"...a determinare il valore che un libro può avere per me, non ha alcun rilievo che sia famoso o di moda. I libri non ci sono perché per un certo tempo tutti li leggano e li dimentichino come una notizia di sport o di cronaca nera: i libri vogliono essere goduti e amati con calma e serenità..."

Hermann Hesse

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Appello ai naviganti!
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Questo angolo di bosco del web, è aperto alla collaborazione Seria e Costante con disegnatori, registi e quanti vogliono usare le mie storie come soggetti per la loro creatività. L'unione fa la forza, al momento non prometto denari - non ci sono neanche per il sottoscritto - ma tanta gloria!

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mercoledì 10 giugno 2009

"Piazza romana con ruderi, chiesa rinascimentale e fontana con delfini"

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E' soltanto uno degli enigmi quello nascosto dietro questa frase riportata sul retro di una cartolina recapitata al professore inglese Edward Forster, mittente un sedicente pittore Tagliaferri, peccato sia morto cent'anni prima...



Se ne avete le tasche piene di distretti di polizia, carabinieri buonisti, avvocati in prima linea e medici in famiglia e santi in cascina, serie d'oltreoceano che non hanno un capo e una coda, repliche estive di patinate fiction sulla mafia e quant'altro, andate a rispolverare una grande produzione televisiva italiana, quando ancora si chiamavano "sceneggiati" in cinque parti con durate variabili al servizio della storia e non i canonici novanta minuti di adesso in due serate per fare cassa e quadrare un pietoso palinsesto di reti commerciali, mi riferisco a "Il segno del comando" trentotto anni signori miei, e non li dimostra affatto.


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L'abile regia di Daniele D'Anza, sceneggiato da Flaminio Bollini, Giuseppe D'Agata, Dante Guardamagna e Lucio Mandarà, firme che hanno fatto la storia di un'epoca televisiva pubblica di qualità, annovera nel cast attori di tutto rispetto e dal carisma unico: Ugo Pagliai (il professor Forster), Carla Gravina (l'affascinante Lucia), Massimo Girotti (Robert Powell, funzionario dell'ambasciata inglese a Roma), Carlo Hintermann (Lester Sullivan, detto "Barone Rosso", losco trafficante d'antichità), Rossella Falk (Olivia, amica di vecchia data di Forster, sposata con Sullivan), Franco Volpi (Raimondo Anchisi, nobile romano), Paola Tedesco (Barbara, segretaria di Powell) fino alle più sfuggevoli comparse e ruoli minori che non sfigurano mai.


All'epoca, il 1971, la Rai teneva incollati milioni di italiani - quindici a puntata - è vero che c'erano solo due canali (altroché il digitale terrestre, utopia!) ma è anche vero che c'era una qualità e un'innovazione oggi assenti, infatti al cinema era il periodo del giallo e del gotico italiano, della suspense con Maestri quali Mario Bava e un giovane Dario Argento alla sua opera prima ("L'uccello dalle piume di cristallo") e la televisione pubblica puntò su questi argomenti, l'intrigo, il soprannaturale, la magia e persino l'esoterismo e l'alchimia (presenti anche nel simbolismo dei titoli di coda) trattati con fascino senza eccedere e nei limiti della censura d'allora, ma mai banali o scontati.


Vi lascio con il video della sigla iniziale per darvi un'idea delle atmosfere:

http://www.youtube.com/watch?v=v71wK1DtrKM&hl=it

Ma soprattutto non perdete i titoli di coda con l'indimenticata "Cento campane" (uscita su 45 giri all'epoca), canzone di streghe e d'amore, in romanesco:

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http://www.youtube.com/watch?v=KQpnpet0V84&hl=it


Continua, se Vi piace (me lo posso permettere, d'altronde anche "Il segno del comando" era in cinque puntate!)

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