"...a determinare il valore che un libro può avere per me, non ha alcun rilievo che sia famoso o di moda. I libri non ci sono perché per un certo tempo tutti li leggano e li dimentichino come una notizia di sport o di cronaca nera: i libri vogliono essere goduti e amati con calma e serenità..."

Hermann Hesse

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Appello ai naviganti!
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Questo angolo di bosco del web, è aperto alla collaborazione Seria e Costante con disegnatori, registi e quanti vogliono usare le mie storie come soggetti per la loro creatività. L'unione fa la forza, al momento non prometto denari - non ci sono neanche per il sottoscritto - ma tanta gloria!

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domenica 15 febbraio 2009

Scrivere di cinema

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Sembra un controsenso che un mezzo espressivo che ha la sua potenza primaria nell'immagine unita secondariamente al suono e alla parola possa essere raccontato così bene in un libro, eppure è quello che fanno da anni le Edizioni Profondo Rosso di Roma e la collana dedicata alle biografie dei Maestri del cinema di genere nostrano, quello che non si fa quasi più.

Per la prima volta sui Vostri schermi cito un libro non mio, non all'apparenza almeno perché contiene anche un mio articolo firmato, "Fernando Di Leo e il suo cinema nero e perverso" di Gordiano Lupi è un'opera dedicata alla grandezza di un regista scomparso nel 2003 e molto prima dai botteghini ma che ha lasciato un segno, una ferita aperta come un foro di pallottola, profonda nel noir italiano e non solo: "Nei film girati da di Leo c’è sempre un’ironia di fondo, anche nelle pellicole più truci. I miei debiti di passione e cinematografici con questo regista sono tanti…" afferma il grande Quentin Tarantino, uno che ha fatto del cinema dei Settanta italiano una bandiera.

Il mio articolo prende il via da una pellicola insolita e unica nella filmografia di Di Leo, il thriller/horror "La bestia uccide a sangue freddo", targato '71, periodo d'oro del giallo argentiano, e ne approfondisce le tematiche in lungo e in largo, dall'aspetto registico alle starlettes protagoniste.
Il libro potete ordinarlo in libreria o presso l'autore, scrivendo alle Edizioni Il Foglio.

Tornando a noi pochi intimi del blog,

sono giunto a metà mese di questo già corto di suo, neanche a farlo apposta perché non sono per le scadenze da calendario, e proseguo con il terzo mini episodio della serie... non tv, ma web, "Le ore piccole" che conoscete come le vostre tasche ormai; forse l'argomento è un po' fuori stagione e il tono è ... , ditelo Voi.

Alla prossima!



FUNGHI

La sua stagione preferita è l'autunno.
Gli piacciono i colori delle foglie, i frutti secchi caduti dagli alberi, i ciottoli levigati dal vento e dalle piogge, una gamma dal giallo paglierino al carminio, dalla terra rossa alla fuliggine dei carboni bruciati.
Marco nel doposcuola preferisce cercare i campioni per la sua raccolta che dare calci al pallone.
Armato di secchiello e passione si avventura nei cortili dei vicini, nei giardini pubblici, lungo il canale d'irrigazione e fra le aiuole: c'è sempre una pigna diversa, una foglia strana, una pietra magica.
Il suo sogno proibito è l'ultima casa che domina la via: un villino di due piani abbandonato da un ventennio dopo un fatto da dimenticare. Nel cortile antistante cresce una vegetazione selvatica mentre sul retro le piante e le siepi fitte mai potate sono un sogno salgariano di foresta metropolitana. I cartelli di divieto sono ormai illeggibili.
Un pomeriggio scavalca. Inventa una scusa con gli amici e s'infila tra la staccionata scrostata. Il cancello è sempre spalancato. Nessuno ruba in quella casa.
Fantastica sui reperti che avrebbe raccolto in quella natura selvaggia.
I cocci taglienti lo fissano dall'anima fumosa d'ogni mattone. L'erba gli arriva alla cinta. Si fa largo fino al porticato dell'ingresso. La porta è inchiodata, ma può spiare dalle finestre rotte.
Il buio inghiotte tutto mentre alita uova marce. Fa il giro senza staccare le dita dai muri.
Quando gira l'a
ngolo non crede ai suoi occhi. Non ne ha mai visti così tanti e diversi insieme. Di tozzi e larghi, di alti ed esili, dei colori più disparati, dal rosso maculato al giallo oro. Decine di funghi, sparsi qua e là, spuntano come nelle favole.
D'istinto ne coglie uno. Sflop. Stregato lo avvicina e annusa. La cappella emana una nota dolciastra alla nausea, stordito la spezza come marzapane e la mangia. Mastica lento, mastica senza sosta...
Non rincasa per cena. Lo cercano tutti. Il giorno dopo arriva la polizia. Niente. Trovano il secchiello vuoto nel prato del villino. Si ipotizza già un rapimento.
Nel retro è spuntato un giovane funghetto con una barba fulva come i capelli di Marco.


FINE.

domenica 1 febbraio 2009

Schifidor?!?

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L'altro giorno in edicola mentre passavo in rassegna la sfilata di mega cartonati con le varie serie tv, classici, quasi cult e horror di terz'ordine americani in dvd, alle mie spalle entra un ragazzino - avrà avuto dieci anni - che domanda concitato alla proprietaria: "Ce l'ha gli schifidor?", stupito rimango in attesa di chissà quale amenità, salvo scoprire trattarsi di innocue figurine o "card" come si dice oggi... io alla sua età guardavo Lupin III, Occhi di Gatto, al limite Lady Oscar, c'erano gli album dei calciatori e quelli degli animali, ma gli schifidor - ammesso che si scriva così - chi se li aspettava, complimenti alla fantasia terrificante dei creativi, brrr...

Tornando a noi cari tutti, pubblico un nuovo spuntino per le notti a venire, per i minuti prima di abbandonarsi al sonno con la abat-jour accesa, mentre progettate la giornata che v'aspetta e rimontate quella trascorsa a vostro piacimento, finalmente registi di voi stessi, attenti al fai da te... confesso che non mancano in queste storielle i riferimenti letterari e cinematografici, stavolta almeno uno cosciente, degli altri prendete nota!

A presto,


LA CONSEGNA

Remo ha i capelli grigi e fa il fattorino da vent'anni.
Consegna con l'apecar la spesa a domicilio e i pacchi. Svolge con dedizione il suo lavoro e non ficca il naso negli affari degli altri.
Da sei mesi fa tappa nel nuovo quartiere di villini a schiera, ogni lunedì recapita uno scatolone trenta per quaranta a un anonimo spilungone che intravede dallo spiraglio.
È pieno luglio, un caldo ronzante e le tapparelle sono tutte giù. Suona.
Aprono, senza domandare. Il vialetto è deserto, neanche una macchina parcheggiata.
Aspetta davanti alla porta. La maglietta bagnata appiccicata al petto.
Nessun rumore da dentro. Suona ancora insistente, ha fretta.
«E' partito stamattina» - è la vicina di casa, occhiali di tartaruga e prontezza da gatta - «...mi ha lasciato le chiavi per pulire».
Entrano insieme. Puzzo di chiuso.
Un filo di luce filtra dalle stecche col pulviscolo e i mosconi verdi morti. Per terra c'è di tutto. E decine di scatoloni identici aperti.
Per la prima volta guarda all'interno. Contengono centinaia di bende di cotone, barattoli di grasso, strane spezie e oli. Accanto c'è una pila di libri.
«E' uscito presto, poi sono venuti quelli dei traslochi a prendere una cassa oblunga».
Il titolo del primo volume è: “Il Grande Libro dell'Antico Egitto: Manuale di auto imbalsamazione”.

FINE.