"...a determinare il valore che un libro può avere per me, non ha alcun rilievo che sia famoso o di moda. I libri non ci sono perché per un certo tempo tutti li leggano e li dimentichino come una notizia di sport o di cronaca nera: i libri vogliono essere goduti e amati con calma e serenità..."

Hermann Hesse

.
.
Appello ai naviganti!
.
Questo angolo di bosco del web, è aperto alla collaborazione Seria e Costante con disegnatori, registi e quanti vogliono usare le mie storie come soggetti per la loro creatività. L'unione fa la forza, al momento non prometto denari - non ci sono neanche per il sottoscritto - ma tanta gloria!

.


venerdì 27 novembre 2009

La terra dei cachi mutanti

.
..
Carissimi inquilini del Buio... e al buio visto i costi dell'energia, dopo un paio di disquisizioni sull'arte nel cinema e il cinema dell'arte nonché sul nuovo cinema noir italiano rappresentato da un cortometraggio, torno a parlare... dei fatti miei. Di quelli che tutti vorrebbero sapere ma non osano domandare. Vuoto il paniere.

Si perché in questo periodo mi do ai cachi.

Ne ho due cassette sul balcone, dentro una "serra" per i vasi di gerani in letargo, li tengo adagiati a regola d'arte nella carta dei quotidiani con un paio di mele gialle a maturare. Incredibile come una stagione che ci accompagna verso il bianco inverno sia carica di colori caldi, di frutti energetici, gli ultimi prima del "riposo", le scorte caloriche prima... del pranzo della vigilia di Natale!

Lasciando da parte l'angolo dell'ortolano "fai da te" col pollice verde-cachi, mi preme invece segnalare tra le mie visioni alternative un paio di mini serie televisive che sto seguendo, non senza fatica visto gli orari delle repliche di RaiSat Premium, canale digitale terrestre votato alle fiction soprattutto melense degli ultimi dieci anni, il primo è "Delitti Privati" in quattro puntate trasmesso nel '93, diretto da un grande regista della stagione d'oro del cinema di genere italiano, Sergio Martino, e in molte sequenze la mano si vede ancora, spicca un cast importante (non come quello delle odierne recuperato da scarti di reality e accompagnatrici) con protagonista nientemeno che la grande Edwige Fenech e Ray Lovelock, Lorenzo Flaherty (il capitano della serie "Ris", per intenderci) una giovanissima Vittoria Belvedere nei panni della figlia assassinata della Fenech, e ancora Annie Girardot, Paolo Malco, Athina Cenci.
Si tratta di un buon giallo, intreccio sufficientemente intricato che fa cadere i sospetti a raggiera come nella miglior tradizione, buona recitazione di tutti e un pizzico di suspense e atmosfere vecchia maniera. Nel contesto televisivo è una produzione meritevole da riconsiderare. Le due canzoni di apertura e chiusura sono cantate da Milva e ricordano quelle degli sceneggiati dei bei tempi andati, anche se una somiglia al motivetto di "Twin Peaks".

.
L'altro, cominciato da poco nello spazio di RaiNotte il venerdì su RaiDue, è "La Ragnatela" (1991) diretto da un certo Alessandro Cane che girerà anche il seguito, protagonista è un fotografo di moda (Andrea Occhipinti) che per caso assiste, e fotografa, un attentato ai danni di un importante uomo d'affari. La sua presenza sul luogo è notata da un individuo (Robero Alpi) che lo ricatta per avere i negativi... non aggiungo altro perché aspetto di vedere il seguito, intanto faccio notare la grafica retrò dei titoli di testa con la "ragnatela" del titolo.

Vi lascio alla lettura dell'unica serie originale promossa da questo cantuccio del web, "Le ore piccole", e qui tocca a Voi esprimervi... ah, l'amico disegnatore Fabiano, che saluto, è momentaneamente all'estero quindi ripassate fra qualche giorno e vedrete il suo disegno originale per "Organo".

Alla prossima!

.

ORGANO

«Da quanto tempo è qui?»
Il suo accompagnatore allarga le mani, incurvandosi nella barba.
Quaranta, forse cinquant'anni d'oblio. Non ci crede.
Ha le vertigini e non è per la modesta altezza della balconata su cui si trova. Fissa i tasti d'avorio incredulo.
È un rarissimo organo a canne del XVII secolo dell'ebanista Morganti, lo “Stradivari del clavicembalo”, scomunicato per eresia. I lunghi fumaioli lucenti sono accecanti.
«Devo andare, arrivederci». E lo lascia solo.
Solo con lui. Il migliore che ha visto dal giorno della specializzazione in restauro di strumenti antichi. Incredibile come fosse stato dimenticato in quella chiesetta di paese quasi sempre chiusa.
Passa le dita sulla tastiera. Granelli di polvere s'appiccicano ai polpastrelli.
S'accovaccia per esaminare i pedali e il mobile. L'incastro del pannello è perfetto, un sesamo d'altri tempi. Lo rimuove.
Colpiscono l'attenzione delle cannule flessibili, sacche di pelle e lacci di cuoio e una specie di arcaica pompa: un perfetto meccanismo idraulico capace di prelevare liquidi. Lo stantuffo sembra più recente. Pare umido all'interno.
Qualcosa lo turba. I tubicini sono decine, forse centinaia, si diramano come vene dal cuore verso l'anima dell'organo.
Invia l'ultimo sms: “Ciao, non aspettarmi stasera, torno tardi. Bacio.”

All'inaugurazione sono tutti nelle prime file sotto la balconata: sindaco, assessori, presidenti di chicchessia, esperti vari e presunti, la stampa e tanti curiosi. Tutti col naso insù. Tutti in attesa della prima nota dopo decenni, forse secoli d'oblio, del capolavoro restaurato. Il Maestro ungherese sale la chiocciola, sparisce e ricompare sullo scranno, da basso si vede appena la testa.
Attacca con Mozart. E lo stupore è tanto. Infinito. D'orrore quando dalle canne lucide sprizza una pioggia rossa, fiotti densi fioriscono sulla volta della chiesa e ricadono sulle facce urlanti dei presenti. Finalmente l'organo rivive.

FINE.
.

lunedì 9 novembre 2009

"The Puzzle"

.

E' un vero piacere ospitare per la terza volta su queste pagine l'opera filmica di un giovane e talentuoso regista italiano.
Infatti qualche giorno fa ricevo tra la posta una segnalazione dello stesso autore Davide Melini che mi invita a vedere il suo ultimo - sarebbe meglio dire penultimo visto che "La dolce mano della Rosa Bianca" è in post-produzione - cortometraggio intitolato "The Puzzle".


.
E come me potete farlo anche Voi, anzi fatelo adesso, in quanto è liberamente fruibile da tutti:

http://www.youtube.com/watch?v=E2lXsNDxLyM




La storia: una donna - la brava ed espressiva spagnola Cachito Noguera, protagonista insieme all'unico altro attore Alessandro Fornari - sola in casa riceve una telefonata da cui nasce un alterco con quello che capiamo essere il figlio, per rilassarsi e ammazzare il tempo si trasferisce in salotto dove si dedica a un puzzle. L'immagine che ne risulterà è rivelatrice quanto sconvolgente.
La pellicola della durata di quasi cinque minuti scritta e diretta da Davide Melini è stata girata interamente in una notte in Spagna e in quattro lingue per migliorarne la distribuzione e le chance internazionali.



Prodotta da "73140323" stupisce per la solida sceneggiatura e la regia assolutamente capace di ogni movimento di macchina con una disinvoltura e precisione tale dall'incastro perfetto: ai primissimi piani si susseguono piani sequenza della migliore tradizione horror, dal dettaglio dell'incandescenza di un fornello all'unico esterno della casa, tutti supportati dall'eccezionale fotografia di Ezekiel Montes - anche produttore insieme allo stesso Melini - all'altezza di grossi nomi e budget a sei zeri che, pur notturna, eccelle per tanta nitidezza e fascino policromo, variando dal parziale bianco e nero al filtro rosa, dall'esterno buio all'altrettanto buio interno illuminato dalla luce della sola candela. E proprio quest'ultimo mi ha ricordato per un istante nel volto dell'attrice quello dell'episodio "La goccia" facente parte di quel capolavoro gotico che è "I tre volti della paura" del Maestro Mario Bava. Mentre nella soluzione, nel meccanismo della predestinazione ho avvertito un vago deja-vu di un certo cinema horror orientale del decennio scorso, il migliore a parere personale.

Il ritmo è incalzante, esponenziale nella seconda metà sostenuto dall'ottimo montaggio che ben descrive la tensione e la nevrosi della donna man mano che il gioco, e il puzzle, si completa e i ricordi affiorano, sostenuto dalle musiche originali del duo "Visioni Gotiche" d'atmosfera e mai soverchianti l'immagine.

Se non bastasse, a conferma di quanto dico "The Puzzle" è arrivato in finale in ben tredici festival internazionali, più un terzo posto al "Rome International Film Festival", per conoscere maggiori dettagli e seguire l'andamento della produzione della nuova pellicola: http://www.davidemelini.com/

lunedì 2 novembre 2009

"Quel lì l'è matt!"

.

Così l'apostrofavano gli abitanti del tranquillo paesino di Gualtieri dov'era giunto dalla Svizzera, oppure il "tedesch" per via del suo accento. Lui d'altronde con i suoi modi bruschi e le sue manie non favoriva di certo l'integrazione: guai a toccargli il naso, a starnutire o tossire in sua presenza, erano scenate.
Sto parlando della travagliata esistenza di uno dei più noti e strani pittori naif italiani di sempre, Antonio Ligabue (1899-1965, all'anagrafe Laccabue, che mutò per contrasti col padre) trasposta e messa in onda nel 1977 in un toccante e affascinante sceneggiato di tre puntante (circa sessanta minuti ciascuna) per la regia di Salvatore Nocita basata sulla solida sceneggiatura di Cesare Zavattini dall'omonimo libro sull'artista (per Bompiani).


Io naturalmente non c'ero all'epoca della prima televisiva ma ho avuto occasione di vederlo trasmesso nello spazio "Rewind" sul canale digitale Rai Storia, che ripropone alle due - di pomeriggio e in replica di notte - alcuni sceneggiati del passato e recenti in prevalenza di carattere storico e biografico.
Questo è davvero affascinante, in primis per la straordinaria interpretazione di Flavio Bucci che nei panni di Ligabue ha lo stesso sguardo ipnotico e inquietante presente nei suoi numerosi autoritratti, nonché la somiglianza fisica e la mimica nell'impersonare l'artista mentre dipin
ge imitando il verso degli animali, le espressioni e persino le movenze di un'aquila e di una tigre, per lui infatti era molto più facile e naturale il rapporto con le bestie e la natura - vivrà per anni in una capanna in riva al Po con cani e conigli - che con la società, che valse all'attore allora trentenne il premio come miglior protagonista al " Festival des Films du Monde " di Montreal.
Non vanno dimenticati gli altri interpreti del cast, tutti bravi e versatili attori del nostro cinema: Andrea Ferréol, Giuseppe Pambieri, Pamela Villoresi, Alessandro Haber e Renzo Palmer.


Attraverso l'esistenza del pittore, tra ricoveri e uscite dal manicomio, si rivive anche la storia d'Italia, nelle chiacchierate notizie giunte alla bottega del barbiere o alla radio: l'avvento del fascismo, l'entrata in guerra, l'occupazione tedesca e la Liberazione, fatti che vedono il nostro vendere le sue "bestie" dipinte per qualche minestra, regalarli per una vecchia motocicletta Guzzi con cui piomba rombando tra la gente, fino alla sua prima mostra personale, il riconoscimento della critica nazionale e il benessere: una macchina con autista che doveva sempre aprirgli la porta e un cappotto nuovo, nient'altro.

Conoscevo l'opera di Antonio, detto Toni, Ligabue per aver visto spesso i suoi variopinti quadri celebrati su riviste, speciali televisivi, ma nulla sapevo della vita dell'uomo e questo sceneggiato assolutamente attuale nei modi e nella recitazione (tra l'altro, è a colori) l'ha reso ancora più straordinario, comprensibile, spiazzante ma soprattutto fragilmente umano.

Per la parte "extra-blog", Vi consiglio caldamente questo filmato con la misteriosa sigla composta dal Maestro Armando Trovaioli e l'arrivo del giovane Ligabue in treno a Gualtieri:

Mentre in questo articolo della "Gazzetta di Reggio" che ho scoperto casualmente cercando le immagini delle opere, è riportata una curiosità sugli ultimi giorni di vita del vero Ligabue:
.
.
( ...piaciuto l'argomento artistico?:-) ...dite le Vostra!!