«Da questa storia si impara che i bambini, e specialmente le giovanette carine, cortesi e di buona famiglia, fanno molto male a dare ascolto agli sconosciuti; e non è cosa strana se poi il Lupo ottiene la sua cena. Dico Lupo, perché non tutti i lupi sono della stessa sorta; ce n'è un tipo dall'apparenza encomiabile, che non è rumoroso, né odioso, né arrabbiato, ma mite, servizievole e gentile, che segue le giovani ragazze per strada e fino a casa loro. Guai! a chi non sa che questi lupi gentili sono, fra tali creature, le più pericolose! »
(Le Petit Chaperon Rouge, Charles Perrault, 1697)
Come è noto a quanti mi conoscono e seguono questo sito, amo il cinema con una particolare inclinazione verso i generi, noir e horror in primis, e maggiormente se italiani della gloriosa stagione Settanta/ Ottanta, dunque con particolare piacere che ho accolto la gentile offerta del giovane regista indipendente Stefano Simone di inviarmi una copia del suo ultimo cortometraggio di cui è anche montatore e direttore della fotografia.
Foglio Cinema – dopo la collana cartacea di successo dedicata alle biografie di grandi artigiani del cinema nostrano e mondiale – è lieta di presentare “Cappuccetto Rosso” (2009) dall'omonimo racconto di Gordiano Lupi rivisitazione a sua volta in chiave horror – come se l'originale scritta da Charles Perrault e ripresa dai Fratelli Grimm non lo fosse abbastanza, con la nonna estratta viva e integra dal lupo sventrato! - della celeberrima favola che tutti conosciamo.
La funzionale sceneggiatura di Emanuele Mattana adatta con ritmo la novella lupesca dal fiero sapore retrò esplicitato subito dalla dedica nei titoli di testa ai Maestri ormai di lassù – Mario Bava, Joe D'Amato, Lucio Fulci – per confermarlo nella prima scena con il protagonista che all'uscita dalla scuola con un'amica cita un tris di titoli baviani.
Ma le analogie col passato fiabesco terminano qui.
Infatti è Pietro (Luca Peracino) il novello e ingenuo “Cappuccetto Rosso” di Perrault, a lui è affidato il cestino di viveri dalla mammina premurosa per portarlo alla nonna inferma a letto che vive guarda caso nel bosco (le splendide locations naturali di Perrero, comune in provincia di Torino, dove è stato girato), sulla strada incontra la nostra Cappuccetto Rosso (Soraia Di Fazio), quella di Lupi, sexy vamp in mantellina corta rossa e calze nere quanto pericolosa secondo le dicerie di paese - “Io credo solo in quello che vedo e tocco”, afferma Pietro, moderno San Tommaso – che maliarda gli propone una gara, se vince gli svelerà il suo nome.
Il resto lo sapete, o credete di saperlo, perché talvolta la vittima diventa carnefice una volta di più e il lupo è dentro di noi, non sempre metaforicamente, celato e nascosto dalla normalità ma pronto a risvegliarsi per dare la caccia alla prossima sprovveduta Cappuccetto Rosso.
Il resto lo sapete, o credete di saperlo, perché talvolta la vittima diventa carnefice una volta di più e il lupo è dentro di noi, non sempre metaforicamente, celato e nascosto dalla normalità ma pronto a risvegliarsi per dare la caccia alla prossima sprovveduta Cappuccetto Rosso.
Stefano Simone dà prova di buona maturità tecnica, di un preciso senso dell'inquadratura e capacità nel montaggio efficace e snello per tutti i trentuno minuti della durata, misurata la fotografia che passa dai chiaroscuri dorati del bosco ai notturni del borgo, sempre sostenuto dal tema principale delle inquietanti musiche di Luca Auriema che ricordano le migliori nenie da "Halloween" a "Profondo Rosso", senza dimenticare la partitura scritta per le misteriose sequenze dirette nel bosco.
Gli amanti dello splatter troveranno vero e proprio pane per i loro denti – nonché validi effetti speciali - nella scena del “pasto” che nei gesti richiama alla memoria il cult “Antropophagus” di Joe D'Amato, ma anche gli zombi romeriani, mentre l'espressione che si legge negli occhi del protagonista sorpreso dall'arrivo del cacciatore ricorda “Martin – Il Vampiro”.
Se proprio per onor di verità bisogna fare un appunto, è la recitazione dei due ruoli principali a essere poco incisiva, ma consideriamo l'interezza dell'opera, la giovane età degli interpreti e dei tecnici, l'intento dichiarato dal regista ventitreenne riguardo “Cappuccetto Rosso” ispirato “dal gotico degli anni '60 allo splatter degli anni '80, una sorta di rivisitazione personale del lavoro dei più grandi maestri del cinema italiano, condotta con pochissimi mezzi, ma tantissima creatività”, allora dobbiamo levarci il cappello di fronte a tanta buona volontà e passione, soprattutto quest'ultima che oltre al sottoscritto anima ed è il motore di team che realizzano lavori come questo che certo troverà sempre spazio e ascolto su questo sito oltre che attenzione e riconoscimenti nei numerosi Festival nostrani dedicati a quella fucina di idee che sono i corti.
“Cappuccetto Rosso” sarà inoltre allegato all'antologia “Racconti Sepolti” edita dalle Edizioni Il Foglio di Piombino, di cui vedete la copertina con al centro la locandina del cortometraggio di Stefano Simone.
4 commenti:
Salve gente,
faccio un'eccezione alla regola e posto un commento in vece di Gordiano Lupi, autore del racconto "Cappuccetto Rosso" da cui è tratto il corto, mi ha autorizzato a farlo dato che non possiede un profilo Google. E Voi??? Dite la vostra!;-)
"Un gran bel commento, scritto da uno che s'intende di horror italiano (e non solo). Mi ha fatto molto piacere la citazione della vera favola di Perraul, troppo spesso dimenticata. io la faccio ascoltare a mia figlia in un audiolibro che si trova in rete,ma lei non ci crede, dice che non è la vera storia. La mia controfiaba, però, è ispirata da LE FIABE AL CONTRARIO di Gianni Rodari e ad Aldo ZElli che scrisse una storia di Cappuccetto Rosso che se ne andava per il bosco con fucile caricato a pallettoni per dare la caccia al lupo. Ne fece un bel fumetto Oscar Celestini, uscito su X Comics. Gordiano Lupi"
Seconda eccezione... alla regola, e mi capirete leggendo:
"Posto questo commento non in veste di "autore", ma di semplice "cinefilo/spettatore". Uno degli obiettivi del film era far trasparire il nostro (parlo al plurale perchè includo anche Gordiano e Lele) amore per quel "cinema di genere" leggero e genuino allo stesso tempo; quel cinema privo di intellettualismi o cose di questo tipo; quel cinema che va preso "così com'è"; quel cinema di "serie B"! Spero che tutti gli amanti del genere lo possano visionare! Grazie a Fabio e a tutti coloro che stanno leggendo queste righe. Stefano Simone"
Le recensioni di Fabio sono sempre delle perle di analisi ponderata e senza manierismi.
Curiosa rivisitazione della fiaba di Cappuccetto Rosso, appunto già inquietante nella sua versione originale!
Però un piccolo sforzo, createvi un account su google per commentare i prossimi articoli del blog, dai che io ogni volta dimentico la password e devo reimpostarla eheheh!
Grazie per i complimenti witchblue, troppo buona, faccio del mio meglio quando si tratta di far conoscere il lavoro di altri che mi ha colpito.
E sottolineo il tuo appello a crearsi un account Google per commentare questo e altri blog, immagino siano più di uno i lettori silenziosi che leggono ma non commentano per questo motivo... e invece mi farebbe piacere conoscere le loro opinioni.
PS. ( ma che smemorata sei!;-)
ciao,
Posta un commento