"...a determinare il valore che un libro può avere per me, non ha alcun rilievo che sia famoso o di moda. I libri non ci sono perché per un certo tempo tutti li leggano e li dimentichino come una notizia di sport o di cronaca nera: i libri vogliono essere goduti e amati con calma e serenità..."

Hermann Hesse

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Appello ai naviganti!
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Questo angolo di bosco del web, è aperto alla collaborazione Seria e Costante con disegnatori, registi e quanti vogliono usare le mie storie come soggetti per la loro creatività. L'unione fa la forza, al momento non prometto denari - non ci sono neanche per il sottoscritto - ma tanta gloria!

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venerdì 10 agosto 2012

Oltre 20.000 leghe dalla Luna

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Il titolo non è soltanto una palese citazione di un famoso romanzo del grande Verne, uno dei padri della fantascienza, date un'occhiata al contatore delle visite in fondo alla pagina video, noterete come hanno superato pochi giorni fa le 20.000 pagine viste: per me è un piccolo grande risultato che mi incoraggia nel proseguire questa avventura cominciata nel 2008 allora non pensavo minimamente alle conseguenze!
Grazie a Voi tutti, ma soprattutto a quelli che sono tornati e tornano spesso a leggermi, continuate a farlo, questo spazio vive dei suoi lettori, ne succhia l'affetto come un vampiro;-)
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Adesso basta parlare di me, è ora di occuparsi di lui, del protagonista di "Fasi Lunari"...
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Se avete letto la prima parte della storia che ho pubblicato qualche giorno fa sapete bene di cosa parlo, avete indovinato chi è la minacciosa presenza che lo insegue nel buio di una afosa notte estiva (come questa...)?
Leggendo la seconda parte i nodi vengono al pettine, gli indizi dovrebbero portarvi sulla giusta strada per scoprire chi è l'inquietante inseguitore, mentre l'inseguito rifugiatosi al sicuro, così crede, scoprirà di non essere solo... ma adesso Vi lascio alla lettura, credo che questo racconto non abbia niente da invidiare a quelli di certi fumetti horror o serie tv a episodi con il buon vecchio Zio Tibia, lo spirito con cui l'ho scritto è quello.
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Buon spavento!
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FASI LUNARI  (2° parte)
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Interno della chiesa. Silenzio immobile.
Le tre navate, i banchi spogli, l'altare sullo sfondo: alternanza di ombre e colonne, angoli neri e pozzi di luce che cadono dall'alto, ma neanche un'anima.
(l'avanzamento di Martin in soggettiva ci mostra qualche angolo)
Finché nota il confessionale.
Il profilo del mobile stagliato netto, nero su bianco – (o viceversa?) - sul pavimento a scacchi, qualcosa lo spinge a confessare la sua colpa più grande, più arcaica.
È già seduto dentro. Nel buio pesto.
Solo dalla grata arabescata filtra una luce e un profilo s'intuisce dall'altra parte, una voce debole come la fiammella di candela minacciata dagli spifferi, lo riporta al presente: “In cosa hai peccato figliolo? Apri il tuo cuore a Dio”.
Nella sua testa le immagini raccontate da Said scoppiano in un puzzle esploso.
(Flashback) - Il cuore che si apre, si squarcia, a mani nude cavato dal petto, estratto come una spugna pulsante e grondante, un ultimo sacrificio pagano alla divinità ancestrale...
“Figliolo mi senti?”
E allora inizia a ricordare... tutto, o quasi.
Said. Quell'amico che viene da un Paese lontano, che ha usi e costumi così diversi dai suoi e talvolta bizzarri, che non capiamo.
Che crede in strane cose, in superstizioni al limite della stregoneria, che è fatalista ma sa guardare avanti, al futuro con speranza perché gli dei sono con lui e lui non li ha mai contrariati. Non contravverrebbe mai a certe regole. Come quella della “luna blu”: mai spargere sangue con la luna piena, nel caso la ferita va subito bruciata con l'argento.
Una bella favola, pensava. Una storia da bar o film per teenager.
Lui invece l'ha fatto. È contravvenuto alle regole.
Ripensa a quella sera. L'ultima.
Era di fretta, doveva andare alla festa. Sempre di corsa: la barba da fare all'ultimo minuto, cercare una camicia pulita, prendere le chiavi e fuori di casa prima di perdere l'ultimo autobus. E invece no. La fretta fa sbagliare. La mano scivola veloce e taglia. Profondo. Disegna una “J” sulla guancia riflessa nello specchio appannato.
Lo specchio fatto di una lamina riflettente d'argento, l'argento della Luna.
Immobile fissa la mano tremante poi il sangue che scivola sulla pelle bagnata. Suda freddo senza accorgersene. Finalmente si scuote, è in ritardo, ma ormai il danno è fatto. Non basta un cerotto... per coprirlo, che figura, se ne accorgeranno tutti, penseranno “che sbarbatello”!
“Figliolo sei confuso...” - la strana voce lo riporta al presente - “...parli di stregoneria nella casa del Signore, questa è opera del demonio... lui qui non può entrare.... sei infetto ormai... bestemmi e io devo liberarti!”
Poi qualcosa si rompe.
Fragore di legno che salta (le panche della chiesa volano come fuscelli, fuori campo).
Martin (questo il nome del nostro amico) si risveglia... ma troppo tardi. Esce dal confessionale di corsa... e trova di fronte sé stesso. Non un doppio o un gemello. Un altro sé stesso. Cambiato. Trasformato e uguale allo stesso tempo. Diverso e malvagio (lo vediamo di spalle, sagoma nera che sovrasta il giovane, stile Davide contro Golia), alto più di due metri, antropomorfo, curvo in avanti, le braccia lunghe da primate, la pelle color cuoio ispida, il profilo lupesco, la mascella allungata in avanti e il cranio che di umano ha solo le orbite, negli occhi lo sguardo di Said. Era lui, o forse un altro lui.
In quell'istante balza fuori dal confessionale con un grido irreale che spezza quell'incubo, il sacerdote, o quello che lui credeva tale, con uno stiletto alzato contro la bestia ansante. È niente meno che un crocefisso la cui estremità più lunga nasconde una lama sottile simile a un micidiale spiedo.
La creatura lo vede in tempo. Con il braccio destro descrive un arco nell'aria che respinge l'attacco. L'uomo vola con la sua tunica nera contro la colonna. Sbatte con un rumore di ossa rotte e scivola giù, lo stiletto lontano dalla sua mano e un lungo taglio nella pancia dalla quale non uscirà alcun personaggio fiabesco ma solo calde viscere.
Martin guarda senza saper decidere. Ha visto la forza e l'agilità dell'amico irriconoscibile di fronte a lui che sembra aspettare la sua risposta. Guarda lo stiletto sguainato... è a pochi passi. Basta un balzo per raccoglierlo e colpire la bestia nel fianco, mortalmente.
Oppure arrendersi. Scegliere di accettare la sua nuova condizione. La natura non si può combattere. A meno che... non si uccide. Prendere lo stiletto e piantarlo nel suo cuore.
Martin ha già deciso, il taglio lungo la guancia brucia più che mai, forse la ferita si è riaperta, il sangue scivola giù... getta le ultime paure e corre fuori, verso il portale divelto, nell'ultimo riflesso di luce lunare, non più inseguito, ma affiancato.
Il lupo è un animale nobile come il sangue blu che stilla dalla ferita oscura della Luna piena.


FINE... forse.

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