"...a determinare il valore che un libro può avere per me, non ha alcun rilievo che sia famoso o di moda. I libri non ci sono perché per un certo tempo tutti li leggano e li dimentichino come una notizia di sport o di cronaca nera: i libri vogliono essere goduti e amati con calma e serenità..."

Hermann Hesse

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Appello ai naviganti!
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Questo angolo di bosco del web, è aperto alla collaborazione Seria e Costante con disegnatori, registi e quanti vogliono usare le mie storie come soggetti per la loro creatività. L'unione fa la forza, al momento non prometto denari - non ci sono neanche per il sottoscritto - ma tanta gloria!

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lunedì 29 marzo 2010

"Lo scomparso"

Ovvero, peripezie di un cinefilo bis nel palinsesto notturno
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E' una delle mie ultime videoregistrazioni, cominciata prima di Natale e terminata un paio di mesi fa, arco temporale dovuto alla sospensione degli sceneggiati notturni durante il periodo festivo (chissà perché poi?) e della pessima abitudine di dividere la singola puntata in tranci come il pesce spada, così due da cento minuti ciascuna diventano sei pezzi trasmessi al ritmo di uno alla settimana su Raidue.
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Sull'onda dell'entusiasmo per i vecchi sceneggiati "giallo&mistero" ho guardato "Lo scomparso", che tanto vecchio non è - 1987, ma il periodo d'oro era già... scomparso - ma il giallo latita e il mistero è poco. Colpa anche del fatto che s'apre alla "Colombo": ossia lo spettatore conosce fin dal principio l'assassino e questo annienta il poter giocare all'investigatore casalingo, fortuna che poi il film verte su altro.
Il quadro familiare della vicenda sembra una telenovelas: c'è un ricco e vecchio industriale sposato a una giovane donna affascinate quanto calcolatrice e ambiziosa, ci sono le figlie l'una insicura con un matrimonio che sta naufragando e la giovane "figlia di papà" viziata e incosciente sarà la testimone (in)consapevole di un omicidio. L'unico che si salva è il genero, speranza del vecchio ingegnere, ma... scompare.
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La regia funzionale è affidata a Marcello Baldi su un soggetto di Enrico Roda (ricordate "Geminus"? E' opera sua, insieme ad altre storie per la televisione) sfrutta la bellezza paesaggistica delle montagne della provincia di Trento e Riva del Garda e un cast dove spicca su tutti la dark lady Lorenza Guerrieri (nella foto, anche brava attrice di teatro) nei panni di Fulvia, la moglie del facoltoso industriale, sempre perfetta e spietata; altro volto noto della televisione di quegli anni è Renato Mori (il commissario) che tanti ricorderanno al fianco di Michele Placido ne "La Piovra".
Gli altri interpreti principali sono: Michel Rocher (Alfredo Piale/Tony Costaura), Laura Troschel (Clara), Francesca Ciardi (Mariolina), Cristiana Borghi (Judy), Philippe Lemaire (l'ingegnere Desio), Giancarlo Zanetti (Venturi).
Accattivante il motivo musicale.
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Insomma non certo un'opera imprescindibile, chissà perché la scelta è caduta su questo titolo invece che su altri ben più appetibili e meritevoli che prendono polvere nelle teche Rai invece di essere trasmessi in uno spazio loro che sarebbe ora avessero e non col contagocce a ore assurde della notte, quando si ricordano... questo sì che è un vero giallo&mistero!

martedì 9 marzo 2010

L'elefante contro la formica rossa e inca...!

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"Give me what I want,
and I will go away."

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Datemi quello che voglio e io me ne andrò.
Questo l'oscuro messaggio dell'uomo che viene arrestato nel tranquillo paesino isolano durante un'eccezionale tormenta di neve.
Il lungo film in tre parti - trasmesso recentemente per tre venerdì consecutivi da Rai4 senza interruzioni pubblicitarie durante i circa novanta minuti di ogni puntata, tanto di cappello - è tratto dall'omonimo libro "La tempesta del secolo", scritto come sceneggiatura da Stephen King.
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Nella storia sono presenti i topos cari allo scrittore del Maine: la piccola comunità della provincia americana, chiusa in sé che nasconde dietro la normalità i più biechi segreti, l'arrivo dell'elemento esterno ed estraneo che altera gli equilibri mettendo gli uni contro gli altri privandoli della maschera, la scelta per il bene della collettività, la famiglia e il Male.
Oltre quattro ore totali sono troppe per quanto piacevoli, soffre di quella che lo stesso King nelle sue prefazioni ironicamente definisce "elefantiasi" della scrittura, la stessa che gli permette di sfornare annualmente tomi di mille pagine e viste le milioni di copie vendute in tutto il mondo non è così grave!
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E dove c'è "l'elefante" non può mancare la formica, anch'io ogni tanto ricevo graditi quanto inaspettati apprezzamenti per le mie storie, come questo sms di una cara amica che saluto e che sarà sorpresa di leggerlo qui:
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"Io non amo lo stile troppo descrittivo ma tu non fai una descrizione fisica, tu usi le immagini per trasmettere le sensazioni. Poi quel racconto non era facile da scrivere con quegli sbalzi temporali."
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Si riferiva al racconto "Carname" contenuto in "Mangiami!".
E di certo non soffrono di elefantiasi i miei racconti condensati dell'immancabile serie "Le ore piccole", ecco finalmente il nuovo concentrato di sogni e incubi accompagnato dall'evocativo disegno originale di Fabiano Zaino... a Voi commentare!
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L'ICONOGRAFIA

Non ha smesso di pensarci un attimo da quando ha ricevuto quella telefonata.
Anche adesso mentre parcheggia la lucida berlina nel posto riservato davanti al palazzo di famiglia rimugina le parole.
L'androne è silente tra le colonne marmoree e la lanterna fioca sotto la volta, le scale salgono ripide in spire di ferro battuto dagli intrecci floreali.
Non è un caso, sei mesi prima è successa la stesa cosa al padre.
Due facchini faticano scendendo i gradini con un pregevole cassettone di noce del secolo scorso.
Lo riconosce: è quello della camera materna, è stato avvisato anche dell'asta.
Suo padre non l'avrebbe permesso, ma da quando era tornato dall'India non era più lui. E poi si era ammalato quasi subito.
L'ascensore ferma al terzo piano. Echeggiano voci tra le mura, l'eco scende nella tromba delle scale e risale distorto, sussurrato.
Dopo la morte del genitore ha setacciato tutto quanto c'era nelle proprietà, comprese le casse portate dall'ultimo viaggio, l'esperto che aveva consultato era stato chiaro: da quello dipendeva la salvezza.
Rita alle loro dipendenze da trent'anni lo aspetta sconvolta sulla porta. È stata lei a chiamare quando la situazione è precipitata.
La casa spoglia è irriconoscibile, l'unica stanza abitata è il catafalco della madre.
Quattro candelieri ai vertici della bara aperta e una serie di lumini rossi e drappi ai muri, anche per coprire la fuliggine. Incredulo esce.
Due operai stanno smontando il letto.
«Quello era sotto il materasso»
L'uomo indica una tavola dipinta, in un angolo.
Sembra un'iconografia sacra: la figura scrostata indossa una tunica lunga fino ai piedi, le mani coperte da guanti e il volto in ombra è posato sulla fiera alla sua destra mentre accarezza il capro nero alla sinistra. Un demonio pallido che ha succhiato via l'anima di sua madre.

FINE.