"...a determinare il valore che un libro può avere per me, non ha alcun rilievo che sia famoso o di moda. I libri non ci sono perché per un certo tempo tutti li leggano e li dimentichino come una notizia di sport o di cronaca nera: i libri vogliono essere goduti e amati con calma e serenità..."

Hermann Hesse

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Appello ai naviganti!
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Questo angolo di bosco del web, è aperto alla collaborazione Seria e Costante con disegnatori, registi e quanti vogliono usare le mie storie come soggetti per la loro creatività. L'unione fa la forza, al momento non prometto denari - non ci sono neanche per il sottoscritto - ma tanta gloria!

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domenica 28 settembre 2008

L'annegata del Po

Annegati e asciutti...


E' il titolo del mio racconto presente nell'antologia - Torinoir - tutta torinese per atmosfere, vicende e autori, non poteva essere più esplicito anticipando l'enigma alla Hitchcock presente nella prima parte della storia che si svolge lungo il Corso del Po e su di esso (il battello Valentino), fiume che attraversa la città e da sempre ne segna il destino magico e tormentato, mentre la seconda parte vira all'azione e al ritmo degno di un poliziesco anni Settanta, a cui si ispira, alla Umberto Lenzi.


Chi ha letto la precedente raccolta personale noterà uno stile diverso, meno barocco, voluto per onorare la vecchia scuola noir (e poliziesca americana soprattutto) disincantata per bocca dei fatti e dei protagonisti, più di uno, che si ritrovano smarriti per circostanze diverse e bizzarre, con i loro sguardi e bagagli in un'arsa estate torinese persa nella memoria.
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Torino, estate 2003.

1.
Il mattino è un cascame di stelle morte sulla città.
Il trauma sudato del risveglio sudati prende alla gola anziani e bambini scivolando via sull’ottimismo della prima pioggerellina di un quarto d’ora all’orizzonte. Intanto si crepa.
Le previsioni d’altronde non lasciano scampo. Di respirare non se ne parla nemmeno.
La città è uno stagno morto. La cantilena è sempre la stessa: chiudetevi in casa e non uscite nelle ore più calde.
Insomma, godetevi il vostro nuovo condizionatore finché funziona. Invece c’è troppo bisogno di vivere per quelli rimasti in città, volenti o nolenti.
La cappa fiacca i polmoni fin dalle otto e il sole non molla mai. Ovunque è un’istantanea mossa e sovraesposta alla luce di maschere di signore snob con borsetta e vecchi bianchi come conigli ai giardini accecati dai flash del padre eterno.
Guglielmo Cannelli fa quel tratto di strada alla stessa ora da quasi quarant’anni.
È comodo, arriva prima e non gli piace cambiare la strada vecchia per quella nuova.
Gli piace sedersi al Valentino con la schiena rivolta al fiume e aspettare l’orario di lavoro abbandonato a occhi chiusi. È metodico per necessità perché la memoria l’ha salutato da un pezzo.
La schiena è già bagnata e preferisce non pensare alla divisa di panno blu uguale estate-inverno. Almeno la giacca deve proprio, il resto può farne a meno, tanto ancora sei mesi e se ne va in pensione. Beato lui.

Da: "L'annegata del Po".

sabato 27 settembre 2008

SMS?!? ...

Oggigiorno il telefono cellulare è diventata un'appendice di silicone dell'essere umano, con esso si fa di tutto e di più, nel bene e nel male... anche le recensioni. Non ci credete?

Questo è un sms che mi è giunto qualche giorno fa a pranzo da un'amica che sta(va) leggendo "Neroanimale":

"Mi sono addormentata all'inizio del 2° racconto. Pel di cunin mi è piaciuto. Mi piace molto come scrivi belle descrizioni ma non pesanti e noiose."

Chissà che sorpresa per lei rileggersi qua, grazie per la pazienza;-)
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Se non vi basta e volete qualcosa di ufficiale, ecco un'ottima recensione di Torinoir della sempre brava e competente Simonetta De Bartolo pubblicata su KultVirtualPress nel 2006 ( http://www.kultvirtualpress.com/articoli.asp?data=289 ), anno di pubblicazione dell'antologia la quale ha avuto segnalazioni sui maggiori portali di genere e non: Librando, Opera Narrativa, KultUnderground, Thriller Magazine, Progetto Babele, MilanoNera, LaTelaNera e altri.


"Torino austera, capitale d’Italia dal 1861 al 1865, orgogliosa della sua storia, del suo Palazzo reale, dell’imponente Mole antonelliana, della Basilica di Superga, con le tombe dei re di Sardegna, la Torino dei Murazzi, della Fiat di Agnelli, la Torino olimpionica, la Torino bianco-nera di Fabio Capello e, infine, la "Torinoir", Giallo & Nero delle Edizioni Il Foglio. Un’antologia, con l’efficace prefazione di Dardano Sacchetti, di otto racconti di otto autori torinesi. La lettura offre tonalità, registri narrativi e tematiche di fondo vari e originali: da Fabio Beccacini, che insiste sul disagio esistenziale e si concede alcuni momenti di lirismo in "Chi siamo noi e dove andiamo noi", ad Alberto Castellaro, che, in "L’iceberg", con il suo stile cronachistico, lega giallo, noir e fatti storici. La Tela Nera dedica al noir, "e non solo", la sezione "PulpWriters", curata da Fabio Marangoni, che partecipa all’antologia con "L’annegata del Po", racconto coinvolgente, che, insistendo sull’imprevedibile, stuzzica la curiosità del lettore. Colgono nel segno: Massimo Di Francesco, col suo stile lineare e semplice, ma ad effetto, in "Nessuno al mondo", racconto realistico e insieme grottesco; Corrado Farina, attraverso l’umorismo con cui, in "Mezzasega", affronta con originalità problematiche socio-politiche e culturali; così anche lo stile spiccatamente umoristico e realistico di Andrea Malabaila, con quel curioso finale a sorpresa in "Banana meccanica", Luca Pizzolitto, che insiste ad oltranza sull’ironia della sorte come ingrediente fatalistico e tragicomico della realtà, in "Come rugiada (monologo a due voci)" e, per finire, Diego Serra, con il suo concitato stile discorsivo, le sue rappresentazioni realistiche e un finale surrealisticamente sdrammatizzante in "Come vanno le cose". I racconti, impostati sul principio naturalistico di causa ed effetto, preceduti da piantine topografiche e illustrazioni, originali per strutture narrative, ci portano in giro per la città, facendoci conoscere quartieri, piazze, strade, monumenti, che sembrano partecipare alle vicende. La lettura è senz’altro piacevole: "Oggi la gente vuole il sangue. E se la gente vuole il sangue, noi dobbiamo darle il sangue" (da Banana meccanica), e svela l’orgoglio degli scrittori di essere torinesi e il timore per la presenza di extracomunitari. I personaggi, ben curati nei tratti somatici e nell’aspetto psicologico, sono specchio di una società che ben conosciamo, tormentata da droga, prostituzione, traffico d’opere d’arte, delinquenza, sottile perbenismo di facciata, insofferenza per una vita "normale", malessere e insoddisfazione dell’uomo, crisi esistenziale, "…chi siamo noi e dove andiamo noi. Ma questa dopotutto nessuno lo sa" (Fabio Beccacini).

Simonetta De Bartolo"

domenica 21 settembre 2008

All'ombra della Mole

...altre ombre e tanto cinema.

Torinoir va ricordato per almeno due altri motivi.

Uno particolare quanto strettamente personale: ogni racconto è infatti corredato da una mappa, una vera e propria cartina topografica che fa riferimento alle strade e ai luoghi citati nella storia, con qualche foto, per dare un'idea della zona anche a chi non ha mai messo piede nel capoluogo piemontese; tutte create da me (purtroppo ho perduto i files cambiando il pc, altrimenti le avrei postate).

L'altro, più importante, è la soddisfazione rappresentata dalla prefazione scritta per l'occasione da un grande autore di cinema, soggettista e sceneggiatore di decine di pellicole dall'horror al giallo, che ha lavorato con Mario Bava, Dario Argento e Lucio Fulci solo per citare gli arci noti, nonché amico, Dardano Sacchetti, che riporto integralmente perché merita davvero:




"Sono arrivato a Torino, a piazza Castello, in un giorno di fine estate del ’67, dopo un viaggio "on the road" con rischio di crash a 180 all’ora. Su invito di un’amica bionda, ero andato a conoscere i ragazzi di "Unci dunci", un film sperimentale realizzato in proprio. Da piazza Castello, in Collina nella casa dell’architetto, porta aperta a tutti, calore umano zero, la sera a mangiare fonduta, tartufi e inciucchirsi di ottimo vino. E poi, all’Unione culturale, il New american cinema. Una settimana che ha cambiato la mia vita. Per gli incontri. Per la città, che non conoscevo. La città sbastionata. La città di Nietzsche. La città del biennio rosso. La città del cinema. La città del triangolo magico. E delle pasticcerie. Intorno, brughiera e cimiteri isolati, dove non si riposa mai in pace. Sono tornato diverso, cambiato, inquieto. Di quell’inquietudine che ti rende afasico e ti riempie le tasche di coriandoli insanguinati. Torino, la città nera per eccellenza. Dove ogni crimine è possibile, dove ogni cadavere viene trascinato via con discrezione dal Po. Torino, la città di Rol. Non a caso il mio primo film, Il Gatto a nove code, è ambientato a Torino. Non a caso Dario Argento subisce il fascino di questa straordinaria città. E non a caso, un amico di stranezze, mi ha inviato una raccolta di racconti: TorinoNoir. Racconti che non si potevano concepire in altre città. Racconti apparentemente innocui, riservati, discreti, intimi, che non cercano l’effetto per prendere alla gola il lettore, che non vogliono essere trendy, né imitare gli americani come i falsi "cannibali romani".
Racconti scritti con semplicità calviniana, ma che nelle parole che scivolano via leggere come foglie d’autunno celano un disagio che è il disagio di questa città, apparentemente per bene ma in realtà madre di raffinate follie. Racconti che non vanno bruciati con una lettura frettolosa, ma che bisognerebbe assaporare lentamente, magari a Torino, magari nel cuore della notte, seduti su una panchina al Valentino, dopo aver percorso via Roma inseguito dall’eco lontana dei propri passi. O forse erano quelli di altri.
Buona lettura."

sabato 20 settembre 2008

C'era una volta Torinoir

Da libri, nasce libro...


Dopo la pubblicazione del mio primo libro seguirono alcune modeste e sperdute presentazioni nel circondario, tuttora ne parlo volentieri a fiere paesane e serate tematiche quando sono invitato, tra queste la più riuscita per pubblico e organizzazione si svolse a Venaria Reale (sì, quella della Reggia...) in una bella libreria su due piani del centro.

Presenti un manipolo di giovani autori di Torino e provincia, tutti pubblicati dal Foglio, compreso lo stesso editore, Gordiano Lupi, venuto apposta da Piombino a presentare il suo ultimo libro. Feci conoscenza con tutti e di ritorno a casa pensai che sarebbe stato interessante riunirci in un nuovo progetto editoriale, il giorno dopo lanciai l'idea a Gordiano che l'appoggiò, iniziò così il passaparola, via mail, tra gli autori di quel pomeriggio venariese.

Non fu facile, tanto che talvolta venne meno il mio entusiasmo iniziale, creare il gruppo tra uscite e aggiunte per divergenze sul progetto, mettersi d'accordo sul filo conduttore da dare alla futura antologia, finché si stabilì per l'ambientazione Torino, per sottolineare l'unione degli autori e delle storie con la città stessa, e il genere noir, con tutte le sfumature che comprende, dal giallo classico al poliziesco d'azione.

Il mio racconto s'intitola "L'annegata del Po" prende spunto da un equivoco hitchcockiano vissuto dal protagonista, conducente del battello turistico sul fiume, poi si evolve nel poliziesco d'azione, omaggiando il filone omonimo italiano degli anni '70, senza dimenticare l'ironia.

Tra gli ospiti uno d'onore, Corrado Farina, regista di cinema degli anni '70 ("Hanno cambiato faccia", "Baba Yaga") con un racconto inedito a sfondo storico che ispirò il suo successivo romanzo, visto che da anni si occupa con successo di narrativa.


Il libro uscì un anno dopo con il titolo TORINOIR.
E' tuttora in catalogo presso l'editore e richiedibile comodamente a: ilfoglio@infol.it , oltre che dal sottoscritto.
Piace e vende, per il genere popolare e per la caratterizzazione geografica definita, e forse anche per la riuscita copertina realizzata dall'eccezionale grafico e amico Fabiano Zaino con il quale ho fatto conoscenza proprio in merito a questa pubblicazione.

venerdì 12 settembre 2008

A volte... ristampano

Contro venti contrari e ogni previsione!

Ebbene sì, nonostante la completa inesperienza di allora e la scarsa visibilità generale contro il mio attivarmi nel web per spargere il verbo, circa due anni dopo la sua pubblicazione "Neroanimale" ha avuto una piccola ristampa che si differenzia dalla prima per la copertina
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No, nessuno stravolgimento, la farfalla è rimasta al suo posto e neanche mi sono dato arie con elaborazioni pop-art, semplicemente lo sfondo è diventato giallino antico.
Perché?
Pura casualità, me lo sono visto spedito a casa così, dovuta immagino al cambio di tipografia dell'editore.
Nulla di sconvolgente, i contenuti sono identici... tranne un particolare inspiegabile, ma su questo sorvolo, tanto nessuno ha entrambe le edizioni per confrontarle, a parte me.
E' stata una soddisfazione nel mio piccolo, tuttora digitando il mio nome in un famoso motore di ricerca che inizia per "G" appaiono una serie di pagine con in testa questo libro.

Oggi i libri del Foglio hanno tutti copertina lucida plastificata di qualità, senza nulla da invidiare neanche editorialmente ai big del settore.

(Cosa centra la foto? Niente, non ci badate, il collegamento è solo nella mia testa;-)

giovedì 11 settembre 2008

Gli incipit

Un assaggio, Pel di cunin.


Si sa la maggior parte dei lettori assidui, talvolta me compreso, prima di sborsare euri per un libro di un "perfetto sconosciuto" (...diamogli una chance) si soffermano a leggere le prime righe: il metodo ha i suoi limiti per carità - quanti inizi sprint inconcludenti - ma molti l'hanno presa in parola e mantengono le aspettative con un'apertura folgorante che ti spinge oltre le prime pagine in un soffio.
Non so se vale lo stesso nel caso di un'antologia come "Neroanimale", ma tentar non nuoce (...e qualcuno potrebbe convincersi all'acquisto!), quindi ecco l'inizio di "Pel di cunin", il racconto d'apertura e anche uno dei più apprezzati dell'intera raccolta.

PS. Facciamo un gioco...
Occorrente: prendete una decina di bestseller d'oltreoceano, quelli a pile nei supermercati, togliete la sovracopertina con titolo e autore, rendeteli anonimi insomma, ora apriteli a caso o all'inizio se preferite: sapreste riconoscere l'autore dallo stile?
Magari è proprio il vostro beniamino che seguite da anni... dubito, sarà la traduzione che appiattisce o la diffusione del linguaggio parlato nello scritto, ma si somigliano tutti o quasi... meditate gente.


"Appennini, Italia, 1950...

- "Pel di cunin! Pel di cunin!"
- "Nonna vieni! c’è Pel di cunin!".
Scendeva spesso cantilenando sull’ora tarda del meriggio dalla chiesetta dei Frati sul colle grigio lungo l’unica viuzza scavata fra le case di cotto, unite una sull’altra a ridosso del monte, verso la piazzola cittadina attraversando tutto Borgo Velletri trascinando rumorosamente dietro di sé il carretto con le ruote ferrate sulla via pietrosa immersa nel silenzio tiepido di una sera d’ottobre.
- "Vieni anche tu nonna, dai!"
Seduta nella poltrona vicino alla finestra stava ingoiata negli sbuffi del velluto ocra e il gonfiore dei cuscini d’oca quasi da non vederla se non per la bianca capigliatura spuntare dal busto del sedile. Occupata con l’uncinetto appena volse distrattamente il capo con un sorriso leggero e veloce, ricco di dolcezza e stanchezza insieme, stropicciando la fronte con il palmo della mano e accennando a un gesto lieve di moto come a dire
"va, va tu, non me la sento caro, ho le gambe stanche..."
Avevo paura di Pel di cunin"

da Pel di cunin

domenica 7 settembre 2008

Rassegna stampa...



Questa invece è inedita.

E' una recensione "informale" di un autore nonché musicista con cui ero in contatto all'epoca della pubblicazione di "Neroanimale" e scambiai delle piacevoli mail, Stelvio Mestrovich (chissà se mi legge e si ricorda, lo saluto) che in quel periodo pubblicò con Flaccovio nella collana noir "Venezia rosso sangue".
Purtroppo persi i contatti con lui cambiando indirizzo mail, ma questa resta una delle migliori.


"La sensazione che ho ricevuto nel leggere il primo dei dieci racconti di "Neroanimale" del giovane scrittore torinese Fabio Marangoni è stata quella di essere su una spiaggia in pieno inverno e vedere una imbarcazione all’orizzonte, un semplice puntino nero che stenta a muoversi. Quel neo è la trama: non determinante, che c’è e non c’è. Ma conta la distesa d’acqua, cioè la ricchezza delle descrizioni, il mare del mistero, che ti prende e, con l’immaginazione, ti trascina nelle sue viscere animate e ricche di colori e più scendi più abissale è il fascino dell’occulto. "Pel di cunin" concentra in quattro pagine una antologia del terrore con il finale pennellato da un artista consumato. "Solo un’orchidea sul davanzale si screziò di rosso". Come delineare meglio di così, coagulata in nove parole (mi ricorda Il gatto a nove code), una morte violenta?
‘Primus inter pares’, a mio giudizio il migliore dei dieci racconti, Pel di coniglio apre la strada ad altre emozioni che conducono il lettore verso paurosi, terribilmente ipnotici fondali oceanici alla scoperta di quel colorato e ancestrale divisorio tra realtà e incubo.
"La piccola morte" è una maniacale, inquietante ma magistrale descrizione di un cimitero che occupa la quasi totalità (ripensa al mare) della storia (la lontana imbarcazione).
E così via. Sino a "Il taglialegna" che riporta il lettore al "Pel di cunin".
Colpi di genio. Chiuse mozzafiato:
"E nella destra l’accetta piena di grumi scarlatti".
Un libro, questo di Marangoni, scritto benissimo e con forti radici classiche nel genere specifico. Nel risvolto di copertina si citano Poe, Lovecraft, Dick, Barker e Spillane. Aggiungerei il primo Dario Argento."

venerdì 5 settembre 2008

Neroanimale



Tutto cominciò un bel dì quando...


Dopo "Visioni Infernali", un volumetto poco più che amatoriale stampato dall'associazione Club Ghost di Torino che mi rese particolarmente entusiasta perché per la prima volta una mia storia era pubblicata, il mio esordio è "Neroanimale", 2003, Edizioni Il Foglio, grazie alla fiducia di Gordiano Lupi, direttore, il primo a parlare concretamente, senza chiedere denaro in cambio o dare risposte e proposte evasive come quelle che mi giunsero nel periodo in cui affidavo i miei scritti alle Poste.

Così, inaspettatamente e senza esperienza, mi ritrovai a fare quello che non avevo mai fatto e non conoscevo del "mondo editoriale": correggere le mie stesse bozze e rispedirle, scegliere la copertina.
Quest'ultima fu una scelta quasi "casuale", c'era bisogno di un'immagine con buona definizione per la stampa, io non avevo niente di preparato, solo una vaga idea di cosa volevo, per un disegno di mio pugno - me la sono sempre cavata - non c'era tempo; finii per cercarla in rete, senza un'idea precisa, capitai per caso in un sito con decine di foto di farfalle e... oggi credo che non la cambierei, perché è incisiva, semplice e originale come deve essere una buona copertina, me l'hanno detto in tanti, inoltre uno dei racconti fa riferimento al soggetto.

Riguardo i contenuti del libro, si tratta di dieci storie che sfumano il noir col fantastico, l'horror soprannaturale con le inquietudini rurali, nostrane, fino all'onirico e all'omaggio ai grandi dell'Ottocento.
Non cambierei una virgola di questi racconti.

All'epoca il libro fu recensito in diversi portali dedicati alla letteratura di genere e non, tuttora raggiungibili, tra le tante una delle più rappresentative è quella di Simonetta De Bartolo (http://www.kultvirtualpress.com/articoli.asp?data=133 ) che ringrazio ancora:
"Leggendo NEROANIMALE ,
dieci differenti racconti accomunati da una progressiva suspense, di Fabio Marangoni si colgono interessanti aspetti comportamentali dell’uomo immerso nella quotidianità del vivere, aspetti legati al filo sottile dell’impossibile, della fantasia e dell’immagine onirica.Da competente scrittore del genere horror, Fabio Marangoni scandaglia la psiche umana e fa emergere gli effetti che la paura ha su di essa, rappresenta come reali, e come tali le fa accettare al lettore, la paura della morte e le immagini spettrali che si aggirano nella immaginazione e, ancor di più, nei sogni. La raffinata sensibilità dell’autore si coglie nella suspense in cui il lettore rimane imprigionato fino alla fine di ogni racconto, nella rappresentazione di elementi e situazioni che nella vita fanno realmente paura, nella descrizione puntuale, sul piano psicologico, del comportamento di Sara in Babau , nei continui accenni al trascorrere del tempo e agli inevitabili cambiamenti del mondo della produzione e del paesaggio, nel continuo avvincente recupero memoriale, specie nel racconto che chiude la raccolta. Del mondo degli affetti l’autore focalizza i legami familiari connotati dai valori della tradizione, così in Pel di cunin tra nonna e nipote, così in Babau tra madre e figlia.La modernità dello stile di Marangoni emerge, in particolare, dalla descrizione degli oggetti attraverso il gioco delle linee e delle sfumature di colori in Un solo battito d’ali o di luci ed ombre in Babau . A volte sono effetti della luce artificiale (quella dei proiettori in Raul fa bene il suo lavoro , quella dei neon in Background 26 ) e a volte di quella naturale ("…un rostro spuntava da un lato e la luce fievole lo segnava come l’occhio magico accennandone le zone d’ombra e risaltandone il profilo severo…" in L’apostola ). E in direzione della modernità del narrare sono la morte del narratore-soggetto alla fine del racconto e l’affidamento della conclusione ad un altro narratore in terza persona in Pel di cunin , l’uso sapiente della punteggiatura per sottolineare la frammentarietà del discorso, l’uso frequente della parola onomatopeica, i pochi, ma significativi, cenni alla cultura romana in La piccola morte e a quella africana in Le ceneri e in L’apostola , l’imprevista fine, di alcuni racconti, che lascia sconcertato il lettore, come in Background 26 , in cui solo in ultimo si scopre che il lui è una lei, o in Babau , che lascia il lettore in dubbio sulla causa della morte della bambina o, ancora, in L’apostola , il cui finale resta ermetico. "

mercoledì 3 settembre 2008

Chi sono...

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..da dove vengo e cosa faccio, nel dettaglio;-)




BIOGRAFIA DI FABIO MARANGONI


Fabio Marangoni è nato a Torino il 29/05/79, ma vive a Volpiano un paese a pochi chilometri dal capoluogo.

Affascinato dalla scoperta dei poeti simbolisti francesi, inizia a comporre poesie che vengono riunite successivamente nella raccolta "Il sogno della crisalide", ancora inedita.
Dal '98 scrive racconti incentrati sul mistero e sul fantastico ispirati dagli autori americani dell'Ottocento, Poe in primis, ma anche influenzati dal movimento milanese della Scapigliatura. Ha esordito editorialmente pubblicando il racconto "Le ceneri" sul volume "Visioni Infernali", Edizioni G.Ho.S.T, Torino.

Nel 2003 pubblica il suo primo libro, "Neroanimale", una raccolta di racconti che mescolano abilmente tematiche tradizionali del mistero e dell'orrore con quelle stilisticamente più moderne del noir di periferia, per le Edizioni Il Foglio di Piombino (LI). Seguirà una ristampa.

Nel 2004 il racconto "Centauri come back!" entra a far parte del volume "Carne Morta", AA.VV., edizioni G.Ho.S.T, Torino, dedicato ai non-morti.

Nel 2005 vince la 6^ edizione del Premio Letterario Licurgo Cappelletti con il racconto "Da zero a cento".

Nel 2006 è presente nell'antologia "Torinoir", Edizioni Il Foglio di Piombino (LI), racconti gialli e noir ambientati nella cintura torinese scritti da torinesi.
Lo stesso anno il racconto “Lughnasadh” è incluso nell’antologia “Stregonesque” incentrata sulla figura femminile della strega tra folklore e tenebre, della Magnetica Edizioni (NA) diretta da Lorenzo Nicotra.


Dal 2007 è direttore di collana dell’editrice Magnetica Edizioni (NA) e promuove progetti dedicati al nuovo horror e al fantastico italiano.
Lo stesso anno pubblica il racconto “Fobia” nella raccolta dedicata ai felini diabolici “Gatti dal Buio” (Magnetica Edizioni) e per lo stesso editore cura la prima antologia italiana dedicata ai racconti cannibali selezionati dall’omonimo concorso, dal titolo “Mangiami!”.


Collabora con il portale La Tela Nera, dove è stato giurato del concorso gratuito per racconti noir/horror/mistery NeroPremio e di altre importanti iniziative letterarie quali Sanguinario Valentino, Concorso Morto, cura la rubrica delle recensioni librarie.


E per ora è tutto.



martedì 2 settembre 2008

Benvenuto

Cara visitatrice, caro visitatore,

(di questo pianeta o from the other space, di qualunque lontana galassia.....)

benvenuto nel mio blog, sito, diario, scatola delle scarpe riempita di memorabilia personale e altrui, facente parte di me e della mia vita.

Chi sono lo vedi a lato - in brevissimo - questa è la mia vetrina virtuale, non come quelle che sei abituato a vedere nelle vie in del centro, alla moda e minimaliste, lucidate a specchio e dalle luci studiate di chirurgici faretti alogeni, design svedese, ma vuote di sostanza; questa è una piccola bottega degli orrori, incorniciata nel legno scuro da fregi antichi come quelle di due secoli fa, con la polvere a conservarli e il calore che trasmettono le cose artigianali e uniche create con la passione, la fatica e l'arte manuale - come la scrittura in un certo senso - che nascono dal bisogno di esprimersi, di raccontarsi nel tempo a chi si affaccia e sa leggere dentro tra i ricordi e le emozioni.

Non ci trovi i soliti noti, bestseller veri o presunti da un tanto al chilo, né l'Hollywood miliardaria e divistica, ne parlano tutti e troppo, bensì - inizialmente - le mie pubblicazioni passate e spero future, recensite e commentate, perché media e informazione generalista ignorano la piccola editoria indipendente, i giovani scrittori nostrani che non sono fenomeni editoriali costruiti e spesso incapaci, soprattutto il genere fantastico e l'horror che hanno una lunga e nobile tradizione ma ritenuta scomoda e poco redditizia per Qualcuno.

Naturalmente ci sarà spazio anche per altro, libri e cinema l'altra mia passione. E forse per iniziative editoriali che possono nascere e trovare sostegno attraverso il blog stesso.
Mi riprometto di aggiornarlo, mentre per informazioni e acquistare i miei libri (purtroppo non li trovi in libreria né al centro commerciale) scrivetemi... senza paura.
Grazie per l'attenzione e torna a trovarmi.