"...a determinare il valore che un libro può avere per me, non ha alcun rilievo che sia famoso o di moda. I libri non ci sono perché per un certo tempo tutti li leggano e li dimentichino come una notizia di sport o di cronaca nera: i libri vogliono essere goduti e amati con calma e serenità..."

Hermann Hesse

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Appello ai naviganti!
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Questo angolo di bosco del web, è aperto alla collaborazione Seria e Costante con disegnatori, registi e quanti vogliono usare le mie storie come soggetti per la loro creatività. L'unione fa la forza, al momento non prometto denari - non ci sono neanche per il sottoscritto - ma tanta gloria!

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giovedì 2 aprile 2009

200 Anni(me) fa


Chissà perché non riesco a immaginarlo scrivere al portatile le sue storie da incubo e rispondere alle e-mail degli ammiratori di mezzo mondo, eppure duecento anni sono un'inezia paragonati all'età del pianeta quanto un'infinità per gli stravolgimenti esistenziali generati dalla scienza e dalla tecnologia, tanto che per certi versi sembrano lontani già gli anni Novanta...

Mi riferisco al trascorso duecentenario della nascita di Edgar Allan Poe - il gentiluomo nel ritratto a fianco - il 19 gennaio 1809, ricorrenza certamente festeggiata con gli onori e riconoscimenti che merita oltreoceano nel paese natale, tra conferenze e pubblicazioni, e anche dalla comunità web in portali ben più frequentati del mio, ma tant'è, sono ammiratore e debitore - eccome, lo siamo tutti noi amanti degli incubi cartacei - del padre del giallo moderno ("I delitti della Rou Morgue"), dei racconti del terrore, del fantastico, del mistero e del grottesco persino, del poeta romantico del "Corvo", tanto che spesso siamo portati a confondere i personaggi folli, allucinati ed emarginati delle sue storie morbose con il creatore stesso che si spegnerà solo quarant'anni dopo in preda al delirio tremens, causato dall'alcolismo, per anni unico palliativo stordente di una vita sgangherata.


Lo pensavo qualche sera fa guardando l'ennesima trasposizione de "The Black Cat" , "Il gatto nero", forse il suo racconto più celebrato e portato al cinema - trasmesso su Raitre/Fuoriorario che merita un sincero plauso per la prima visione (non censurata) di entrambe le stagioni della serie americana "Master Of Horror" di cui non perdo un episodio ogni lunedì notte - di cui quello diretto da Stuart Gordon non si scosta dalla tradizione.

Ora invitarVi a leggere una delle mie storie sembrerà irriverente, ma le Sue le trovate in tutte le librerie e biblioteche del mondo, e poi ai suoi tempi non esistevano i videoregistratori... buona lettura, come sempre: i commenti sono benvenuti!




V H S

Tutta gente tranquilla che lavora e rincasa la sera nel palazzo dove abita, tutti tranne lei e Anselmo che vive di sopra, un arzillo e canuto professore in pensione. L'ha conosciuto la prima mattina dopo il trasloco, scendeva le scale con un bel molosso, da quella volta è scattata la molla della simpatia e Chiara, troppo sola da tanto tempo, non ha saputo rifiutare l'invito di un thè.
La prima volta è stato uno shock. È rimasta bloccata sull'ingresso istupidita. Non si aspettava di trovarci quello in casa di una persona così a modo. Ne era pieno persino l'ingresso.
Perché Anselmo è un collezionista di un genere molto particolare: videoamatore nel senso stretto del termine. Registra qualunque cosa: film, telefilm, programmi culturali e talk-show notturni, negli ultimi vent'anni ha cumulato un archivio da far tremare le teche Rai, tutto su nastri, migliaia di vhs scrupolosamente archiviati su scaffali metallici che riempiono due stanze, nel corso degli anni ha venduto i mobili per far posto alla sua collezione.
L'altro giorno si è sentito male. Chiara ha visto arrivare l'ambulanza e l'abbaiare di Tommy è inequivocabile. L'hanno portato via sulla lettiga senza conoscenza. È svenuto in poltrona davanti al televisore con gli amati videoregistratori, tre, in funzione.
Ha le chiavi e si reca di sopra per dare la pappa a Tommy come d'accordo con l'anziano proprietario in casi d'emergenza.
Chissà cosa stava guardando. Gli apparecchi sono in pausa, sembrano attendere qualcosa. Il vecchio tubo catodico frigge, manda scariche nella nebbiolina di pixel grigi. Si siede fissando lo schermo in cerca della risposta. Tommy è nervoso, non mangia e uggiola accanto a lei. I display lampeggiano impazziti, si azzarda a premere “play”. Inizia qualcosa. Ma non sul video. Nelle pupille dilatate rimbalza un mare d'odio, di violenza e ottusità, un vortice magnetico apre una breccia nella sua coscienza tele-apatica. Crollano le difese e la pressione. È incollata al sedile, rigida, catatonica. La fronte scotta, poi brucia gonfiandosi.
All'ospedale le flosce palpebre chiuse del professore vibrano eccitate.

FINE.

4 commenti:

Unknown ha detto...

Credo di avere il cervello in necrosi! Non riesco a capire la fine...

Fabio Marangoni ha detto...

Cosa in particolare della fine, l'ultima frase?!
Rileggila a mente fresca, di buon mattino;-)

Unknown ha detto...

E allora chissà quando riesco!!!uff stasera non mi ci metto nemmeno sono fusa

Fabio Marangoni ha detto...

Prenditi il tempo che ti serve per leggerlo con comodo, non c'è fretta!
Ti do un suggerimento: questo non è un giallo/noir come il precedente, è un horror, quindi irrazionale nella sua conclusione...