"...a determinare il valore che un libro può avere per me, non ha alcun rilievo che sia famoso o di moda. I libri non ci sono perché per un certo tempo tutti li leggano e li dimentichino come una notizia di sport o di cronaca nera: i libri vogliono essere goduti e amati con calma e serenità..."

Hermann Hesse

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Appello ai naviganti!
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Questo angolo di bosco del web, è aperto alla collaborazione Seria e Costante con disegnatori, registi e quanti vogliono usare le mie storie come soggetti per la loro creatività. L'unione fa la forza, al momento non prometto denari - non ci sono neanche per il sottoscritto - ma tanta gloria!

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domenica 20 giugno 2010

A 'Vulpian

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Ve lo siete mai chiesti? Com'era il paese dove vivo cinquanta, cento o mille anni fa?
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Io l'ho scoperto da qualche anno a questa parte, otto per la precisione, da quando si celebra una festa che mette in luce il passato più e meno recente della cittadina a diciotto chilometri da Torino dove vivo dalla nascita, con mostre di documentazione e foto prese dall'archivo comunale, visite guidate a chiese (ce ne sono diverse, soprattutto cappelle campestri) e luoghi di interesse storico. Uno su tutti il castello. O meglio, i resti del castello perché fu abbattuto dalle cannonate francesi nel 1555, oggi rimangono le mura perimetrali (quelle nella foto) che portano ancora i segni del violento assedio, visitabili soltanto durante questa giornata perché l'area purtroppo è proprietà privata.


Così non manco di fare la ripida salita che parte dal cuore del paese, un centinaio di metri, oltrepassare il cancello, e inerpicarmi sulla collina verde, all'ombra delle piante che sono cresciute nel terrapieno di quello che era il castello. Arrivato in cima mi godo la brezza e la vista sull'intero paese e di parte di quelli vicini, mentre la guida spiega le vicende storiche dell'Anno Mille e cosa ha portato alla sua distruzione.
Quest'anno ho avuto un incontro inaspettato: mentre scendevo verso il centro ho incrociato altri visitatori che andavano nella direzione opposta, tra i quali un volto noto che non sono riuscito subito ad associare al nome... più tardi ho riconosciuto un giornalista del Tg3 Regionale Rai!
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Non me l'aspettavo proprio nel mio paese... e scommetto che tanti pensano la stessa cosa del loro, invece i piccoli centri spesso custodiscono grandi tesori "nascosti sotto il nostro naso".
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La prossima volta magari vi racconto del "trasloco" del cimitero, sembra lo spunto per una storia horror di infima categoria invece è successo davvero, ma ora vi lascio a un'altra storia, spero non infima, della serie "Le ore piccole", ironia della sorte dedicata a uno dei miei cibi preferiti... come Donatello, Michelangelo, Leonardo e Raffaello insegnano, ma sì loro, le mitiche tartarughe ninjia! Avete capito cos'è??
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Presto si aggiungerà l'illustrazione originale di Fabiano Zaino, intanto dite la Vostra, mi raccomando, altrimenti...!


PONY-EXPRESS

Sole o pioggia non fa differenza, è sempre la stessa storia. Anzi, la stessa pizza.
Da tre mesi consegna cartoni in sella allo scooter di seconda mano, ha già imparato ad associare indirizzo, faccia e soprattutto mancia. Quando c'è.
Ripassa mentalmente la sequenza delle consegne calcolata sul risparmio di tempo e del traffico cittadino, il sole è già basso e il portavivande termico ancora pieno: il giro è appena iniziato.
Due Quattro stagioni in piazza Leonardo, la Biancaneve alla bella bionda, tre Funghi&prosciutto ai nuovi villini e infine una sulla provinciale. Questo dev'essere nuovo, non ricorda né faccia né mancia.
Da gas al cinquantino, prima finisce meglio è.
Quando si trova sulla provinciale all'indirizzo segnato non sa se ridere o incazzarsi.
Senz'altro è una svista – l'ennesima – di quella svampita di Sara che prende gli ordini. O peggio uno scherzo idiota per non averla invitata a cena. Che stronza.
Non c'è nulla. La strada è una retta d'asfalto che separa campi da altri campi, granoturco da spighe.
Sulla destra s'intravede una cabina sgangherata coi vetri rotti. Accosta. Possibile che l'abbiano chiamato da lì?
Si guarda intorno. Nota una cancellata nascosta dalla vegetazione, sui pilastri di mattoni rossi poggiano due pigne stilizzate.
Sul citofono non c'è il nome e la strada sterrata si perde nell'orizzonte ombroso e buio. Suona lo stesso. Riprova.
Niente da fare, risponde un fruscio elettrico.
Si appresta a rimontare in sella e fare dietrofront quando dalla cabina trilla la cornetta.
Impossibile, sarà guasta da anni. Poi si accorge degli alberi.
Flettono verso il basso. Sussultano scossi dal di dentro. Un peso opprime le cime che formano una cupola agitata. Ma non c'è un filo di vento, le spighe tutt'attorno sono immobili.
Ombre di gargoyle annusano l'aria pronte a planare sul suo scalpo. E pensare che quell'ultima pizza è una diavola.

FINE.

venerdì 4 giugno 2010

Etruschi di celluloide

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Qualche sera fa, anzi notte (!), mi sono imbattutto, scontrato, su Rai Premium (il canale digitale votato alle fiction e produzioni Rai degli ultimi dieci, quindici anni) in "Sotto la luna", unico indizio dato dal bottoncino "info" del telecomando era trattarsi di "giallo". Così ho cominciato a guardarlo.
Parte quasi bene: tombaroli improvvisati nella notte in una necropoli etrusca, ma il mistero dei luoghi e il fascino che invariabilmente emana l'illuminata civiltà etrusca sfuma subito nella commedia anonima televisiva, di cui non c'è traccia neanche nel web se non il minimo accenno negli archivi di questo film del '98. Unica nota: la presenza di Claudia Gerini per i fan.
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Però mi ha ricordato quando gli Etruschi spaventavano davvero.
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In particolare ad almeno un paio di pellicole: "L'Etrusco uccide ancora" (1972) di Armando Crispino e "Assassinio al cimitero etrusco" (1982) di Sergio Martino, due piccole perle del thrilling italiano che si passano dieci anni prolifici del nostro cinema, i migliori (entrambi disponibili in dvd ma spesso replicati in orari folli della notte).
Ma anche la Rai in passato sapeva far bene e lo fece con il celebre sceneggiato in cinque puntate "Ritratto di donna velata" (trasmesso nel 1975) per la regia di Flaminio Bollini, protagonisti principali Nino Castelnuovo e Daria Nicolodi (nella foto, famosa allora per il successo di "Profondo rosso" al cinema) girato tra Volterra e Firenze, dove lei era una misteriosa donna che assomigliava in maniera impressionante al ritratto di una dama velata del '700, intorno la ricerca di un'urna etrusca di famiglia spezzata in due parti potrebbe portare al ritrovamento di un tesoro... con le musiche d'atmosfera di Riz Ortolani, in particolare la sigla con l'enigmatica statuetta chiamata "L'Ombra della Sera" nientemeno che dal Vate, Gabriele D'Annunzio.
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Chi l'ha visto credo che non dimentica facilmente l'apparizione improvvisa fra le nebbie ai due protagonisti in auto del cavaliere "in domino nero", quasi figura simbolo di un genere, quello dello sceneggiato del mistero Anni Settanta, in quel bianco e nero sgranato, pallido come la luna, ma quanto fascino gotico!