"...a determinare il valore che un libro può avere per me, non ha alcun rilievo che sia famoso o di moda. I libri non ci sono perché per un certo tempo tutti li leggano e li dimentichino come una notizia di sport o di cronaca nera: i libri vogliono essere goduti e amati con calma e serenità..."

Hermann Hesse

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Questo angolo di bosco del web, è aperto alla collaborazione Seria e Costante con disegnatori, registi e quanti vogliono usare le mie storie come soggetti per la loro creatività. L'unione fa la forza, al momento non prometto denari - non ci sono neanche per il sottoscritto - ma tanta gloria!

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giovedì 14 maggio 2009

"Colour from the Dark"

Il cinema fantastico che voglio.




Non fosse altro che questo blog respira l'aria del Solitario di Providence anche nel nome ("L'Abitatore del Buio" è considerato l'ultimo racconto scritto dal Maestro), ma la sesta opera del regista Ivan Zuccon sceneggiata insieme al fido collaboratore Ivo Gazzarrini, "Colour from the Dark", è un grande film, un'eccellente prova di maturità artistica e capacità espressiva ben al di là e sopra la media nazionale a prescindere dal genere horrror.


La storia è tratta dal racconto "The colour out of space" ("Il colore venuto dallo spazio") scritto nel 1927 dal mito H.P. Lovecraft (ritratto a lato), dal quale trasporta l'azione dalla provincia americana in un casolare della campagna ferrarese durante la seconda guerra mondiale eliminando la fantascientifica caduta del meteorite come origine dei fatti, lascia inalterato il fascino e lo sviluppo della nefasta influenza e della sciagura che si abbatte sugli abitanti della casa da quando un dì scorgono un colore innaturale e abbagliante in fondo al pozzo e incuranti bevono l'acqua. E' il colore del Male, metafora psichica e fisica delle profondità dell'abisso umano che conducono lentamente alla follia, dal quale non c'è rimedio né risalita alcuna, come un pozzo senza fondo, infinito.
E proprio come il Maligno si presenta: prima ammalia compiendo miracoli insperati, improvvise guarigioni come per la gamba menomata di Pietro e il dono della parola alla sfortunata Alice, seguono i presagi nella liquefazione dei crocifissi e la lussuria sfrenata, infine la pazzia, autolesionista e omicida della famiglia all'interno di essa e verso gli intrusi presunti salvatori.


Le complesse suggestioni e sfumature della parola di Lovecraft, la difficoltà di renderla filmicamente e narrativamente consequenziale quanto comprensibile è stata superata e resa efficace dalla solida sceneggiatura e dalla sicura regia, abile nel taglio classico dell'inquadratura quanto ricercata in carrellate e movimenti spaziali, nei dettagli curatissimi e nelle particolari soggettive dentro e fuori gli ambienti, ma soprattutto quell'atmosfera, vero fulcro della vicenda, le inquietudini palpabili e la malsana presenza che va addensandosi sulla famiglia, è stata ricreata dalla fotografia, dalle tinte che si fanno più spente e polverose con lo scorrere dei giorni e del piombare nel delirio e nella deframmentazione della realtà con l'incubo, come nelle suggestive riprese in esterno del raccolto che imputridisce sferzato dal vento mentre la casa sembra sgretolarsi come i volti cerulei dei protagonisti preda del disfacimento morale e fisico, merito degli effetti speciali di Massimo Storari e del make-up di Fiona Walsh.

Bisogna levarsi il cappello di fronte all'interpretazione dei tre attori principali - anzi quattro, se contiamo l'attrice di pezza Rosina, l'inseparabile e inquietante bambola di Alice - fondamentale in un film dove la riuscita e la credibilità è legata al pathos e alla tensione di volti mutevoli, stravolti, segnati fino ai toni drammatici: Debbie Rochon (Lucia, sposata con Pietro), Micheal Segal (presente nei precedenti lavori di Zuccon è Pietro) e Marysia Kay (Alice, sorella di Lucia, e affetta da turbe psichiche), ma anche gli altri non sono da meno e convincono fino in fondo.
La musica originale è del maestro Marco Werba, suggestivo accompagnamento di un incubo a occhi aperti.


I veri cultori dell'horror italico gioiranno degli effetti splatter, mai eccessivi e fuori luogo, moderni e talvolta "old school", nella tradizione del migliore Lucio Fulci, anch'egli affascinato da Lovecraft tanto da seminare località e indizi negli horror più viscerali, Ivan Zuccon va' oltre, fa Lovecraft suo, dichiaratamente e senza allusioni o citazioni "solitarie", è la migliore continuazione nonché rinascita di un genere importante che sente troppo la mancanza di un grande rappresentante, ora ce l'ha.

10 commenti:

Gerardo Di Filippo Il Poeta degli Angeli ha detto...

concordo: bellissimo film. Nympha è un capolavoro e Colour from the dark testimonia che Zuccon è un grande regista Horror.

Fabio Marangoni ha detto...

Ciao Gerardo,
grazie per il tuo commento, mi fa piacere che hai apprezzato la mia recensione e farà ancora più piacere a Ivan Zuccon se ci legge!
Ah... mi raccomando, continua a seguire questo blog;-)

Ivo Gazzarrini ha detto...

Belle parole... grande recensione Fabio! Sono Ivo, lo sceneggiatore del film e sono molto felice che ti sia piaciuto. Ciao. Ivo.

Fabio Marangoni ha detto...

Grazie a te Ivo,
il piacere è mio per aver goduto di un ottimo film fatto di passione e impegno di cui sei artefice, e di poterne scrivere sul mio blog, alla prossima!
ciao:-)

Will Dearborn ha detto...

Vedrò il film domenica sera, al Fantafestival di Roma. Di Zuccon ho già visto Bad Brains e l'ho trovato interessante, poi, visto lo stato del nostro cinema di genere, registi così sono da incoraggiare. Un commento così positivo non fa che aumentare la curiosità. Good :)

Fabio Marangoni ha detto...

Ciao Will,

leggo solo adesso il tuo commento, grazie, neanche a dirlo condivido il tuo pensiero riguardo il cinema di genere e il lodevole lavoro di Ivan Zuccon... a rileggerti!
ciao,

Will Dearborn ha detto...

Ciao Fabio! Il film poi l'ho visto e sostanzialmente condivido il tuo commento, è un bell'esempio di horror italiano, con buone invenzioni, che suppliscono alla carenza di mezzi. Nonostante il look "povero" del film, alcune trovate sono davvero riuscite (prima fra tutti la bambola della bambina).
E' un peccato che nessuno punti su Zuccon, e lui sia costretto a continuare a girare questi film autoprodotti, in video, che continueremo a vedere in pochissimi...

Fabio Marangoni ha detto...

Ciao Will,

intanto grazie per essere tornato su queste pagine;-)

Mi fa piacere che concordi sulla mia recensione, non so quanto il film sia "povero di mezzi" come dici perché pare, da quanto ho letto in giro, sia la più grande produzione in termini economici avuta da Ivan Zuccon ad oggi (certo non è hollywoodiana!), vero è che la distribuzione in Italia, anche solo home-video, è quasi inesistente per un lavoro che merita molto e che invece bisogna scovare... ma noi appassionati facciamo questo e altro quando merita.

un saluto,

werba ha detto...

Gentile Fabio Marangoni, sono contento che Le sia paciuto il film e le musiche. E' statpo un piacere lavorare con Ivan. Credo che abbia le potenzialità per diventare il nuovo Dario Argento.
In questo film ci sono solo alcune mie composizioni. Per il suo prossimo film spero di poter scrivere tutta la colonna sonora.

Marco Werba

Fabio Marangoni ha detto...

Gentile Marco Werba,

scopro solo adesso, con ritardo mostruoso è proprio il caso di dire, il suo commento nel mio modesto blog: grazie mille, il piacere è mio nel poter ospitare film come quello di Ivan Zuccon.

a presto,