"...a determinare il valore che un libro può avere per me, non ha alcun rilievo che sia famoso o di moda. I libri non ci sono perché per un certo tempo tutti li leggano e li dimentichino come una notizia di sport o di cronaca nera: i libri vogliono essere goduti e amati con calma e serenità..."

Hermann Hesse

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martedì 27 marzo 2012

Survival of the Dead

L'isola del capitano George Romero
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Dopo le "cronache dei morti viventi" il papà degli zombie George Romero torna a dirigere l'ultimo - ad oggi - capitolo della mitica saga, ovvero "Survival of the Dead", non solo idealmente legato al precedente ma anche narrativamente, infatti la voce fuori campo con cui si apre e chiude il film è il caposquadra di un manipolo della Guardia Nazionale, gli stessi militari che abbiamo visto nel precedente capitolo salire a bordo del camper dei giovani protagonisti che stavano girando un film per lasciarli depredati dei viveri. Questo incipit si innesta sulla nuova storia dall'ambientazione e dall'atmosfera country-western, infatti una comunità di sopravvissuti - i survival del titolo appunto - vive rifugiata su una verde isola come ai tempi del Vecchio West, contrapposizioni comprese, la gente è divisa in due fazioni: quella del vecchio O'Flynn che vuole risolvere il problema del contagio eliminando tutte le "teste di morto" dall'isola, l'altra guidata dal fervente credente Muldoon che vuole tenere i morti con sé, incatenati, cercando di educarli a mangiare qualcosa che non siano esseri umani vivi... finirà con un duello all'ultimo morso.


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A settant'anni suonati Romero da prova ancora una volta di una certa freschezza creativa, scrive e dirige il film, nonostante il budget contenuto (per una produzione americana) e il g
enere zombie da lui stesso codificato che non permette grandi variazioni narrative: non delude i fans più giovani con i soliti "pasti" gore e le teste esplose in primo piano ma allo stesso tempo sperimenta la variante western della trama che sorprende legandosi bene alla più tradizionale componente di genere rappresentata dal gruppo dei militari "sparatutto", presenze fisse di tanti film sui morti viventi americani e non.


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Inoltre la natura "indipendente" del film che lo vede tra i co-produttori gli lascia quello spazio autoriale e socialmente critico che lo caratterizza e che forse altrove non avrebbe, portando a girarlo interamente in Canada; in soldoni significa anche che - in paesi come l'Italia, ad esempio - è uscito direttamente in dvd, saltando il passaggio (e quindi gli incassi) delle sale che sono monopolizzate dalla grande distribuzione che marchia palesemente i multisala tagliando fuori dal circuito distributivo i restanti film non suoi, in compenso il nostro eroe ha fatto il giro dei Festival riscuotendo attenzione e riconoscimenti.



Un ringraziamento personale va anche a Rai 4 che l'ha trasmesso in prima visione se non erro, non solo, ma ha dedicato un intero ciclo di film a George Romero (nelle settimane precedenti sono andati in onda "Le cronache dei morti viventi", lo storico "La notte dei morti viventi" del '68), senza la quale questa recensione non sarebbe stata scritta: questa è la Rai che mi piace.

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