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Lasciando da parte l'angolo dell'ortolano "fai da te" col pollice verde-cachi, mi preme invece segnalare tra le mie visioni alternative un paio di mini serie televisive che sto seguendo, non senza fatica visto gli orari delle repliche di RaiSat Premium, canale digitale terrestre votato alle fiction soprattutto melense degli ultimi dieci anni, il primo è "Delitti Privati" in quattro puntate trasmesso nel '93, diretto da un grande regista della stagione d'oro del cinema di genere italiano, Sergio Martino, e in molte sequenze la mano si vede ancora, spicca un cast importante (non come quello delle odierne recuperato da scarti di reality e accompagnatrici) con protagonista nientemeno che la grande Edwige Fenech e Ray Lovelock, Lorenzo Flaherty (il capitano della serie "Ris", per intenderci) una giovanissima Vittoria Belvedere nei panni della figlia assassinata della Fenech, e ancora Annie Girardot, Paolo Malco, Athina Cenci.
Si tratta di un buon giallo, intreccio sufficientemente intricato che fa cadere i sospetti a raggiera come nella miglior tradizione, buona recitazione di tutti e un pizzico di suspense e atmosfere vecchia maniera. Nel contesto televisivo è una produzione meritevole da riconsiderare. Le due canzoni di apertura e chiusura sono cantate da Milva e ricordano quelle degli sceneggiati dei bei tempi andati, anche se una somiglia al motivetto di "Twin Peaks".
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L'altro, cominciato da poco nello spazio di RaiNotte il venerdì su RaiDue, è "La Ragnatela" (1991) diretto da un certo Alessandro Cane che girerà anche il seguito, protagonista è un fotografo di moda (Andrea Occhipinti) che per caso assiste, e fotografa, un attentato ai danni di un importante uomo d'affari. La sua presenza sul luogo è notata da un individuo (Robero Alpi) che lo ricatta per avere i negativi... non aggiungo altro perché aspetto di vedere il seguito, intanto faccio notare la grafica retrò dei titoli di testa con la "ragnatela" del titolo.
Vi lascio alla lettura dell'unica serie originale promossa da questo cantuccio del web, "Le ore piccole", e qui tocca a Voi esprimervi... ah, l'amico disegnatore Fabiano, che saluto, è momentaneamente all'estero quindi ripassate fra qualche giorno e vedrete il suo disegno originale per "Organo".
Alla prossima!
.ORGANO
Il suo accompagnatore allarga le mani, incurvandosi nella barba.
Quaranta, forse cinquant'anni d'oblio. Non ci crede.
Ha le vertigini e non è per la modesta altezza della balconata su cui si trova. Fissa i tasti d'avorio incredulo.
È un rarissimo organo a canne del XVII secolo dell'ebanista Morganti, lo “Stradivari del clavicembalo”, scomunicato per eresia. I lunghi fumaioli lucenti sono accecanti.
«Devo andare, arrivederci». E lo lascia solo.
Solo con lui. Il migliore che ha visto dal giorno della specializzazione in restauro di strumenti antichi. Incredibile come fosse stato dimenticato in quella chiesetta di paese quasi sempre chiusa.
Passa le dita sulla tastiera. Granelli di polvere s'appiccicano ai polpastrelli.
S'accovaccia per esaminare i pedali e il mobile. L'incastro del pannello è perfetto, un sesamo d'altri tempi. Lo rimuove.
Colpiscono l'attenzione delle cannule flessibili, sacche di pelle e lacci di cuoio e una specie di arcaica pompa: un perfetto meccanismo idraulico capace di prelevare liquidi. Lo stantuffo sembra più recente. Pare umido all'interno.
Qualcosa lo turba. I tubicini sono decine, forse centinaia, si diramano come vene dal cuore verso l'anima dell'organo.
Invia l'ultimo sms: “Ciao, non aspettarmi stasera, torno tardi. Bacio.”
Attacca con Mozart. E lo stupore è tanto. Infinito. D'orrore quando dalle canne lucide sprizza una pioggia rossa, fiotti densi fioriscono sulla volta della chiesa e ricadono sulle facce urlanti dei presenti. Finalmente l'organo rivive.
FINE.
