"...a determinare il valore che un libro può avere per me, non ha alcun rilievo che sia famoso o di moda. I libri non ci sono perché per un certo tempo tutti li leggano e li dimentichino come una notizia di sport o di cronaca nera: i libri vogliono essere goduti e amati con calma e serenità..."

Hermann Hesse

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Appello ai naviganti!
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Questo angolo di bosco del web, è aperto alla collaborazione Seria e Costante con disegnatori, registi e quanti vogliono usare le mie storie come soggetti per la loro creatività. L'unione fa la forza, al momento non prometto denari - non ci sono neanche per il sottoscritto - ma tanta gloria!

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giovedì 10 novembre 2011

Scrittori, che gente!

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Parafrasando una nota esclamazione di Enzo Ferrari rivolta ai piloti e alla loro vita che lui conosceva bene...

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Il mese scorso leggendo un Urania di oltre un trentennio fa (indovinate un po' dove l'ho trovato), mi sono imbattuto in appendice al romanzo in un articolo del grande scrittore di fantascienza Isaac Asimov (1920-1992, foto), "Paradiso perduto" (titolo originale "Milton! Thou Should'st Be Living At This Hour", tradotto da Laura Serra, 1980):


"Qualche tempo fa mi trovavo ai magazzini Bloomingdale a firmare copie di libri miei. Non è una pratica che mi sento di consigliare a persone che siano anche solo minimamente timide o sensibili. Comporta infatti lo stare seduti a un tavolo di fortuna sormontato di libri vostri, e l'essere circondato da innumerevoli indumenti femminili (a me, almeno, era capitato proprio il settore abbigliamento donna). La gente vi passa vicino con espressioni che vanno dalla più totale indifferenza al leggero disgusto. A volte guardano i libri con un'espressione che sembra dire «Su quale immonda porcheria si è mai posato il mio sguardo?» e passano oltre.
Ma, naturalmente, ogni tanto c'è anche qualcuno che viene a comprare un libro, e allora voi gli firmate la copia per pura gratitudine.
Per fortuna io non sono per nulla timido e so reggere a qualsiasi sguardo senza arrossire, ma immagino che per i più sensibili una simile esperienza sarebbe una specie di tortura. Perfino io avrei fatto volentieri a meno di sottopormici, ma è il mio editore che organizza questo tipo di cose, e io comunque non voglio avere l'aria di uno che rifiuta senza motivo alcuno iniziative prese per far vendere di più i suoi libri."


L'articolo poi prosegue cambiando decisamente argomento e toni, trattando il "Paradiso perduto" del poeta inglese John Milton come un'opera fortemente fantascientifica per i tempi; mi interessava la spontaneità semiseria di questo incipit, scritto una trentina d'anni fa ma attualissimo riguardo la "condizione dello scrittore", mi ha fatto sorridere e ricordato le impressioni provate durante le mie rare presentazioni fatte finora, con la differenza che non ho pubblicato la bellezza - tra romanzi e saggi - di cinquecento libri come Asimov!!

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