"...a determinare il valore che un libro può avere per me, non ha alcun rilievo che sia famoso o di moda. I libri non ci sono perché per un certo tempo tutti li leggano e li dimentichino come una notizia di sport o di cronaca nera: i libri vogliono essere goduti e amati con calma e serenità..."

Hermann Hesse

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Appello ai naviganti!
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Questo angolo di bosco del web, è aperto alla collaborazione Seria e Costante con disegnatori, registi e quanti vogliono usare le mie storie come soggetti per la loro creatività. L'unione fa la forza, al momento non prometto denari - non ci sono neanche per il sottoscritto - ma tanta gloria!

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domenica 19 aprile 2009

Mal'aria: fine intervallo, tutti in sala (2^ parte)

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Luci e ombre. Ossia visto che c'entra l'acqua, bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto.

E paradossalmente sono proprio le zone d'ombra che mancano - di cui il romanzo di Baldini sicuramente non è privo - l'atmosfera fondamentale della palude con le nebbie e i fastidiosi insetti, c'è troppa luce, troppo sole, tutto troppo nitido e pulito nella fotografia, compresi i bei faccini pettinati degli attori protagonisti che non mi convincono, preferendogli i caratteristi (ad esempio il contadino che colleziona appese nel capanno-museo le ossa fossili trovate nella palude) .


E poi soprattutto registicamente si doveva osare di più: le solite inquadrature televisive. Proprio in televisione passano serial americani che costano un occhio di diritti, cento volte più crudi e tosti, mentre in "Mal'aria" manca quella sana e robusta cattiveria che, bada bene, non è la vista del sangue a tutti i costi o la violenza esplicita, ma creare inquietudine nello spettatore.
Dalla sua ha la novità, almeno di questi tempi, e tematiche poco trattate dalla tv generalista in prima serata. Bella la sigla con la ninna-nanna della Borda nelle corde della storia, mentre purtroppo durante il resto del film tv la musica ha tempi e melodie patetiche da telenovela.
Seppur molto sfruttato l'espediente dei ricordi tramite flashback del protagonista Carlo sono suggestivi e supportati da scelte cromatiche d'effetto - filtri rosso, blue, giallo.
Nota di merito extra: la seconda puntata è andata in onda senza interruzioni pubblicitarie per circa un'ora filata di film, tanto di cappello.
In conclusione un sincero in bocca alla... Borda agli addetti ai lavori, per le future e spero sempre maggiori produzioni televisive di genere giallo e mistero perché gli appassionati sono più di quanto si crede e sanno criticarle quanto premiarle.

Tornando al nostro orticello cartaceo - perché no, potete stamparle se non amate leggerle sul video, non è vietato! - per dormire sonni agitati consiglio le piccole ore, di cui la storia seguente fa parte.... buona lettura.




BAGAGLIO A MANO

La mattina sa di ferro e sangue. Lo sente nella bocca quando la notte finita lascia strie di arancio e viola sul cofano della vecchia e squadrata berlina che corre sulla provinciale nella campagna nuda.
L'uomo al volante è stanco. Guida dal giorno prima e la tensione lo divora. Ma deve fare presto per consegnare la merce perché è delicata e deperibile. Ha lasciato l'autostrada vicino alla frontiera con la Svizzera, la dogana è il punto cruciale, deve evitare i controlli.
Nello specchietto un'auto sospetta l'ha seguito, poi ha svoltato mentre lui rientrava sulla statale dopo un valico anonimo di un borgo di montagna. Ce l'ha fatta.
La stanchezza aumenta e si ferma al primo motel, un prefabbricato basso e lungo, col parcheggio sul davanti e la portineria sul lato est.
«Buongiorno, vorrei una stanza, grazie»
«Bagagli?» - ribatte formale la donna senza alzare gli occhi dal registro.
«No, solo bagaglio a mano.»

È ora di cena, ma non ha fame. Si stende sul letto senza togliere le coperte.
Apre il giaccone e controlla la merce, l'altra è nella valigia aperta ai piedi del letto. È chiusa in bustine di nylon e scatolette di resina. Dentro fa un caldo umido. Suda. Scorda le precauzioni e si abbandona al sonno.

All'alba due agenti di polizia si presentano al motel mostrando una foto.
L'anonima proprietaria insofferente li scorta alla camera con la copia della chiave. Apre. È buio pesto a parte il paralume sul comodino. E vede. Urla isterica.
Un cono di luce arancio inquadra il brulicare fitto di centinaia di creature sulla forma scura distesa sul letto. Migliaia di arti instancabili al lavoro sui tessuti teneri del volto. Uno grosso come un'arancia esce dalla bocca strappando le labbra.
«È il trafficante che cerchiamo. Importava specie rare di aracnidi e insetti tropicali dall'Est, sono protette e... molto aggressive».

FINE.

mercoledì 15 aprile 2009

Mal'aria... d'aprile

Cari nostalgici delle uova di cioccolata,

subito dopo la proverbiale scampagnata di Pasquetta, abbiamo trovato la sorpresa di mammaRai in prima serata: "Mal'aria", film televisivo nelle canoniche due parti - da ancora più canonici novanta minuti ciascuna - scelta insolita e "coraggiosa" di questi tempi disgraziati (dove il 90% di quello che viene manipolato da tutte le emittenti è monnezza purissima: quiz idioti, cosiddetti reality a qualsiasi ora, informazione di regime, patinate fiction di preti, medici, avvocati, poliziotti et varia).

E' anche la prima volta che tratto specificatamente cinema su queste pagine perché marginale rispetto l'intenzione principe di privilegiare la mia scrittura e perché questo è un adattamento dall'omonimo romanzo di Eraldo Baldini, scrittore ravennate noto per aver coniato il genere "gotico rurale", un mix di noir e fantastico che fa perno sulle leggende popolari misteriose che si tramanda(vano) a voce i nostri nonni, in questo caso la protagonista è la Borda, strega che vive nelle acque della palude e "soffia e azzanna".
"Mal'aria" appartiene anche di diritto al filone giallo e mistero in voga nella stagione tv d'oro degli anni Settanta, con sceneggiati cult come "Il segno del comando", tanto per citare forse il più celebre, con le debite distanze del caso.

Il regista è Paolo Bianchini, che dopo una ricerca ho scoperto essere un veterano del nostro cinema (della non più verdissima età avevo intuito vedendo un'intervista) quello di genere come aiuto regista prima e poi autore anche di due cult, un certo "Hipnos - Follia di un massacro" e "Devil's man story" conosciuti più all'estero che da noi, negli ultimi anni ha realizzato un paio di film per la Rai, il suo sembra un ritorno alle origini o almeno ad atmosfere che conosce.
Tra gli attori principali volti conosciuti del piccolo schermo: Ettore Bassi, Stefano Dionisi, Sarah Felberbaum, Giorgio Biavati, Francesco Salvi, Eros Pagni, Stefano Dionisi, Giuseppe Soleri.

Per conoscere nei dettagli la trama e leggere l'intervista al cast, consiglio:


(CONTINUA tal disquisizione... prestissimo, con la mia opinione, anche perché stasera trasmettono l'ultima puntata, intanto potete dire la Vostra, non mordo!;-)

giovedì 2 aprile 2009

200 Anni(me) fa


Chissà perché non riesco a immaginarlo scrivere al portatile le sue storie da incubo e rispondere alle e-mail degli ammiratori di mezzo mondo, eppure duecento anni sono un'inezia paragonati all'età del pianeta quanto un'infinità per gli stravolgimenti esistenziali generati dalla scienza e dalla tecnologia, tanto che per certi versi sembrano lontani già gli anni Novanta...

Mi riferisco al trascorso duecentenario della nascita di Edgar Allan Poe - il gentiluomo nel ritratto a fianco - il 19 gennaio 1809, ricorrenza certamente festeggiata con gli onori e riconoscimenti che merita oltreoceano nel paese natale, tra conferenze e pubblicazioni, e anche dalla comunità web in portali ben più frequentati del mio, ma tant'è, sono ammiratore e debitore - eccome, lo siamo tutti noi amanti degli incubi cartacei - del padre del giallo moderno ("I delitti della Rou Morgue"), dei racconti del terrore, del fantastico, del mistero e del grottesco persino, del poeta romantico del "Corvo", tanto che spesso siamo portati a confondere i personaggi folli, allucinati ed emarginati delle sue storie morbose con il creatore stesso che si spegnerà solo quarant'anni dopo in preda al delirio tremens, causato dall'alcolismo, per anni unico palliativo stordente di una vita sgangherata.


Lo pensavo qualche sera fa guardando l'ennesima trasposizione de "The Black Cat" , "Il gatto nero", forse il suo racconto più celebrato e portato al cinema - trasmesso su Raitre/Fuoriorario che merita un sincero plauso per la prima visione (non censurata) di entrambe le stagioni della serie americana "Master Of Horror" di cui non perdo un episodio ogni lunedì notte - di cui quello diretto da Stuart Gordon non si scosta dalla tradizione.

Ora invitarVi a leggere una delle mie storie sembrerà irriverente, ma le Sue le trovate in tutte le librerie e biblioteche del mondo, e poi ai suoi tempi non esistevano i videoregistratori... buona lettura, come sempre: i commenti sono benvenuti!




V H S

Tutta gente tranquilla che lavora e rincasa la sera nel palazzo dove abita, tutti tranne lei e Anselmo che vive di sopra, un arzillo e canuto professore in pensione. L'ha conosciuto la prima mattina dopo il trasloco, scendeva le scale con un bel molosso, da quella volta è scattata la molla della simpatia e Chiara, troppo sola da tanto tempo, non ha saputo rifiutare l'invito di un thè.
La prima volta è stato uno shock. È rimasta bloccata sull'ingresso istupidita. Non si aspettava di trovarci quello in casa di una persona così a modo. Ne era pieno persino l'ingresso.
Perché Anselmo è un collezionista di un genere molto particolare: videoamatore nel senso stretto del termine. Registra qualunque cosa: film, telefilm, programmi culturali e talk-show notturni, negli ultimi vent'anni ha cumulato un archivio da far tremare le teche Rai, tutto su nastri, migliaia di vhs scrupolosamente archiviati su scaffali metallici che riempiono due stanze, nel corso degli anni ha venduto i mobili per far posto alla sua collezione.
L'altro giorno si è sentito male. Chiara ha visto arrivare l'ambulanza e l'abbaiare di Tommy è inequivocabile. L'hanno portato via sulla lettiga senza conoscenza. È svenuto in poltrona davanti al televisore con gli amati videoregistratori, tre, in funzione.
Ha le chiavi e si reca di sopra per dare la pappa a Tommy come d'accordo con l'anziano proprietario in casi d'emergenza.
Chissà cosa stava guardando. Gli apparecchi sono in pausa, sembrano attendere qualcosa. Il vecchio tubo catodico frigge, manda scariche nella nebbiolina di pixel grigi. Si siede fissando lo schermo in cerca della risposta. Tommy è nervoso, non mangia e uggiola accanto a lei. I display lampeggiano impazziti, si azzarda a premere “play”. Inizia qualcosa. Ma non sul video. Nelle pupille dilatate rimbalza un mare d'odio, di violenza e ottusità, un vortice magnetico apre una breccia nella sua coscienza tele-apatica. Crollano le difese e la pressione. È incollata al sedile, rigida, catatonica. La fronte scotta, poi brucia gonfiandosi.
All'ospedale le flosce palpebre chiuse del professore vibrano eccitate.

FINE.