"...a determinare il valore che un libro può avere per me, non ha alcun rilievo che sia famoso o di moda. I libri non ci sono perché per un certo tempo tutti li leggano e li dimentichino come una notizia di sport o di cronaca nera: i libri vogliono essere goduti e amati con calma e serenità..."

Hermann Hesse

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Questo angolo di bosco del web, è aperto alla collaborazione Seria e Costante con disegnatori, registi e quanti vogliono usare le mie storie come soggetti per la loro creatività. L'unione fa la forza, al momento non prometto denari - non ci sono neanche per il sottoscritto - ma tanta gloria!

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domenica 7 settembre 2008

Rassegna stampa...



Questa invece è inedita.

E' una recensione "informale" di un autore nonché musicista con cui ero in contatto all'epoca della pubblicazione di "Neroanimale" e scambiai delle piacevoli mail, Stelvio Mestrovich (chissà se mi legge e si ricorda, lo saluto) che in quel periodo pubblicò con Flaccovio nella collana noir "Venezia rosso sangue".
Purtroppo persi i contatti con lui cambiando indirizzo mail, ma questa resta una delle migliori.


"La sensazione che ho ricevuto nel leggere il primo dei dieci racconti di "Neroanimale" del giovane scrittore torinese Fabio Marangoni è stata quella di essere su una spiaggia in pieno inverno e vedere una imbarcazione all’orizzonte, un semplice puntino nero che stenta a muoversi. Quel neo è la trama: non determinante, che c’è e non c’è. Ma conta la distesa d’acqua, cioè la ricchezza delle descrizioni, il mare del mistero, che ti prende e, con l’immaginazione, ti trascina nelle sue viscere animate e ricche di colori e più scendi più abissale è il fascino dell’occulto. "Pel di cunin" concentra in quattro pagine una antologia del terrore con il finale pennellato da un artista consumato. "Solo un’orchidea sul davanzale si screziò di rosso". Come delineare meglio di così, coagulata in nove parole (mi ricorda Il gatto a nove code), una morte violenta?
‘Primus inter pares’, a mio giudizio il migliore dei dieci racconti, Pel di coniglio apre la strada ad altre emozioni che conducono il lettore verso paurosi, terribilmente ipnotici fondali oceanici alla scoperta di quel colorato e ancestrale divisorio tra realtà e incubo.
"La piccola morte" è una maniacale, inquietante ma magistrale descrizione di un cimitero che occupa la quasi totalità (ripensa al mare) della storia (la lontana imbarcazione).
E così via. Sino a "Il taglialegna" che riporta il lettore al "Pel di cunin".
Colpi di genio. Chiuse mozzafiato:
"E nella destra l’accetta piena di grumi scarlatti".
Un libro, questo di Marangoni, scritto benissimo e con forti radici classiche nel genere specifico. Nel risvolto di copertina si citano Poe, Lovecraft, Dick, Barker e Spillane. Aggiungerei il primo Dario Argento."

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