"Bava è uno dei grandi cineasti nascosti della storia del cinema italiano, è un'indicazione di cinema futuro che ha lasciato già le sue tracce...
Il cinema di Bava come sbavatura, esplicitazione di un cinema che non è stato perché non poteva essere..."
Questo l'efficace titolo e soprattutto parte dell'introduzione di Enrico Ghezzi alla nottata dedicata al grande regista ligure trasmessa il 13 maggio scorso durante la trasmissione cinefila per eccellenza, Fuoriorario, e non è la prima occasione, ma questa volta c'era una pellicola che aspettavo di vedere da un po' essendo l'ultima che mi mancava per completare la filmografia del Maestro.
Due film assai diversi quelli scelti, come d'altronde tutti i fondamentali registi che hanno lasciato il segno Bava ha frequentato i generi più disparati facendoli suoi e reinventandoli anticipando i tempi, il primo è "Gli orrori del castello di Norimberga" (1972, Baron Blood) un esemplare gotico con tutti gli ambienti e le situazioni tipiche - castello e segrete in primis - ma modernizzato, in piena era "giallo argento" sceglie una chiave quasi pop nell'estetica - iconografico l'omicidio davanti al distributore automatico di note bevande caramellose; lo stesso barone sanguinario poi sembra aver figliato nello storia del cinema horror, basti guardare il "Darkman" (1990) di Sam Raimi, il dottore sfigurato dalle fiamme - come il Barone! - gli somiglia parecchio...
Il secondo film è "Quante volte... quella notte" (1969) con la bella Daniela Giordano e Bret Halsey (proprio quello di "Quando Alice ruppe lo specchio" di fulciana memoria) è una commedia ironica sui "punti di vista" di una vicenda svolta nell'arco di una notte raccontata dagli stessi protagonisti a modo loro, figlia di quegli anni di ritrovata libertà sessuale e dei costumi, i toni sono leggeri fin dai coloratissimi titoli di testa a cartoni animati.
Due pellicole diverse, e tanto, ma entrambe da vedere (e facilmente recuperabili nell'home video) testimonianza di un genio del cinema, riconosciuto tale anche dai "big" di oggi, da Tim Burton a Martin Scorsese fino al sempre citato Quentin Tarantino, non c'è nessuno che non si riempia la bocca parlando di Mario Bava!
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