, tanto tempo fa....
Un pomeriggio di primavera del 2007 ricevetti una gradita quanto inaspettata telefonata, era l'assessore alla cultura di Volpiano - il paese dove vivo da sempre - che durante una piacevole chiacchierata mi proponeva di far parte di una nuova iniziativa atta a far conoscere ai concittadini gli autori locali e dei dintorni nel corso di alcuni appuntamenti serali patrocinati dal Comune e aperti al pubblico.

Fu così che partecipai alla prima edizione - quest'anno replicata con altri ospiti - di "Incontro con l'autore" e inaugurai per primo il 10 maggio il ciclo di presentazioni successive: non solo scrittori, ma anche pittori, un liutaio e un giovane regista.

La serata si è tenuta all'ultimo piano di Palazzo Olivero, elegante palazzina del centro storico ristrutturata da cui si gode una bella vista sui tetti del paese, a moderare e intervistare il presente c'era la giornalista del Risveglio Federica Furbatto, con me nella foto. Quello a sinistra invece è il simpatico cartonato di Guglielmo da Volpiano, importante monaco e architetto dell'Anno Mille la cui fama e testimonianza ha lasciato il segno in mezza Europa.
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Sul tavolo c'erano le copie di "Neroanimale" e "Torinoir" (Edizioni Il Foglio) e "Stregonesque" (Magnetica Edizioni) da cui sono stati interpretati i racconti "Pel di cunin" e un estratto da "L'annegata del Po" da due giovani e applaudite attrici della scuola di teatro "Orme in viaggio", cosa che mi ha emozionato e fatto piacere anche perché era la prima volta che venivano letti in pubblico.
E' stata un'esperienza positiva nonostante il pubblico non proprio oceanico... ha avuto il suo riscontro di interesse nei presenti.

Nel mio caso sostituirei volentieri il termine "autore" con "scrittore", non per darmi un tono o arie del tutto fuori luogo, ma perché definisce chiaramente quello che faccio (anche se non di mestiere inteso come pagato), scrivere, mentre il primo è vago e ha segnato la fine del cinema nostrano fatto di eccezionali mestieranti e artigiani dei generi, a vantaggio di una pochezza presunta "autoriale"; così nella letteratura dove un genere nobile come il Fantastico e l'Horror capace di raccontare storie ed emozionare paga ancora lo scotto di essere snobbato sugli scaffali e da certa editoria italiana.

domenica 30 novembre 2008

Mangiati e digeriti


Non potevo concludere - per il momento - lo spazio dedicato al mio ultimo libro pubblicato, con una bella e approfondita recensione firmata da Simonetta De Bartolo e pubblicata sul seguito portale di nuova letteratura Kultunderground:


"Il lettore è avvertito dal titolo, Mangiami, che sta per incamminarsi in un percorso di paura, ma proprio per questo, subito, "la tema si volve in disio" e si addentra in… piccole perle della letteratura dell’orrido, attratto dalla descrizione, carica di crudo realismo, degli aspetti più malati della psiche umana, del putridume morale e di quello materiale che offendono i sensi e non solo.

Mangiami , già con l’efficace copertina di Fabiano "Deimos" Zaino, con "Mangia, mangia…", l’intelligente premessa di Fabio Marangoni, curatore dell’ "antologia cannibala", ci assicura che l’appetito verrà mangiando. Introdotto da una naturale dolcezza di musica, colori e profumi, ma in un’atmosfera misteriosa e un po’ fiabesca, Il banchetto di Matteo Gambaro propone un assaggio preparatorio, durante… un plenilunio.

Carname di Fabio Marangoni si distingue per la consistente impalcatura narrativa e la vis descrittiva, che ci fa pensare, quest’ultima, ad una forte "presenza" dello scrittore nella contestualità della narrazione. La carne non tradisce di Marco Cartello fonde in modo ben articolato l’horror e una puntuale analisi psicologica.
Se Il sogno di un bambino di Raffaele Serafini fa nascere il desiderio di rivalsa di una condizione d’impotenza, di un senso d’inferiorità e se Nero è polpa di Antonio Favero, breve, ma originale e significativo racconto, dimostra che la violenza sui minori non si estingue con la cosiddetta civilizzazione, Il giusto epilogo di Veronica Squizzato, racconto brevissimo, ma efficace, procede ad un’interpretazione esagerata, in chiave moderna, di una favola e di "quello che non si racconta ai bambini", e, così, l’elemento fiabesco, in Abbondanzieri di Claudio Foti, si carica di esasperati aspetti truculenti.

Se in Canis caninam non est di Carmine Cantile l’interpretazione da parte degli indigeni della parola di Cristo desta nel lettore sgomento e amaro sorriso e La cena di Natale di Malcom Vallet, attraverso una situazione socialmente difficile e realmente possibile, progredisce verso una tragedia familiare di sangue e cannibalismo, in Carne di gabbiano di Alberto Priora, l’antropofagismo, presente in tanta letteratura e nel cinema, viene trattato, in relazione agli effetti psicologici, come elemento di sopravvivenza.

In La valigia di Lombello Edoardo, in cui il desiderio del sacrificio di Cristo come elemento necessario per la vera vita presenta analogie con lo stesso tema del Vangelo di Giuda di Antonio Bica, in Gambe di Michele Tosolini e in Un matto, una mattina di Mario Malgieri la psiche turbata disumanizza completamente i protagonisti. In Il frigorifero di Vito Ferro, l’horror viene introdotto e accresciuto gradualmente, ma poi lasciato, nell’evoluzione finale, all’immaginazione del lettore.
Uno di quei giorni gialli di Alberto Manca è senz’altro originale ed efficace per la vis immaginifica e, dulcis in fundo, per la trovata finale.
In Come noi di Mario Gazzola l’horror investe la problematica dell’esperimento scientifico che viola la natura, che, a sua volta, si vendica.

E’ come se i racconti di quest’antologia tenessero a bada le nostre ansie e le nostre paure portando agli estremi l’orrore della più recente cronaca nera. Carichi d’immagini nauseabonde, ma nitide, realistiche, lontane dalla sfera onirica, ci fanno rabbrividire, inorridire per l’efferatezza di menti sofferenti e malate, "…l’istinto dei folli vigila le spalle dei ragionevoli" (da Carname di Fabio Marangoni), ma, nello stesso tempo, almeno per certi aspetti, richiamano alla mente i grandi maestri dell’orrido, fra cui, perché no, Dante Alighieri, che, nel XXXIII canto, vv. 1-3, dell’Inferno, presenta il conte Ugolino della Gherardesca, che, per l’eternità, rosicchia il cranio dell’arcivescovo Ruggieri:

"La bocca sollevò dal fiero pasto
Quel peccator, forbendola a’ capelli
Del capo ch’elli avea di retro guasto".

Simonetta De Bartolo

Eccomi ...ritrovato!



Ebbene, dopo un'assenza dal blog di quasi un mese dall'ultima annotazione, di cui due settimane per "forza maggiore" causa guasto al pc oltre la mia solita indolenza cronica, riprendo i fili del discorso con la scansione dell'articolo apparso sul "Risveglio" - diffuso settimanale locale di cronaca e attualità del Canavese e Valli di Lanzo - dello scorso gennaio e dedicato all'uscita di "Mangiami!" scritto dalla giornalista Federica Furbatto, la quale segue la mia attività dal 2003; purtroppo essendo sfornito di scanner non posso postare tutti gli articoli dal primo all'ultimo, ma sono diversi quelli dedicati ai miei libri in questi ultimi anni che conservo con piacere.
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lunedì 3 novembre 2008

Cannibali sì, ma non troppo

La prefazione a "Mangiami!" è il suo miglior biglietto da visita per quanto mi riguarda, in breve riporta l'esordio del concorso con il bando, le aspettative e i risultati ottenuti, eccola:


Mangia, mangia…


“…L’uso istintivo o tradizionale o anche la pratica eccezionale di cibarsi di carne umana.”

“Ce l’hanno propinata in tutte le salse.
Gli ennesimi sequel di “Non aprite quella porta” e “Le colline hanno gli occhi” sono di questi giorni.
Per non parlare degli apocrifi che più o meno dichiaratamente ne sono figli. Figli che mangiano i padri. Senza dimenticare la gloriosa stagione italiana dedicata al filone.
Ma non solo il cinema, anche la letteratura ne è piena. Dalla scoperta delle arcaiche Americhe abitate da quegli “apocalypto” come direbbe qualcuno e descritte dai sanguinari conquistadores spagnoli, alle sventure caraibiche del celebre Gordon Pym di E.A. Poe fino agli episodi di cronaca nera nascosti sotto i giardini curati e rigogliosi del vicino mai troppo prudente.
Anche in questo momento il rito si consuma uguale nell’assoluta tranquillità e normalità per alcuni clan indigeni dell’Amazzonia e dell’Oceania. Per non parlare del mondo animale…
Eppure la gente continua ad andare al cinema, a leggere, a volerne sapere di più. Saggi, romanzi e film si sprecano. E si replicano, rigenerano di continuo.
Sto parlando di antropofagia. Di cannibali. Di uomini che mangiano altri uomini. Della primaria e atavica paura dell’uomo, di diventare cibo per un suo simile, di trasformarsi da cacciatore carnivoro a… carne.
E se loro – noi - vogliono vedere, leggere e sapere, gli sarà dato. In pasto.

Cerco storie…”


Con queste parole otto mesi fa esordivo e incitavo dal web l’invio di storie con tema il cannibalismo.
L'idea che mi cullavo altalenante da quando lessi un libricino ("Fame" - ed. Il Foglio), è diventata realtà grazie al sostegno e alla fiducia di un Editore appassionato quanto lettore attento come Lorenzo Nicotra di Magnetica Edizioni, che ringrazio.
Un argomento difficile questo, un tabù, forse l’ultimo che ripugna e affascina da secoli canuti studiosi e antropologi quanto l’uomo qualunque morbosamente attratto dalla minuziosa cronaca di episodi al limite della follia. È orrore reale, queste invece sono storie che si mescolano con la fantasia, la tradizione popolare e lo humour nero.
Un progetto libero e aperto a tutti quanto rischioso perché la tematica non è il classico mostro etichettabile cui la letteratura horror ci ha abituati, è senza maschera come la paura di valicare la barriera che ci divide dagli ultimi antropofagi del pianeta, in una società che vive un rapporto con il cibo quantomeno esasperato.
Un soggetto forte per palati e... penne fini. Così come forti dovranno essere invece gli stomaci dei lettori affamati di novelle in salsa rossa (bianca e verde aggiungerei visto l’unicità nell’editoria italiana di un libro simile). E soprattutto senza la censura delle major.
I racconti selezionati, tutti di qualità e godibili, appartengono alle sfumature più distanti: dalle sottilmente emozionali dell'immaginario fantastico classico allo splatter weird style, dall'enigma macabro alla fantasy favolistica più nera, in questo senso ho raggiunto lo scopo iniziale: non c'è una storia uguale all'altra, mentre tutti sanno quanto è facile il contrario.
Ringrazio indistintamente tutti i partecipanti al Concorso nonché il sostegno dato dai portali web ospitanti, augurandomi una partecipazione ancora superiore nelle prossime iniziative magnetiche e di sostenere la presente con il passaparola, aprendo discussioni nei forum, consigliandola agli amici e acquistando l'antologia. Sosteneteci.
Un particolare ringraziamento va a Fabiano Zaino, il grafico che ha realizzato l’efficace copertina, qui con me per la seconda volta e naturalmente a te, Lettore.


"Mangiami!" ha ancora tanta fame...


Buona lettura,

sabato 1 novembre 2008

Mangiati e contenti

Ovvero un passato recente o un presente già passato


Sto parlando di quella che è a tutti gli effetti l'ultima fatica della prodiga casa editrice di Napoli, Magnetica Edizioni, ovvero l'antologia "Mangiami!", da me curata come è riportato in copertina.

Doveva essere la prima di una serie tanto che era in programma un "volume 2", infatti in quei mesi di inizio 2007 la fitta corrispondenza con l'editore e amico Lorenzo Nicotra mi aveva portato sulla stessa lunghezza d'onda, una forte comunione di interessi tale da offrirmi la possibilità di essere parte attiva di Magnetica, come direttore di collana, e ne aveva in mente già una specifica "Le Gorgoni" dedicata alla narrativa fantastica e horror scritta da donne; entusiasta accettai ma prima di dedicarmi a questa proposi un progetto mio, un'idea che cullavo da un po', un'antologia di racconti con tema l'antropofagia, i cannibali insomma.
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Le ragioni di questa scelta audace le ho spiegate nell'introduzione al volumetto che riporto per intero.

Mi fu lasciata la massima libertà e fiducia nell'organizzare il lavoro e decisi di reclutare i racconti attraverso un concorso libero a tutti nel vero senso della parola, cioé gratuito.
Il bando non ebbe una vastissima diffusione, ma fu pubblicato sui principali siti italiani di cultura horror e ricevetti nella mia casella postale sessanta racconti: un buon risultato per un concorso nuovo di zecca e misconosciuto.
Se la qualità degli scritti era altalenante, la cosa che mi rasserenò fu la varietà, l'aver interpretato il bando con punte di originalità interessanti fuori dai soliti cliché che possono rappresentare temi estremi come il cannibalismo.

La selezione dei testi da pubblicare non fu semplice e mi impegnò alcuni mesi fino all'autunno dello stesso anno quando il libro venne mandato in stampa e messo in vendita sul sito dell'editore.

Una nota di merito particolare va al sempre bravo Fabiano Zaino, l'amico e grafico che ha realizzato dietro mie istruzioni (pignole) la copertina originale e shockante dall'elaborazione di una sua foto, non passa certo inosservata...

A un anno di distanza dalla pubblicazione mi vengono in mente le parole usate da Dardano Sacchetti nella prefazione di "Torinoir" quando riferendosi ai giovani autori presenti scrisse che non erano dei "finti cannibali" in riferimento a un'antologia di successo pubblicata all'epoca da un grande editore della mia città che conteneva scrittori italiani che oggi sono quasi scomparsi... ecco, "Mangiami!", con tutti i pro e contro del caso, è un'esperienza che rifarei con le dovute migliorie, perché è un libro coraggioso, più unico che raro in Italia, che nessun editore big si sognerebbe di pubblicare, per contenuti e per la stessa copertina (mai sentito parlare di censura?), ma essere piccoli, a volte, è quasi un vantaggio.

venerdì 17 ottobre 2008

Gatti dal Buio (reprise!)



L'approfondita recensione de "Gatti dal Buio" della sempre competente Simonetta De Bartolo merita un post tutto suo, potete leggerla anche su KultVirtualPress e sul sito di Patrizio Pacioni, a questi indirizzi:



(Le immaggini sono le due copertine... mancate, una destinata all'antologia dedicata a Edgar A. Poe, l'altra a quella di Bram Stoker, non conosco l'autore ma mi complimento con lui se mai mi leggerà e lo ringrazio, perché sono curate e di ottimo impatto per un libro horror, meglio di quanto fanno editori blasonati con super studi grafici a disposizione... sbaglio?)


"Gatti dal Buio (Magnetica, 2007). Dal buio delle nostre ancestrali paure? Dal buio della notte in cui due piccoli immobili occhi perseguitano tormentate coscienze, sostituendosi alle torce delle Erinni del teatro classico antico? Dal buio dell’affascinante mistero di una creatura affettuosa e sorniona, pronta a trasformarsi in un’efficacissima e crudele macchina da guerra?

Brevi racconti che si leggono d’un fiato, in cui il personaggio principale è il gatto, vittima e carnefice, giustiziere vindice di se stesso. E’ forse un caso che il “gatto a nove code”, una corda terminante con tre codini “acconciati” da nodi o da sfere di ferro forgiate, sia uno strumento di tortura o di auto-fustigazione? Sì, proprio quella piccola e orgogliosa creatura, tanto venerata nell’antico Egitto da essere portata in salvo dalla casa in fiamme prima delle persone e delle cose più preziose, dotata delle proverbiali “sette anime”, capace di resuscitare e, quindi, di vivere sette volte, nove nei paesi anglosassoni, oggetto di superstizione se di pelo nero, tanto amata da Baudelaire. “C’è qualcosa, nell’amore disinteressato e capace di sacrifici di una bestiola, che va direttamente al cuore di chi ha avuto frequenti occasioni di mettere alla prova la gretta amicizia e l’evanescente fedeltà del semplice Uomo” (da “Il gatto nero” di E. A. Poe).

Per Lovecraft, ne I gatti di Ulthar, “…è il depositario di racconti che risalgono alle città dimenticate di Meroe ed Ophir, è parente dei signori della giungla ed erede dei segreti dell’Africa oscura e misteriosa”. Nel volumetto, inserito nella Collana I Premi Letterari e che comprende i dieci migliori racconti fra quelli partecipanti all’omonimo concorso “Gatti dal buio”, bandito dalla Magnetica,, fluttua onnipresente la suspense, ora lieve, ora in crescendo, ora come onda anomala in potenza. L’ombra e il mistero, in Niki di Pina Varriale, l’atmosfera di collettive crudeltà e di affetto infantile, in Cagliostro di Giorgia Sacco Taz, sono ben calati nel sentimentale recupero memoriale.

In Farìa di Marco Daini, racconto breve, ma efficace, si gusta una sottilissima venatura umoristica, mentre in Grigio di Simone Pera le torture inflitte al gatto e alle persone e la voce umana che si fa tramite dei sentimenti del felino sembrano stabilire agognati, impossibili equilibri tra uomo e animale.

In Nuvole come gatti bianchi di Renzo Saffi una struttura narrativa ben articolata supporta un lavoro di fine psicologia, presente anche, in direzione del sociale, in Cater di Alessio Iarrera, racconto dal linguaggio e dalla trama semplici e lineari.

Fobia di Fabio Marangoni mette a dura prova l’attenzione del lettore per l’intreccio narrativo originale e complesso e per le descrizioni minuziose, tipiche dell’attento osservatore, che, a volte colpiscono i sensi (vista e olfatto), così come in L’angelo e in La patata ero(t)ica di Patrick McGrath. Sedici gatti, di Marco Marengo e Alda Iadelise, rivela una fantasia stupefacente e imprime nella mente l’immagine nauseabonda di Lui. In Lavori usuranti di Alfonso Mormile lo sguardo del gatto attenua un po’ la tensione narrativa, ma, attenzione, la bestiola “…morde e graffia. E’ cattivo!”.

Siamo emotivamente coinvolti, infine, da Il concerto d’organo di Guido Marcelli, quasi come quando “ascoltiamo” La musica di Erich Zann di H. P. Lovecraft.

Il gatto, insomma, è il vero protagonista e lo sono inevitabilmente il nostro affezionarsi a lui in maniera morbosa, ma anche la determinazione di allontanarlo da noi e dalla sua casa, le nostre paure, i sensi di colpa, “il dolore che genera i fantasmi” (da Farìa di Marco Daini), l’Ombra minacciosa, il mistero che ci avvolge; i miagolii e i silenzi, le fusa, il pelo ritto e lo sguardo, il suo il linguaggio; il suo ritorno da vivo o da morto e la vendetta. "

Simonetta De Bartolo

Una buona annata



Quella del '06/'07, quando Magnetica Edizioni mentre pubblicava interessanti autori, esordienti e non, promosse tre nuovi concorsi letterari aperti a tutti.
Un paio erano ispirati dall'opera di due grandi autori quali Edgar Allan Poe e Bram Stoker, mentre il terzo alla figura affascinante e misteriosa del gatto nell'immaginario della narrativa del mistero, intitolato "Gatti dal Buio".

Visto l'esito positivo di "Stregonesque", decisi di partecipare ad almeno uno dei tre.
Caso volle scelsi quello dedicato ai felini e l'unico purtroppo che giunse al traguardo alcuni mesi dopo, gli altri infatti vennero sospesi.

L'antologia "Gatti dal Buio" con i migliori racconti uscì regolarmente con la copertina che vedete (le altre due anch'esse ufficiali e pubblicate sul sito dell'editore all'epoca, scomparvero, ma conservo i files), i contenuti spaziano nel filone fantastico classico e nelle leggende della tradizione che fin dai secoli scorsi li ha visti protagonisti, o apparizioni fuggevoli, di centinaia di storie dei più celebri autori mondiali, quindi adatta a tutti i palati.
La mia s'intitola "Fobia" e per certe assonanze con il famoso "Gatto nero" poteva starci bene nel concorso dedicato a Edgar A.Poe....

"Il Gatto: simbolo del mistero, della dolcezza e dell’aggressività insieme; talvolta felino pericoloso, talvolta grande amico dell’uomo.
Venerato e deificato nell’antico Egitto, fu perseguitato nel Medioevo come animale diabolico.
Comunque lo si voglia considerare, il gatto ha sempre una sua specifica peculiarità, che è quella di dilatare enormemente le pupille al buio, assumendo un aspetto enigmatico e minaccioso. I suoi occhi lanciano dal buio una sfida di paura, incertezza e imprevedibilità che sono i temi dominanti di questo volume. "

(Quarta di copertina)

mercoledì 8 ottobre 2008

Streghe?? Non c'è solo in Biancaneve...

...o la vicina di casa!

Nel rispetto della "tradizione", ecco un assaggio del racconto sotto citato, "Lughnasadh", buona lettura....
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- (Ricordo per i "distratti":-) che questo e altri libri possono essere acquistati dal sottoscritto, comodamente da casa Vostra senza mettere il naso fuori!)
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"La stanza era chiusa ma Miria sentiva tutto.
I muri spessi di pietre e malta ovattavano i suoni, i rumori e le parole, ma non i singhiozzi e le urla.
Dietro la porta di legno lustro c’era la paura senza fondo, rotta solo dalle rare uscite di sua nonna e di quel demonio con le orecchie viola. Aveva un nome che non ricordava, ma puzzava di grassume e quando la salutava stringeva le palpebre da gatto rosso in una fessura liquida e gonfiava le gote unte come branchie squamose. Era un ratto di fogna che chiamavano il signor medico.
Miria non staccava gli occhi dalla porta da una settimana, da quando era iniziato tutto.
Nessuno gli diceva niente perché lei era piccola. Aveva otto anni ma capiva tutto. Qualcosa non andava e non glielo volevano dire.
Eppure sua sorella era sempre stata bene.
Giocavano insieme quando si sentì male la prima volta.
Proprio come adesso stava vestendo Dora, era estate perciò aveva indosso poche cose: la gonna di tela di sacco marrone, la camiciola senza bottoni con un buco per la testa e due per le braccine tisiche e il cappello con lo svolazzo trovato nella cesta del rammendo. Giulia non aveva più risposto e i suoi begli occhi nocciola erano fissi come quelli di Dora, due bottoni di vetro spesso e nero senza l’oro zecchino dell’espressione.
Sua nonna disse che aveva la febbre e non l’aveva più vista. Il giorno dopo aveva tentato di entrare ma la porta era chiusa a chiave. Il terzo giorno venne il demonio."
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Tratto da "Lughnasadh".

Lughnasadh

E' anche il titolo del mio racconto presente nell'antologia "Stregonesque".
Ho scritto "anche" non a caso, perchè Lughnasadh, che per assonanza potrebbe richiamare alla memoria i Miti di Lovecraft, è in realtà un'antica festa pagana di origine celtica, tuttora celebrata.


Detta anche Lammas (Festa del pane) dai sassoni, cade il 1° agosto e segna l'inizio della stagione dei raccolti, è la prima delle tre feste ad essi dedicata, in particolare a quello del grano che ne chiude il ciclo della vita, è un ringraziamento alla terra per i suoi doni.
Un tempo si celebrava con una veglia per il dio del Sole (Lugh) con danze, giochi e fuochi, tutti i riti miravano ad assicurare una stagione di frutti generosi in quanto in passato dalla stessa dipendeva la sopravvivenza della tribù durante i freddi mesi invernali, a questo pro si praticava la raccolta dei mirtilli a scopo divinatorio: se la quantità era abbondante si riteneva lo sarebbe stato anche il raccolto.
Inoltre era usanza costruire delle piccole capanne coperte di fiori in riva ai corsi d'acqua dove gli innamorati dormivano insieme la vigilia della festa, il 31 luglio.


Tutto questo, e molto altro che si può trovare nel web, lo ignoravo fino al giorno che mi capitò sotto gli occhi un'intera pagina dedicatagli sul settimanale di cronaca locale.
In quel periodo stavo scrivendo una storia ambientata nel mondo rurale d'altri tempi che legava bene con l'atmosfera misteriosa e pagana dei riti descritti negli articoli - che conservo ancora in una cartelletta - tuttora presenti nella tradizione delle valli della provincia torinese.

Ispirato, aggiunsi del mio mescolando la verità con la fantasia, le leggende popolari con il folklore, ma il titolo l'avevo già trovato.
Nel racconto sono presenti almeno un paio di citazioni cinematografiche e una letteraria di una famosa favola, più quelle inconsce... buona ricerca.

Da notare che il libro è stato segnalato da HorrorMagazine, il più autorevole portale italiano del genere:
http://www.horrormagazine.it/notizie/2336/

(Nell'immagine: una lamia)

mercoledì 1 ottobre 2008

Tremate, tremate, le Streghe son tornate...

Dopo l'avventura torinese ho continuato a scrivere e snocciolare ore di collegamento web alla ricerca di cinema e notizie bizzarre di qualunque sorte.
Non ricordo come, forse consultando un elenco di concorsi, mi imbattei in "Stregonesque", fin dal titolo mi piacque, un concorso letterario dedicato alla figura della strega (spesso trascurata a favore di altri mostri più modaioli...) indetto da una casa editrice che non conoscevo.

Premetto che raramente partecipo a questo genere di cose, men che meno se sono a pagamento con tasse di iscrizione et simili, quella volta feci un'eccezione (per fortuna): affascinato dal tema proposto e scoprendo, dopo un'indagine sul sito dell'editore, che il catalogo virava tutto al fantastico, decisi di partecipare.
Premio per i racconti vincitori la pubblicazione gratuita nell'antologia omonima del concorso, senza obbligo di acquistare nulla. La copertina era già nota: fin troppo soft per colpire l'attenzione, ma d'altronde i contenuti dell'antologia propendono più al fantastico, alle leggende e al folklore stregonesco che all'horror sanguinario quindi la lettura è adatta a tutti.

Una curiosità: l'immagine rappresenta la Madonna di Munch, lo stesso pittore del famoso "Urlo" (vedi sotto), più volte rubato e ritrovato in quel di Svezia.

L'editore era Magnetica Edizioni, con sede a Napoli - ex Chimera Edizioni per un breve periodo - capitanata da Lorenzo Nicotra appassionato lettore e ottimo autore di storie fanta/horror, che cominciai a conoscere casualmento dopo essere stato selezionato per l'antologia, in quanto rispondeva personalmente alle mail. Nacque così un proficuo scambio di opinioni su libri, cinema e... altro!

La nota dolente è che oggi l'editore pare aver chiuso i battenti (quindi i titoli pubblicati sono reperibili solo presso gli autori), il sito è off-line da qualche mese, è un vero peccato perché era sì una realtà misconosciuta e senza reale promozione ma rappresentava un caso più unico che raro nel panorama italiano, in quanto pubblicava validi e giovani scrittori nostrani e opere prime quasi esclusivamente di genere fantastico, un toccasana per i patiti italici, e a prezzi modici. Ma non dispero, ho fiducia in Lorenzo.

domenica 28 settembre 2008

L'annegata del Po

Annegati e asciutti...


E' il titolo del mio racconto presente nell'antologia - Torinoir - tutta torinese per atmosfere, vicende e autori, non poteva essere più esplicito anticipando l'enigma alla Hitchcock presente nella prima parte della storia che si svolge lungo il Corso del Po e su di esso (il battello Valentino), fiume che attraversa la città e da sempre ne segna il destino magico e tormentato, mentre la seconda parte vira all'azione e al ritmo degno di un poliziesco anni Settanta, a cui si ispira, alla Umberto Lenzi.


Chi ha letto la precedente raccolta personale noterà uno stile diverso, meno barocco, voluto per onorare la vecchia scuola noir (e poliziesca americana soprattutto) disincantata per bocca dei fatti e dei protagonisti, più di uno, che si ritrovano smarriti per circostanze diverse e bizzarre, con i loro sguardi e bagagli in un'arsa estate torinese persa nella memoria.
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Torino, estate 2003.

1.
Il mattino è un cascame di stelle morte sulla città.
Il trauma sudato del risveglio sudati prende alla gola anziani e bambini scivolando via sull’ottimismo della prima pioggerellina di un quarto d’ora all’orizzonte. Intanto si crepa.
Le previsioni d’altronde non lasciano scampo. Di respirare non se ne parla nemmeno.
La città è uno stagno morto. La cantilena è sempre la stessa: chiudetevi in casa e non uscite nelle ore più calde.
Insomma, godetevi il vostro nuovo condizionatore finché funziona. Invece c’è troppo bisogno di vivere per quelli rimasti in città, volenti o nolenti.
La cappa fiacca i polmoni fin dalle otto e il sole non molla mai. Ovunque è un’istantanea mossa e sovraesposta alla luce di maschere di signore snob con borsetta e vecchi bianchi come conigli ai giardini accecati dai flash del padre eterno.
Guglielmo Cannelli fa quel tratto di strada alla stessa ora da quasi quarant’anni.
È comodo, arriva prima e non gli piace cambiare la strada vecchia per quella nuova.
Gli piace sedersi al Valentino con la schiena rivolta al fiume e aspettare l’orario di lavoro abbandonato a occhi chiusi. È metodico per necessità perché la memoria l’ha salutato da un pezzo.
La schiena è già bagnata e preferisce non pensare alla divisa di panno blu uguale estate-inverno. Almeno la giacca deve proprio, il resto può farne a meno, tanto ancora sei mesi e se ne va in pensione. Beato lui.

Da: "L'annegata del Po".

sabato 27 settembre 2008

SMS?!? ...

Oggigiorno il telefono cellulare è diventata un'appendice di silicone dell'essere umano, con esso si fa di tutto e di più, nel bene e nel male... anche le recensioni. Non ci credete?

Questo è un sms che mi è giunto qualche giorno fa a pranzo da un'amica che sta(va) leggendo "Neroanimale":

"Mi sono addormentata all'inizio del 2° racconto. Pel di cunin mi è piaciuto. Mi piace molto come scrivi belle descrizioni ma non pesanti e noiose."

Chissà che sorpresa per lei rileggersi qua, grazie per la pazienza;-)
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Se non vi basta e volete qualcosa di ufficiale, ecco un'ottima recensione di Torinoir della sempre brava e competente Simonetta De Bartolo pubblicata su KultVirtualPress nel 2006 ( http://www.kultvirtualpress.com/articoli.asp?data=289 ), anno di pubblicazione dell'antologia la quale ha avuto segnalazioni sui maggiori portali di genere e non: Librando, Opera Narrativa, KultUnderground, Thriller Magazine, Progetto Babele, MilanoNera, LaTelaNera e altri.


"Torino austera, capitale d’Italia dal 1861 al 1865, orgogliosa della sua storia, del suo Palazzo reale, dell’imponente Mole antonelliana, della Basilica di Superga, con le tombe dei re di Sardegna, la Torino dei Murazzi, della Fiat di Agnelli, la Torino olimpionica, la Torino bianco-nera di Fabio Capello e, infine, la "Torinoir", Giallo & Nero delle Edizioni Il Foglio. Un’antologia, con l’efficace prefazione di Dardano Sacchetti, di otto racconti di otto autori torinesi. La lettura offre tonalità, registri narrativi e tematiche di fondo vari e originali: da Fabio Beccacini, che insiste sul disagio esistenziale e si concede alcuni momenti di lirismo in "Chi siamo noi e dove andiamo noi", ad Alberto Castellaro, che, in "L’iceberg", con il suo stile cronachistico, lega giallo, noir e fatti storici. La Tela Nera dedica al noir, "e non solo", la sezione "PulpWriters", curata da Fabio Marangoni, che partecipa all’antologia con "L’annegata del Po", racconto coinvolgente, che, insistendo sull’imprevedibile, stuzzica la curiosità del lettore. Colgono nel segno: Massimo Di Francesco, col suo stile lineare e semplice, ma ad effetto, in "Nessuno al mondo", racconto realistico e insieme grottesco; Corrado Farina, attraverso l’umorismo con cui, in "Mezzasega", affronta con originalità problematiche socio-politiche e culturali; così anche lo stile spiccatamente umoristico e realistico di Andrea Malabaila, con quel curioso finale a sorpresa in "Banana meccanica", Luca Pizzolitto, che insiste ad oltranza sull’ironia della sorte come ingrediente fatalistico e tragicomico della realtà, in "Come rugiada (monologo a due voci)" e, per finire, Diego Serra, con il suo concitato stile discorsivo, le sue rappresentazioni realistiche e un finale surrealisticamente sdrammatizzante in "Come vanno le cose". I racconti, impostati sul principio naturalistico di causa ed effetto, preceduti da piantine topografiche e illustrazioni, originali per strutture narrative, ci portano in giro per la città, facendoci conoscere quartieri, piazze, strade, monumenti, che sembrano partecipare alle vicende. La lettura è senz’altro piacevole: "Oggi la gente vuole il sangue. E se la gente vuole il sangue, noi dobbiamo darle il sangue" (da Banana meccanica), e svela l’orgoglio degli scrittori di essere torinesi e il timore per la presenza di extracomunitari. I personaggi, ben curati nei tratti somatici e nell’aspetto psicologico, sono specchio di una società che ben conosciamo, tormentata da droga, prostituzione, traffico d’opere d’arte, delinquenza, sottile perbenismo di facciata, insofferenza per una vita "normale", malessere e insoddisfazione dell’uomo, crisi esistenziale, "…chi siamo noi e dove andiamo noi. Ma questa dopotutto nessuno lo sa" (Fabio Beccacini).

Simonetta De Bartolo"

domenica 21 settembre 2008

All'ombra della Mole

...altre ombre e tanto cinema.

Torinoir va ricordato per almeno due altri motivi.

Uno particolare quanto strettamente personale: ogni racconto è infatti corredato da una mappa, una vera e propria cartina topografica che fa riferimento alle strade e ai luoghi citati nella storia, con qualche foto, per dare un'idea della zona anche a chi non ha mai messo piede nel capoluogo piemontese; tutte create da me (purtroppo ho perduto i files cambiando il pc, altrimenti le avrei postate).

L'altro, più importante, è la soddisfazione rappresentata dalla prefazione scritta per l'occasione da un grande autore di cinema, soggettista e sceneggiatore di decine di pellicole dall'horror al giallo, che ha lavorato con Mario Bava, Dario Argento e Lucio Fulci solo per citare gli arci noti, nonché amico, Dardano Sacchetti, che riporto integralmente perché merita davvero:




"Sono arrivato a Torino, a piazza Castello, in un giorno di fine estate del ’67, dopo un viaggio "on the road" con rischio di crash a 180 all’ora. Su invito di un’amica bionda, ero andato a conoscere i ragazzi di "Unci dunci", un film sperimentale realizzato in proprio. Da piazza Castello, in Collina nella casa dell’architetto, porta aperta a tutti, calore umano zero, la sera a mangiare fonduta, tartufi e inciucchirsi di ottimo vino. E poi, all’Unione culturale, il New american cinema. Una settimana che ha cambiato la mia vita. Per gli incontri. Per la città, che non conoscevo. La città sbastionata. La città di Nietzsche. La città del biennio rosso. La città del cinema. La città del triangolo magico. E delle pasticcerie. Intorno, brughiera e cimiteri isolati, dove non si riposa mai in pace. Sono tornato diverso, cambiato, inquieto. Di quell’inquietudine che ti rende afasico e ti riempie le tasche di coriandoli insanguinati. Torino, la città nera per eccellenza. Dove ogni crimine è possibile, dove ogni cadavere viene trascinato via con discrezione dal Po. Torino, la città di Rol. Non a caso il mio primo film, Il Gatto a nove code, è ambientato a Torino. Non a caso Dario Argento subisce il fascino di questa straordinaria città. E non a caso, un amico di stranezze, mi ha inviato una raccolta di racconti: TorinoNoir. Racconti che non si potevano concepire in altre città. Racconti apparentemente innocui, riservati, discreti, intimi, che non cercano l’effetto per prendere alla gola il lettore, che non vogliono essere trendy, né imitare gli americani come i falsi "cannibali romani".
Racconti scritti con semplicità calviniana, ma che nelle parole che scivolano via leggere come foglie d’autunno celano un disagio che è il disagio di questa città, apparentemente per bene ma in realtà madre di raffinate follie. Racconti che non vanno bruciati con una lettura frettolosa, ma che bisognerebbe assaporare lentamente, magari a Torino, magari nel cuore della notte, seduti su una panchina al Valentino, dopo aver percorso via Roma inseguito dall’eco lontana dei propri passi. O forse erano quelli di altri.
Buona lettura."

sabato 20 settembre 2008

C'era una volta Torinoir

Da libri, nasce libro...


Dopo la pubblicazione del mio primo libro seguirono alcune modeste e sperdute presentazioni nel circondario, tuttora ne parlo volentieri a fiere paesane e serate tematiche quando sono invitato, tra queste la più riuscita per pubblico e organizzazione si svolse a Venaria Reale (sì, quella della Reggia...) in una bella libreria su due piani del centro.

Presenti un manipolo di giovani autori di Torino e provincia, tutti pubblicati dal Foglio, compreso lo stesso editore, Gordiano Lupi, venuto apposta da Piombino a presentare il suo ultimo libro. Feci conoscenza con tutti e di ritorno a casa pensai che sarebbe stato interessante riunirci in un nuovo progetto editoriale, il giorno dopo lanciai l'idea a Gordiano che l'appoggiò, iniziò così il passaparola, via mail, tra gli autori di quel pomeriggio venariese.

Non fu facile, tanto che talvolta venne meno il mio entusiasmo iniziale, creare il gruppo tra uscite e aggiunte per divergenze sul progetto, mettersi d'accordo sul filo conduttore da dare alla futura antologia, finché si stabilì per l'ambientazione Torino, per sottolineare l'unione degli autori e delle storie con la città stessa, e il genere noir, con tutte le sfumature che comprende, dal giallo classico al poliziesco d'azione.

Il mio racconto s'intitola "L'annegata del Po" prende spunto da un equivoco hitchcockiano vissuto dal protagonista, conducente del battello turistico sul fiume, poi si evolve nel poliziesco d'azione, omaggiando il filone omonimo italiano degli anni '70, senza dimenticare l'ironia.

Tra gli ospiti uno d'onore, Corrado Farina, regista di cinema degli anni '70 ("Hanno cambiato faccia", "Baba Yaga") con un racconto inedito a sfondo storico che ispirò il suo successivo romanzo, visto che da anni si occupa con successo di narrativa.


Il libro uscì un anno dopo con il titolo TORINOIR.
E' tuttora in catalogo presso l'editore e richiedibile comodamente a: ilfoglio@infol.it , oltre che dal sottoscritto.
Piace e vende, per il genere popolare e per la caratterizzazione geografica definita, e forse anche per la riuscita copertina realizzata dall'eccezionale grafico e amico Fabiano Zaino con il quale ho fatto conoscenza proprio in merito a questa pubblicazione.

venerdì 12 settembre 2008

A volte... ristampano

Contro venti contrari e ogni previsione!

Ebbene sì, nonostante la completa inesperienza di allora e la scarsa visibilità generale contro il mio attivarmi nel web per spargere il verbo, circa due anni dopo la sua pubblicazione "Neroanimale" ha avuto una piccola ristampa che si differenzia dalla prima per la copertina
.
No, nessuno stravolgimento, la farfalla è rimasta al suo posto e neanche mi sono dato arie con elaborazioni pop-art, semplicemente lo sfondo è diventato giallino antico.
Perché?
Pura casualità, me lo sono visto spedito a casa così, dovuta immagino al cambio di tipografia dell'editore.
Nulla di sconvolgente, i contenuti sono identici... tranne un particolare inspiegabile, ma su questo sorvolo, tanto nessuno ha entrambe le edizioni per confrontarle, a parte me.
E' stata una soddisfazione nel mio piccolo, tuttora digitando il mio nome in un famoso motore di ricerca che inizia per "G" appaiono una serie di pagine con in testa questo libro.

Oggi i libri del Foglio hanno tutti copertina lucida plastificata di qualità, senza nulla da invidiare neanche editorialmente ai big del settore.

(Cosa centra la foto? Niente, non ci badate, il collegamento è solo nella mia testa;-)

giovedì 11 settembre 2008

Gli incipit

Un assaggio, Pel di cunin.


Si sa la maggior parte dei lettori assidui, talvolta me compreso, prima di sborsare euri per un libro di un "perfetto sconosciuto" (...diamogli una chance) si soffermano a leggere le prime righe: il metodo ha i suoi limiti per carità - quanti inizi sprint inconcludenti - ma molti l'hanno presa in parola e mantengono le aspettative con un'apertura folgorante che ti spinge oltre le prime pagine in un soffio.
Non so se vale lo stesso nel caso di un'antologia come "Neroanimale", ma tentar non nuoce (...e qualcuno potrebbe convincersi all'acquisto!), quindi ecco l'inizio di "Pel di cunin", il racconto d'apertura e anche uno dei più apprezzati dell'intera raccolta.

PS. Facciamo un gioco...
Occorrente: prendete una decina di bestseller d'oltreoceano, quelli a pile nei supermercati, togliete la sovracopertina con titolo e autore, rendeteli anonimi insomma, ora apriteli a caso o all'inizio se preferite: sapreste riconoscere l'autore dallo stile?
Magari è proprio il vostro beniamino che seguite da anni... dubito, sarà la traduzione che appiattisce o la diffusione del linguaggio parlato nello scritto, ma si somigliano tutti o quasi... meditate gente.


"Appennini, Italia, 1950...

- "Pel di cunin! Pel di cunin!"
- "Nonna vieni! c’è Pel di cunin!".
Scendeva spesso cantilenando sull’ora tarda del meriggio dalla chiesetta dei Frati sul colle grigio lungo l’unica viuzza scavata fra le case di cotto, unite una sull’altra a ridosso del monte, verso la piazzola cittadina attraversando tutto Borgo Velletri trascinando rumorosamente dietro di sé il carretto con le ruote ferrate sulla via pietrosa immersa nel silenzio tiepido di una sera d’ottobre.
- "Vieni anche tu nonna, dai!"
Seduta nella poltrona vicino alla finestra stava ingoiata negli sbuffi del velluto ocra e il gonfiore dei cuscini d’oca quasi da non vederla se non per la bianca capigliatura spuntare dal busto del sedile. Occupata con l’uncinetto appena volse distrattamente il capo con un sorriso leggero e veloce, ricco di dolcezza e stanchezza insieme, stropicciando la fronte con il palmo della mano e accennando a un gesto lieve di moto come a dire
"va, va tu, non me la sento caro, ho le gambe stanche..."
Avevo paura di Pel di cunin"

da Pel di cunin

domenica 7 settembre 2008

Rassegna stampa...



Questa invece è inedita.

E' una recensione "informale" di un autore nonché musicista con cui ero in contatto all'epoca della pubblicazione di "Neroanimale" e scambiai delle piacevoli mail, Stelvio Mestrovich (chissà se mi legge e si ricorda, lo saluto) che in quel periodo pubblicò con Flaccovio nella collana noir "Venezia rosso sangue".
Purtroppo persi i contatti con lui cambiando indirizzo mail, ma questa resta una delle migliori.


"La sensazione che ho ricevuto nel leggere il primo dei dieci racconti di "Neroanimale" del giovane scrittore torinese Fabio Marangoni è stata quella di essere su una spiaggia in pieno inverno e vedere una imbarcazione all’orizzonte, un semplice puntino nero che stenta a muoversi. Quel neo è la trama: non determinante, che c’è e non c’è. Ma conta la distesa d’acqua, cioè la ricchezza delle descrizioni, il mare del mistero, che ti prende e, con l’immaginazione, ti trascina nelle sue viscere animate e ricche di colori e più scendi più abissale è il fascino dell’occulto. "Pel di cunin" concentra in quattro pagine una antologia del terrore con il finale pennellato da un artista consumato. "Solo un’orchidea sul davanzale si screziò di rosso". Come delineare meglio di così, coagulata in nove parole (mi ricorda Il gatto a nove code), una morte violenta?
‘Primus inter pares’, a mio giudizio il migliore dei dieci racconti, Pel di coniglio apre la strada ad altre emozioni che conducono il lettore verso paurosi, terribilmente ipnotici fondali oceanici alla scoperta di quel colorato e ancestrale divisorio tra realtà e incubo.
"La piccola morte" è una maniacale, inquietante ma magistrale descrizione di un cimitero che occupa la quasi totalità (ripensa al mare) della storia (la lontana imbarcazione).
E così via. Sino a "Il taglialegna" che riporta il lettore al "Pel di cunin".
Colpi di genio. Chiuse mozzafiato:
"E nella destra l’accetta piena di grumi scarlatti".
Un libro, questo di Marangoni, scritto benissimo e con forti radici classiche nel genere specifico. Nel risvolto di copertina si citano Poe, Lovecraft, Dick, Barker e Spillane. Aggiungerei il primo Dario Argento."

venerdì 5 settembre 2008

Neroanimale



Tutto cominciò un bel dì quando...


Dopo "Visioni Infernali", un volumetto poco più che amatoriale stampato dall'associazione Club Ghost di Torino che mi rese particolarmente entusiasta perché per la prima volta una mia storia era pubblicata, il mio esordio è "Neroanimale", 2003, Edizioni Il Foglio, grazie alla fiducia di Gordiano Lupi, direttore, il primo a parlare concretamente, senza chiedere denaro in cambio o dare risposte e proposte evasive come quelle che mi giunsero nel periodo in cui affidavo i miei scritti alle Poste.

Così, inaspettatamente e senza esperienza, mi ritrovai a fare quello che non avevo mai fatto e non conoscevo del "mondo editoriale": correggere le mie stesse bozze e rispedirle, scegliere la copertina.
Quest'ultima fu una scelta quasi "casuale", c'era bisogno di un'immagine con buona definizione per la stampa, io non avevo niente di preparato, solo una vaga idea di cosa volevo, per un disegno di mio pugno - me la sono sempre cavata - non c'era tempo; finii per cercarla in rete, senza un'idea precisa, capitai per caso in un sito con decine di foto di farfalle e... oggi credo che non la cambierei, perché è incisiva, semplice e originale come deve essere una buona copertina, me l'hanno detto in tanti, inoltre uno dei racconti fa riferimento al soggetto.

Riguardo i contenuti del libro, si tratta di dieci storie che sfumano il noir col fantastico, l'horror soprannaturale con le inquietudini rurali, nostrane, fino all'onirico e all'omaggio ai grandi dell'Ottocento.
Non cambierei una virgola di questi racconti.

All'epoca il libro fu recensito in diversi portali dedicati alla letteratura di genere e non, tuttora raggiungibili, tra le tante una delle più rappresentative è quella di Simonetta De Bartolo (http://www.kultvirtualpress.com/articoli.asp?data=133 ) che ringrazio ancora:
"Leggendo NEROANIMALE ,
dieci differenti racconti accomunati da una progressiva suspense, di Fabio Marangoni si colgono interessanti aspetti comportamentali dell’uomo immerso nella quotidianità del vivere, aspetti legati al filo sottile dell’impossibile, della fantasia e dell’immagine onirica.Da competente scrittore del genere horror, Fabio Marangoni scandaglia la psiche umana e fa emergere gli effetti che la paura ha su di essa, rappresenta come reali, e come tali le fa accettare al lettore, la paura della morte e le immagini spettrali che si aggirano nella immaginazione e, ancor di più, nei sogni. La raffinata sensibilità dell’autore si coglie nella suspense in cui il lettore rimane imprigionato fino alla fine di ogni racconto, nella rappresentazione di elementi e situazioni che nella vita fanno realmente paura, nella descrizione puntuale, sul piano psicologico, del comportamento di Sara in Babau , nei continui accenni al trascorrere del tempo e agli inevitabili cambiamenti del mondo della produzione e del paesaggio, nel continuo avvincente recupero memoriale, specie nel racconto che chiude la raccolta. Del mondo degli affetti l’autore focalizza i legami familiari connotati dai valori della tradizione, così in Pel di cunin tra nonna e nipote, così in Babau tra madre e figlia.La modernità dello stile di Marangoni emerge, in particolare, dalla descrizione degli oggetti attraverso il gioco delle linee e delle sfumature di colori in Un solo battito d’ali o di luci ed ombre in Babau . A volte sono effetti della luce artificiale (quella dei proiettori in Raul fa bene il suo lavoro , quella dei neon in Background 26 ) e a volte di quella naturale ("…un rostro spuntava da un lato e la luce fievole lo segnava come l’occhio magico accennandone le zone d’ombra e risaltandone il profilo severo…" in L’apostola ). E in direzione della modernità del narrare sono la morte del narratore-soggetto alla fine del racconto e l’affidamento della conclusione ad un altro narratore in terza persona in Pel di cunin , l’uso sapiente della punteggiatura per sottolineare la frammentarietà del discorso, l’uso frequente della parola onomatopeica, i pochi, ma significativi, cenni alla cultura romana in La piccola morte e a quella africana in Le ceneri e in L’apostola , l’imprevista fine, di alcuni racconti, che lascia sconcertato il lettore, come in Background 26 , in cui solo in ultimo si scopre che il lui è una lei, o in Babau , che lascia il lettore in dubbio sulla causa della morte della bambina o, ancora, in L’apostola , il cui finale resta ermetico. "

mercoledì 3 settembre 2008

Chi sono...

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..da dove vengo e cosa faccio, nel dettaglio;-)




BIOGRAFIA DI FABIO MARANGONI


Fabio Marangoni è nato a Torino il 29/05/79, ma vive a Volpiano un paese a pochi chilometri dal capoluogo.

Affascinato dalla scoperta dei poeti simbolisti francesi, inizia a comporre poesie che vengono riunite successivamente nella raccolta "Il sogno della crisalide", ancora inedita.
Dal '98 scrive racconti incentrati sul mistero e sul fantastico ispirati dagli autori americani dell'Ottocento, Poe in primis, ma anche influenzati dal movimento milanese della Scapigliatura. Ha esordito editorialmente pubblicando il racconto "Le ceneri" sul volume "Visioni Infernali", Edizioni G.Ho.S.T, Torino.

Nel 2003 pubblica il suo primo libro, "Neroanimale", una raccolta di racconti che mescolano abilmente tematiche tradizionali del mistero e dell'orrore con quelle stilisticamente più moderne del noir di periferia, per le Edizioni Il Foglio di Piombino (LI). Seguirà una ristampa.

Nel 2004 il racconto "Centauri come back!" entra a far parte del volume "Carne Morta", AA.VV., edizioni G.Ho.S.T, Torino, dedicato ai non-morti.

Nel 2005 vince la 6^ edizione del Premio Letterario Licurgo Cappelletti con il racconto "Da zero a cento".

Nel 2006 è presente nell'antologia "Torinoir", Edizioni Il Foglio di Piombino (LI), racconti gialli e noir ambientati nella cintura torinese scritti da torinesi.
Lo stesso anno il racconto “Lughnasadh” è incluso nell’antologia “Stregonesque” incentrata sulla figura femminile della strega tra folklore e tenebre, della Magnetica Edizioni (NA) diretta da Lorenzo Nicotra.


Dal 2007 è direttore di collana dell’editrice Magnetica Edizioni (NA) e promuove progetti dedicati al nuovo horror e al fantastico italiano.
Lo stesso anno pubblica il racconto “Fobia” nella raccolta dedicata ai felini diabolici “Gatti dal Buio” (Magnetica Edizioni) e per lo stesso editore cura la prima antologia italiana dedicata ai racconti cannibali selezionati dall’omonimo concorso, dal titolo “Mangiami!”.


Collabora con il portale La Tela Nera, dove è stato giurato del concorso gratuito per racconti noir/horror/mistery NeroPremio e di altre importanti iniziative letterarie quali Sanguinario Valentino, Concorso Morto, cura la rubrica delle recensioni librarie.


E per ora è tutto.



martedì 2 settembre 2008

Benvenuto

Cara visitatrice, caro visitatore,

(di questo pianeta o from the other space, di qualunque lontana galassia.....)

benvenuto nel mio blog, sito, diario, scatola delle scarpe riempita di memorabilia personale e altrui, facente parte di me e della mia vita.

Chi sono lo vedi a lato - in brevissimo - questa è la mia vetrina virtuale, non come quelle che sei abituato a vedere nelle vie in del centro, alla moda e minimaliste, lucidate a specchio e dalle luci studiate di chirurgici faretti alogeni, design svedese, ma vuote di sostanza; questa è una piccola bottega degli orrori, incorniciata nel legno scuro da fregi antichi come quelle di due secoli fa, con la polvere a conservarli e il calore che trasmettono le cose artigianali e uniche create con la passione, la fatica e l'arte manuale - come la scrittura in un certo senso - che nascono dal bisogno di esprimersi, di raccontarsi nel tempo a chi si affaccia e sa leggere dentro tra i ricordi e le emozioni.

Non ci trovi i soliti noti, bestseller veri o presunti da un tanto al chilo, né l'Hollywood miliardaria e divistica, ne parlano tutti e troppo, bensì - inizialmente - le mie pubblicazioni passate e spero future, recensite e commentate, perché media e informazione generalista ignorano la piccola editoria indipendente, i giovani scrittori nostrani che non sono fenomeni editoriali costruiti e spesso incapaci, soprattutto il genere fantastico e l'horror che hanno una lunga e nobile tradizione ma ritenuta scomoda e poco redditizia per Qualcuno.

Naturalmente ci sarà spazio anche per altro, libri e cinema l'altra mia passione. E forse per iniziative editoriali che possono nascere e trovare sostegno attraverso il blog stesso.
Mi riprometto di aggiornarlo, mentre per informazioni e acquistare i miei libri (purtroppo non li trovi in libreria né al centro commerciale) scrivetemi... senza paura.
Grazie per l'attenzione e torna a trovarmi.